martedì 31 maggio 2011

SIAMO TUTT* SOCIALMENTE PERICOLOS*!

19 maggio 2011

 COMUNICATO Sapienza in Mobilitazione


SIAMO TUTT* SOCIALMENTE PERICOLOS*!



SOLIDARIETA’ A SIMONE!


Ieri mattina la Questura di Roma ha notificato a Simone, studente de La Sapienza e attivista dell’Assemblea di Medicina, un “avviso orale” (ex art.1) di pericolosità sociale. Lo straordinario autunno di mobilitazioni studentesche si è già da tempo tramutato in denunce e provvedimenti per moltissimi studenti e studentesse che in molte città italiane hanno protestato contro la legge Gelmini e hanno tentato di prendere parola su temi che li riguardano in prima persona, l’università, la ricerca, la formazione, la precarietà giovanile.


Ora il Governo, il Ministero degli interni e la Questura di Roma alzano il tiro e decidono di definire socialmente pericoloso proprio uno di quegli studenti.

Ancora una volta tentano di isolare e zittire chi durante questi anni ha commesso il “reato” di riunirsi in un’assemblea, manifestare, protestare ed esprimere un dissenso. Del resto non c’è da stupirsi se viene definito “socialmente pericoloso” uno studente come Simone, in un Paese in cui non esiste democrazia e non c’è alcuna possibilità di poter decidere sul proprio futuro né di poter partecipare alle scelte che ogni giorno incidono radicalmente sulle nostre vite. La parola democrazia ha perso il suo vero significato, reprimendo le nuove generazioni in rivolta con minacce, denunce, leggi e provvedimenti, riducendo interi anni di mobilitazione ad una mera questione di ordine pubblico.

Risulta dunque pericoloso, per chi detiene il potere in questo Paese e non ha mai voluto ascoltare le ragioni di centinaia di migliaia di studenti e precari, chiunque si confronti con altri studenti nelle assemblee, chiunque elabori e rielabori concetti e pratiche politiche, chiunque contesti 1 miliardo e mezzo di euro di tagli all’università e alla ricerca, studi la legge Gelmini e decida di contestarla, cerchi di immaginarsi e di costruire giorno dopo giorno un’alternativa reale all’interno delle università e degli spazi vuoti e abbandonati di questa città, un’alternativa che parli di nuovi diritti e di nuovo welfare per tutti e tutte, un’alternativa che parli di una nuova democrazia appunto.
soggetti socialmente pericolosi quegli studenti e quelle studentesse accolti nel palazzo del Quirinale ad un giorno dall’approvazione definitiva della tanto contestata legge Gelmini.Risulta pericoloso Simone, uno degli undici studenti ricevuti dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 22 dicembre 2010 al termine di una delle più imponenti e partecipate manifestazioni che abbia mai investito la città di Roma. Vorremmo domandare al Presidente se sono da considerarsi

Non ci stupisce che a definire socialmente pericoloso uno studente sono gli stessi personaggi che hanno sempre sostenuto che i veri studenti erano a casa a studiare, mentre in tutta Europa milioni di studenti e precari si mobilitavano contro le riforme universitarie, le politiche di austerity, contro chi ha creato una crisi che stiamo pagando a colpi di privatizzazioni e aumento del divario tra chi possiede tutto e chi non ha più nulla.

Se Simone è una persona socialmente pericolosa, se Simone costituisce un pericolo per questa democrazia corrotta e priva di qualsiasi legittimità e possibilità di partecipazione, allora tutti e tutte noi siamo soggetti socialmente pericolosi.

Abbiamo un’altra concezione di individuo socialmente pericoloso. Per noi è pericoloso per la società chi ha scritto, firmato e approvato la legge Gelmini, pericoloso per la società è chi ha in questi ultimi vent’anni ridotto i finanziamenti all’università e alla ricerca, pericoloso è chi ha sostenuto il modello Marchionne nelle fabbriche,  pericoloso è chi fa le guerre e lascia morire in mare o nei Cie i migranti che sognano una vita migliore, pericoloso è chi proclama leggi omofobe, pericoloso è chi tenta di privatizzare i beni comuni come l’acqua, pericoloso per la società è chi il 14 dicembre del 2010 ha comprato il voto di tre parlamentari mentre fuori dal Parlamento studenti, studentesse, lavoratori, lavoratrici, migranti e realtà sociali di questo Paese insorgevano assediando i luoghi del potere, sfiduciando dal basso il governo e l’intera classe dirigente nel tentativo di riprendersi la libertà di poter decidere il proprio presente e costruire il proprio futuro.

Per questo governo e per chi calpesta ogni giorno i diritti e la dignità di milioni di cittadini e cittadine, siamo tutt* persone socialmente pericolos* e continueremo ad esserlo.

SOLIDARIETà A SIMONE! SIAMO TUTT* SOCIALMENTE PERICOLOS*!

Sapienza in mobilitazione

Terza media: sorpresa a 20 giorni dagli esami





di Piero Cattaneo

30/05/2011
A 20 giorni dall’avvio dell’esame di Stato I ciclo arriva la C.M. n. 46 che, sulla base di una serie di considerazioni e premesse, viene ad "imporre", al termine dell'anno scolastico, l’obbligatorietà della prova scritta della seconda lingua.
Prendo a prestito il titolo di uno dei capolavori teatrali di Eduardo De Filippo per … commentare, si fa per dire, la CM n. 46 del 26 maggio 2011 che riguarda la valutazione degli alunni e l’esame di Stato conclusivo del primo ciclo di istruzione (anno scolastico 2010-2011).
E’ proprio il caso di dire che … gli esami non finiscono mai, in quanto accanto alle tre prove scritte e al colloquio previsto dal DM 26 agosto 1981 (per ora il solo testo legislativo che regolamenta in modo organico l’esame di Stato conclusivo del 1° ciclo di istruzione) e alla prova nazionale Invalsi introdotta con la legge n. 53/2003, quest’anno viene resa obbligatoria la prova scritta della seconda lingua straniera.
A 20 giorni dall’avvio dell’esame arriva la CM n. 46 che, sulla base di una serie di considerazioni e premesse (condivisibili in merito alla necessità di dare stessa dignità e peso a tutte le materie oggetto d’esame) arriva al termine dell’anno scolastico a “imporre” l’obbligatorietà della prova scritta della seconda lingua.
La sorpresa è molta, il disagio degli allievi e degli insegnanti ancora di più, perché la CM n. 28 del 15 marzo 2007 forniva orientamenti per la valutazione in via sperimentale della seconda lingua in sede d’esame, senza però fissare un termine al periodo della sperimentazione.
Inoltre nella stessa CM 28/2007 viene lasciata la facoltà di deliberazione del Collegio dei Docenti che poteva adottare tre soluzioni:
a) prova scritta per la sola lingua inglese e valutazione della seconda lingua nell’ambito del colloquio pluridisciplinare;
b) unica prova scritta, svolta nella stessa giornata, per entrambe le lingue straniere, con unica valutazione;
c) prove scritte distinte, svolto anche in giorni separati per le due lingue straniere, in presenza di consolidate esperienze di bilinguismo.
Ora la CM n. 46 del 26 maggio 2011 informa che la fase transitoria e sperimentale prevista dalla CM N. 28/2007 è da ritenersi superata e che “si ravvisa l’opportunità che il Collegio dei Docenti preveda anche per la seconda lingua straniera un’autonoma valutazione all’interno dell’esame di Stato”
Ma perché “tale opportunità” non è stata condivisa con i dirigenti e docenti delle scuole secondarie di primo grado e comunicata all’inizio del corrente anno? Se era stata avviata una sperimentazione, quali sono stati i risultati? Sulla base di quali risultati è maturata la decisione di modificare la struttura dell’esame di stato? E soprattutto perché solo a distanza di pochi giorni dall’esame di Stato si comunica tale decisione?
Gli insegnanti della seconda lingua comunitaria, sulla base delle delibere di inizio anno del Collegio dei docenti, programmano il loro lavoro e presentano le loro linee nel Curricolo di istituto. I genitori e gli allievi, a loro volta, sono informati fin dai primi giorni di scuola circa le modalità e la struttura dell’esame di Stato.
Perché attendere solo la fine del mese di maggio per comunicare una variazione di tale struttura e organizzazione?
Non c’è che dire, gli esami del primo ciclo di istruzione sembrano ……non finire mai, anche in termini di numero di prove se lo si confronta con l’esame di Stato conclusivo del secondo ciclo.
Siamo 6 a 4, ma …..non è un torneo di tennis!

lunedì 30 maggio 2011

Iqbal Masih : APPELLO DI SOLIDARIETA’

da ReteScuole


ROMA , 23/05/2011
APPELLO PUBBLICO DI SOLIDARIETA’ Le sovversive dell’Iqbal Masih

inviata da COORDINAMENTO DELLE SCUOLE SECONDARIE DI ROMA

Continua la richiesta di sottoscrizione al seguente appello, per dare la solidarietà ai genitori e all’insegnante della scuola “ Iqbal Masih”, che sono stati denunciati.

La richiesta è rivolta a tutti i cittadini, al mondo della scuola, della cultura e ai mezzi di
informazione.

Solidarietà alle persone denunciate = Difendere la Scuola Pubblica e Statale.

Sottoscrivete rispondendo alla mail e diffondete l’appello a tutti i vostri contatti
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APPELLO PUBBLICO DI SOLIDARIETA’

Le sovversive dell’Iqbal Masih

Alcune mamme e un’insegnante, RSU CGIL, della scuola, Iqbal Masih, sono state denunciate. Di quale colpa si sarebbero macchiate queste pericolose sovversive? Secondo la denuncia avrebbero promosso una riunione in luogo aperto il 25 marzo 2011, senza aver chiesto la debita autorizzazione.

I fatti nudi e crudi sono questi: un gruppo di madri e d’insegnanti e la nostra delegata RSU, nelle sue funzioni sindacali, hanno chiesto di essere ricevute in una giornata di regolare apertura al pubblico da un dirigente del Provveditorato per rappresentare una situazione di disagio e di lesione dei diritti degli utenti e dei lavoratori che si sta verificando alla scuola materna dell’Iqbal Masih. riguardo alle supplenze nella scuola dell’infanzia

I denunciati fanno parte della delegazione che è andata al colloquio con un funzionario e che quindi hanno lasciato in portineria i documenti per ottenere il “passi”.

Le genitrici e l’insegnante rischiano, ove venisse riconosciuta la loro “colpevolezza”, l'arresto fino a sei mesi e una multa di € 413,00

I lavoratori, i genitori, il Consiglio di Circolo dell’Iqbal Masih esprimono solidarietà alle persone denunciate nel pieno esercizio democratico e chiedono a tutti coloro insegnanti studenti genitori che in questi anni si stanno schierando a difesa di una scuola statale libera e di qualità di vigilare unitariamente affinché libertà di opinione, impegno e battaglie possano continuare ad essere esercitate senza subire la spada di Damocle dell’intimidazione e della repressione.

Roma, 15/05/2011 Coordinamento dell’Iqbal Masih Roma

hanno sottoscritto finora :

Maria Mantello ( ass. nazionale del Libero Pensiero" Giordano Bruno"), Cristina Mattiello ( docente), Annalisa Perna,Luciano Spalletta ( genitore alunno scuola element. 2 Ungaretti"), Isabella Innocenzi ( genitore ), Maria Cristina Zerbino ( docente), Vito Meloni ( Responsabile Nazionale Scuola PRC), Anna Angelucci ( docente), Spaziani Carla ( genitore), Roberto Villani ( docente),
Giovanni Figà-Talamanca (presidente cdi Scuola Media Mazzini, rappresentante CDI Liceo Vigilio Roma),Angelo Imbrogno - componente RSU Liceo Artistico"De Chirico" di Roma,Alessandra Fantauzzi 77° Circolo didattico,Leonardo Loche (Pres.C.d.I Istituto Liceo I.Kant),ALESSIA D'IMPERIO (presidente del consiglio di circolo scuola A.Tona), Claudio Stamegna ( genitore), Maria Giovanna Tedeschi ( genitore), Stefania Sbocchia (genitore Liceo talete),Barbara Battista (Esecutivo Nazionale USB Pubblico Impiego -Scuola), Daniela Pagliai ( docente), Piero Castello del Coordinamento Genitori Insegnanti della scuola elementare CRISPI, Anna Erbì - SEL Villa Gordiani,

scrivi a : coordsecondarie@gmail.com

venerdì 27 maggio 2011

Ricorso contro la CM 21 sottoscritto da 2049 genitori, docenti e studenti di tutta Italia




E’ stato presentato oggi al TAR del Lazio il ricorso sottoscritto da 2049 genitori, docenti e studenti di tutta Italia contro la CM 21 che determina i tagli del personale docente del prossimo anno : 20.000 posti docente e 14.000 non docente, dopo i 67.00 e 43.000 degli scorsi due anni.
I tagli di Tremonti e Gelmini oltre a devastare la scuola statale sono illegittimi.
Con lo sciopero della fame e con i ricorsi legali, genitori, docenti e studenti stanno lottando per la sopravvivenza della Scuola della Costituzione. E le Regioni che fanno ?
E’ stato inoltrato oggi al TAR Lazio il ricorso contro la CM 21 datata 14/03/11, che determina i tagli dei posti docente per il prossimo anno. Il ricorso è patrocinato dagli avv.ti Fata, Mauceri e Virgilio. I ricorrenti sono 2049, 592 di Bologna, 550 di Pordenone e San Vito al Tagliamento, 402 di Roma, 238 di Firenze. Hanno sottoscritto il ricorso anche gruppi di genitori, docenti e studenti di Milano, Genova, Padova, Vicenza, Ferrara, Carpi e Modena, Pisa. Il ricorso è sostenuto dall’Ass. ne naz.le Per la Scuola della Repubblica, Comitato bolognese Scuola e Costituzione, C.r.i.d.e.s Roma, Scuola Daneo Genova, Rete scuole Milano, Comitato Scuola pubblica Ferrara, Associazione Scuola futura Carpi.
Anche la CM 21, come le precedenti, viola gravemente lo stato di diritto e le procedure previste per l’emanazione di qualsiasi legge e ignora la sentenza del TAR Lazio del 14/04/11 che ha annullato i decreti sugli organici del 2009 e 2010 censurando l’uso delle circolari come fossero leggi e imponendo al Ministero corsi di recupero e integrativi per gli studenti danneggiati dallo stravolgimento dei loro corsi di studio.
La CM conferma nella Scuola dell’infanzia la mancata attivazione delle classi necessarie per affrontare l’aumento demografico. Come risulta dalla rilevazione della provincia di Bologna risultano in lista d’attesa per il 2011/12 946 bambini e non si è in grado di rispondere alla domanda anche usando le scuole paritarie private convenzionate. Centinaia di bambini, per lo più figli di immigrati verranno respinti dalla scuola.
L’ulteriore taglio all’organico della scuola primaria sancirà definitivamente la fine del tempo pieno (due insegnanti con le compresenze)anche per chi all’atto dell’iscrizione prima di due anni fa l’aveva inizialmente avuto.
Nelle scuole media si profilano classi oltre i 30 alunni.
Il nuovo taglio delle materie professionali e dei laboratori delle classi intermedie degli Istituti tecnici e professionali annullerà definitivamente la specificità di questi indirizzi, penalizzando (come già censurato dal TAR Lazio nella sua sentenza n. 3271 del 14/03/11) chi aveva scelto quegli indirizzi prima del riordino. Su questo Il C.N.P.I. aveva già dato parere fortemente negativo lo scorso 30 marzo.
Ci auguriamo che anche questo ricorso, come quello dello scorso anno, verrà sostenuto da molti Enti locali che vderranno danneggiati direttamente da provvedimenti che penalizzano le nostre scuole e scaricano sulle comunità locali i costi dell’istruzione di competenza statale.
Quello dello scorso anno che è stato accolto dal TAR Lazio è stato sostenuto dalle Provincie di Bologna, Perugia, Pistoia, Cosenza e Vibo Valentia e da numerosi comuni fra cui Imola, che sono intervenuti “ad adiuvandum”. Ci aspettiamo l’adesione del Comune di Bologna, che ha appena insediato la nuova Giunta.
Ci attendiamo che il Presidente Errani voglia dare seguito alla risoluzione del Consiglio regionale dell’ Emilia Romagna, approvata lo scorso 30 marzo, che chiede alla Giunta di “aderire al ricorso intervenendo a sostegno dei ricorrenti”, adottando gli atti idonei a fermare questo scempio che si accanisce contro le scuole della nostra regione.
Il segretario del Comitato bolognese Scuola e Costituzione Prof. Bruno Moretto

Scarica il Testo del Ricorso al TAR

giovedì 26 maggio 2011

Dibattito pubblico: Quale scuola per mio figlio?


Dove? clicca qui

VICENZA: LA SCUOLA VA IN CASERMA!


VICENZA: LA SCUOLA VA IN CASERMA!




Ieri, 25 maggio 2011, i dirigenti scolastici di alcuni Istituti superiori di Vicenza, accompagnati da  una “rappresentanza” di docenti e studenti, hanno partecipato ad un pranzo di lavoro all’interno della caserma Ederle per programmare un progetto di “scambio”.
La proposta del dott. Venturella , dirigente dell’USR di Vicenza, che ha accolto e diffuso nelle scuole l’invito della High School della caserma Ederle, è stata messa in atto da diversi dirigenti in modo non sempre trasparente.
 
L’Assemblea difesa Scuola Pubblica di Vicenza condivide e sottoscrive il documento realizzato in proposito da Donneinreteperlapace.
Invita inoltre a diffonderlo raccogliendo firme di sottoscrizione in tutte le scuole.
 
Le adesioni si potranno consegnare in occasione del sit in che si terrà a breve nell’atrio del provveditorato (la data sarà comunicata al più presto). In quella circostanza verranno consegnate al dott. Venturella le firme raccolte.
Le sottoscrizioni, raccolte in cartaceo e scannerizzate, potranno anche essere inviate all’indirizzo assdifesascuolapubblica@yahoo.it .
 
Invitiamo anche a vigilare affinché nei prossimi collegi docenti questi progetti di “scambio” non vengano proposti ed eventualmente fatti approvare frettolosamente senza un’adeguata riflessione.
 
Documenti:
- La guerra non si può umanizzare, documento di Donneinreteperlapace

domenica 22 maggio 2011

E dopo l’Invalsi?

dal blog La poesia e lo spirito

 

E dopo l’Invalsi?



Non è vero che nel nostro Paese ci sia un’assenza di strumenti di valutazione: c’è l’assenza di una cultura della valutazione
di Marina Boscaino
Dunque, proviamo un po’ a ragionare a bocce ferme. Passata la buriana, passata la settimana calda dell’Invalsi a tutti i costi, a dispetto della normativa, a dispetto delle delibere, a dispetto di una legge ambigua e di ambigui comportamenti – specie da parte di alcuni dirigenti – che hanno artatamente bypassato alcuni ostacoli e un confronto democratico e civile con il proprio collegio.
Dobbiamo innanzitutto ringraziare la pletora di dirigenti scolastici – zelanti Yes women and men – che (incapaci di assumere posizioni che semplicemente transitino attraverso l’interpretazione della legge) si sono immediatamente messi sull’attenti, travalicando prerogative degli organi collegiali. Questo conto, mi auguro, saremo in grado di presentarlo, prima o poi. Altri, invece, si sono comportati diversamente: per tutti fa testo la lettera di Renata Puleo, una delle poche voci che si sono espresse senza riserve, in modo chiaro ed inequivocabile.
Gli insegnanti, infine, si sono divisi – al solito – in fasce coerenti con gli andamenti generali della/e mobilitazioni che hanno caratterizzato questi ultimi anni: gli ubbidienti, acritici esecutori dei diktat piovuti dall’alto; i riflessivi, coloro che hanno voluto tentare la prova, perché non convinti da un ostruzionismo non suffragato da una verifica empirica dei fatti; i disubbidienti (certamente tutti “comunisti” e Garagnani avrà il suo bel da fare) che – con motivazioni più o meno consapevoli, spesso determinatesi attraverso un confronto attento sul metodo e sul merito – hanno detto no alla “sperimentazione” di questa nuova strategia ministeriale, al solito a costo zero. Vale a dire sulle spalle degli insegnanti e degli studenti.
Le prove Invalsi imposte attraverso passaggi incerti e mai convincenti da parte di Gelmini (note, circolari, dichiarazioni, specie in merito ad una presunta obbligatorietà) sono state la rappresentazione più concreta dello stato di caos di cui questo ministero è in balia. E della grettezza con cui si continuano a perseguire obiettivi ignobili sotto forma di etichette apparentemente nobili: si dice semplificazione e razionalizzazione e si vuole intendere tagli sconsiderati, perpetrati a colpi di provvedimenti illegittimi e perseguiti nonostante sentenze inequivocabilmente contrarie. ll Tar del Lazio il 14 aprile ha dichiarato definitivamente l’illegittimità degli organici stabiliti con le circolari dello scorso anno e di 2 anni fa. Ma tutto tace e nessuno interviene.
Si dice valutazione, merito, premialità e si vogliono intendere scorciatoie calate senza alcuna preparazione (economica e culturale) e senza altre motivazioni che non siano finto-europeiste; di fatto tese a dimostrare che la scuola italiana fa schifo, gli apprendimenti degli alunni sono insufficienti, tutta colpa di quella banda di fannulloni sessantottini degli insegnanti. Altrove mi sono occupata di esprimere il mio pensiero sul merito dei test Invalsi.
Colgo invece l’atmosfera da quiete dopo la tempesta per riflettere su alcuni punti, che non mi sembra siano stati sufficientemente sottolineati durante questi mesi di dibattito.
1) In Italia, nonostante ciò che si vuole far credere, esistono da lungo tempo strumenti per determinare una valutazione pseudo-scientifica degli apprendimenti degli studenti di scuola superiore.
La prova dell’Esame di Stato, ad esempio, che ogni anno indica alcune situazioni più o meno patologiche del nostro sistema di istruzione, quelle sì strettamente correlate – a differenza dei test Invalsi – alle scelte epistemologiche della scuola italiana, alle metodologie didattiche, al pensiero critico, nonché alle abilità dei nostri diciannovenni.
Mi si obietterà che non si tratta di prove strutturate, dunque esse non sono valutabili in maniera inequivocabilmente univoca e oggettiva. Credo tuttavia che chi davvero abbia a cuore l’idea che valutare voglia dire individuare elementi che indichino in quale direzione orientare l’azione di governo della scuola possa fare qualcosa, di quell’immenso materiale prodotto ogni anno.
La prima prova rappresenta da questo punto di vista un paradigma essenziale. Si tratta di una prova costruita su misura per gli alunni del liceo, i più privilegiati. Analisi del testo letterario, tema storico, saggio breve (reiteratamente storico-letterario-artistico) rappresentano obiettivi affrontabili in maniera realmente dignitosa e consapevole solo per chi abbia conoscenze e tecniche di scrittura tali da approcciare modalità testuali così complesse.
La mia esperienza di docente di liceo classico e di commissario esterno o presidente all’esame di Stato mi suggerisce una riflessione. Lo scorso anno, da presidente presso un istituto professionale, su un totale di 43 alunni esaminati solo 1 ha tentato – con risultati insoddisfacenti – la prima tipologia, l’analisi del testo (Primo Levi); nessuno il saggio breve. Tutti si sono concentrati sulla tipologia-rifugio, il tema generale, peraltro affrontandola in maniera approssimativa e banalizzante, mettendo in luce incompetenze di scrittura persino clamorose per ragazzi di 19 anni. Non credo si tratti di un caso particolare, come ho sottolineato nella relazione che ho scritto all’Accedemia della Crusca, che aveva selezionato quella scuola come campione per evidenziare alcuni aspetti dell’approccio alla scrittura da parte dei maturandi.
Le seconde prove poi – latino, matematica, discipline di indirizzo, insomma – hanno caratteristiche tali da poter essere sottoposte a valutazioni più oggettive, nei limiti che questo aggettivo ha, riferito ad un concetto complesso quale, appunto, quello di valutazione.
Di tutto questo materiale non mi risulta si faccia gran conto nella determinazione di strategie di riflessione-correzione-mediazione rispetto ai profili di uscita potenziali degli alunni che si licenziano dalle superiori. Né sulle strategie didattiche, sulle metodologie, sulla relazione che li accompagnano fino a quella scadenza. Né sull’opportunità o meno di mantenere quei tipi di prove. Né su altri mille aspetti che se ne potrebbero dedurre.
C’è poi PISA (Programme for International Student Assessment), un’indagine internazionale promossa dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE). La finalità – accompagnata anche da alcune valutazioni che trovarono concretezza nella strategia di Lisbona – è quella di accertare se e in che misura i giovani quindicenni scolarizzati abbiano acquisito alcune competenze giudicate essenziali per svolgere un ruolo consapevole e attivo nella società e per continuare ad apprendere per tutta la vita (lifelong learning). Le materie sulle quali si svolge l’indagine sono la comprensione della lettura, della matematica e delle scienze.
Anche per Pisa, come per Invalsi, non sono i contenuti curricolari ad essere indagati, quanto la misura in cui gli studenti sono in grado di utilizzare competenze acquisite durante gli anni di scuola per affrontare e risolvere problemi e compiti che si incontrano nella vita quotidiana e per continuare ad apprendere.
Come dicevo, ogni ciclo dell’indagine approfondisce in particolare un’area: nel primo ciclo (PISA 2000) è stata la lettura, nel secondo ciclo dell’indagine (PISA 2003) è stata la matematica; nel terzo ciclo (PISA 2006) le competenze relative alle scienze e nel quarto ciclo (PISA 2009) la lettura. Pisa – oltre a far scrivere fiumi di inchiostro sui quotidiani, quando (scoprendo l’arcano) ci viene restituito puntualmente il mosaico del nostro sistema scolastico nazionale a velocità differentissime le une dalle altre (le prestazioni dei ragazzi di Bolzano sono collocabili al livello di quelle dei capacissimi studenti finlandesi, mentre catastrofiche appaiono le prestazioni in alcune zone del Sud) offrirebbe alcuni dati fondamentali per una riflessione costruttiva.
Uno dei benchmark della Strategia Lisbona 2010 (fallita, oggi Lisbona 2020) era proprio l’incremento delle capacità di lettura dei quindicenni scolarizzati. Questo dato – tra il 2000 e il 2008 – è catastroficamente peggiorato in tutta l’area UE. In Italia il peggioramento è stato più acuto che altrove: quelle competenze, tra il 2000 e il 2008, nella nostra scuola invece di migliorare sono peggiorate sensibilmente.
In conclusione: non è vero che nel nostro Paese, come spesso si scrive, ci sia un’assenza di strumenti di valutazione. Certamente c’è un’assenza di una cultura della valutazione che permetta di inserire quei dati in un contesto di elaborazione.
2) Ed ecco il punto. Valutare non rappresenta di per sé un valore assoluto. Dobbiamo interrogarci sul perché valutare oltre che, ovviamente, sul che cosa valutare, se si affida a questa azione una valenza significativa dal punto di vista culturale, operativo, economico in senso ampio e di pratica della democrazia. E non si desidera, invece – il dubbio è legittimo – adoperarla come prova della necessità di un bastone punitivo da agitare contro gli inadempienti responsabili della debacle. Perché – anche là dove di debacle si tratti – sono tutte da dimostrare le responsabilità oggettive.
In linea di massima il costume diffuso nei Paesi che da anni si sono occupati di studiare, elaborare, edificare un sistema di valutazione significativo dal punto di vista degli investimenti culturali, professionali ed economici è quello di determinare correzioni significative, miglioramenti, ottimizzazioni rispetto alla scuola valutata. Noi, almeno da una decina di anni, abbiamo a disposizioni dati, monitoraggi, esiti di indagini, test, esami. Non risulta che da questo potenziale patrimonio si siano tratte indicazioni dirimenti per orientare il sistema scolastico e le sue varie determinazioni in una direzione invece che in un’altra.
Piuttosto l’impressione è quella che – all’annuncio della “cura da cavallo” per la scuola, pronunciato nel 2008 dagli appena insediati Tremonti e Gelmini, seguito dalla riduzione di circa 130.000 posti di lavoro – il tema della valutazione e della premialità, del merito, abbiano sempre viaggiato solidarmente nelle dichiarazioni del ministro. In un improprio quanto provocatorio binomio, fondato – oltre che su svariate violazioni delle norme, come nel caso del recente tentativo di obbligare alla somministrazione dei test Invalsi – su una logica punitiva e non su una dimensione culturale costruttiva di identità, professionalità, competenze, capacità autovalutativa, rafforzamento del mandato costituzionale dell’insegnante e nobilitazione di esso.
3) Quello che si è tentato nel nostro Paese è stato il solito truffaldino colpo di mano: appropriarsi di un’idea e della gestione di quell’idea – in nome dell’Europa, talismano taumaturgico – a costo zero, millantandola come parte dell’ epocale riforma di cui ci hanno beneficiato. Millantandola come elemento necessario/obbligatorio di quel pasticciaccio che è – appunto – l’epocale riforma e le sue dilettantistiche soluzioni.
La nostra scuola è stata indebolita non solo dal punto di vista della decurtazione drastica di posti di docenza e di personale Ata, ma anche di finanziamenti ai singoli istituti. La convergente stretta delle borse ha avuto effetti significativi sull’offerta formativa, sulla dimensione del recupero e del potenziamento, sul diritto allo studio e agli apprendimenti. Non si è trattato – come hanno tentato di farci credere inizialmente – di una razionalizzazione delle spese, che andasse a insistere su degli sprechi conclamati, stornandoli per andare poi a sanare elementi di debolezza; ma di una falcidia trasversale e indiscriminata, che non ha risparmiato alcun settore, da quello della mediazione linguistico-culturale per i nuovi italiani, alla lotta alla dispersione, all’integrazione della diversabilità.
La scuola – come è abitudine, un po’ per inerzia, un po’ per un grande senso di responsabilità – ha continuato a funzionare, dando però ragione al ministro quando a più riprese ha sostenuto che i tagli (dei “bidelli”, che – lo ricordo – sono più dei carabinieri, sic!) e dei docenti erano giusti, perché le cose sono comunque andate avanti. È un po’ come la storia del “cornuto e mazziato”: che però, considerate le previsioni di contrazione ulteriore per il prossimo triennio, non potrà durare a lungo.
Nonostante i recenti elogi di Gelmini agli insegnanti del Sud (un barlume di saggezza le sta consigliando prudenza, anche dopo le innumerevoli, marchiane incursioni e attacchi del Capo agli insegnanti) non si può certamente credere che quei tagli, il conseguente impoverimento del tempo scuola del 10% spalmato sul segmento delle superiori, la rottura del modello del tempo pieno come storicamente e pedagogicamente esso si è determinato, la definitiva ghettizzazione dell’istituto professionale a un ruolo subalterno nel sistema dell’istruzione possano dare frutti positivi.
E, però, sono assolutamente disposta a scommettere che gli esiti Invalsi – o di quel po’ di Invalsi che saranno riusciti a racimolare – daranno anch’essi ragione al ministro, dimostrando che le competenze dei nostri quindicenni sono migliorate nell’ultimo triennio (vale a dire nell’epoca Gelmini): prova concreta e incoraggiamento alla politica di borseggio di risorse professionali e di educazione e cultura che coloro che ci governano non hanno minimamente intenzione di interrompere.
4) Gli annunci mediatici, tuttavia, possono accreditare successi e trionfalismi tra i più entusiasti (specie se si pensa che siamo nella patria dell’evocazione impudica dell’”epocale riforma”, per la quale, come fu per quella Moratti, è stato scomodato persino Gentile), ma non possono ignorare che per la prima volta da moltissimi anni a questa parte la scuola superiore ha avuto un significativo rigurgito di mobilitazione, consapevolezza e partecipazione nell’affrontare la questione.
Che la condivisione non sia nelle corde di questo ministro, abbiamo avuto modo di capirlo in diverse occasioni. È quasi surreale il fatto che, al no – parziale, parcellizzato, incerto, ma comunque “no” della scuola superiore – Gelmini abbia risposto a modo suo, nella olimpica autoreferenzialità ottusa nella quale vive da 3 anni a questa parte: dal prossimo anno test Invalsi anche all’esame di Stato. Alla faccia dell’”ascolto”!
5) La trasparenza, si sa, non è una prerogativa del nostro Paese, dove pronunciare parole – più o meno “magiche” – comporta la possibilità immediata di inverare i concetti che esse vanno ad individuare. Nelle tanto citate Inghilterra e Francia – in quest’ultimo Paese in particolare – mondo della scuola e società civile partecipano, intervenendo o comunque accedendo ai dati, alla rendicontazione annuale che si pubblica in quel Paese sulla base di 29 indicatori. Tutto alla luce del sole, tutto accessibile, tutto condiviso, in una delle rappresentazioni e delle interpretazioni che quel Paese dà della propria scuola repubblicana.
Come possiamo noi – improvvisati proseliti della valutazione, senza preparazione delle scuole, senza preparazione degli insegnanti, con una didattica improntata su epistemologie estranee a quei test, con tutte le riserve relative all’ambiguità attraverso la quale l’operazione è stata convogliata – tentare la valutazione di un sistema di cui sappiamo poco, data la nostra dilettantistica avversione alla creazione di archivi, banche dati, anagrafi, le cui evidenze aiutino prima di tutto a leggere la situazione in cui ci muoviamo, in cui operiamo, sulla quale dobbiamo, eventualmente, intervenire?
6) Infine un grato pensiero, ancora una volta, l’ennesima, per quelle case editrici – molte, moltissime – che, come è accaduto in tante occasioni nella storia delle pseudo-riforme, riformicchie, controriforme, programmi, indicazioni nazionali, bozze di indicazioni degli ultimi travagliati anni della scuola italiana, hanno in tempo di record fiutato la nuova frontiera del business, agguantando al volo la possibilità di sfornare – prima di qualsiasi atto formale definitivo – opuscoli, opuscoletti, suggerimenti, vademecum, consigli, eserciziari, breviari e chi più ne ha più ne metta – frutto della Invalsi-mania. Senza indugio la logica del profitto prevale, ancora una volta, su qualsiasi istanza culturale possa trovare ospitalità in un dibattito realmente trasparente e pluralista tra i nostri decisori politici, coloro che orientano il mercato e noi. Gli insegnanti.

lunedì 16 maggio 2011

“COSTITUZIONE E DIRITTI: IL DIRITTO ALL’ISTRUZIONE”

Giovedì 19 maggio 
alle ore 20.30
presso la Sala Consiliare del Municipio di Spinea (VE)
si svolgerà l'incontro

“COSTITUZIONE E DIRITTI: IL DIRITTO ALL’ISTRUZIONE”


Interverranno:
Loredana Mainardi, Assessore alla Pubblica Istruzione,
Lorenza Carlassare, Professore Emerito di Diritto Costituzionale presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Padova,
Guido Petter, Professore di Psicologia dell'età evolutiva Presso la Facoltà di Psicologia dell'Università di Padova
Giancarlo Cavinato, Dirigente Scolastico della Direzione Didattica "L. Da Vinci" e componente del MCE (Movimento di Cooperazione Educativa).

Ingresso Libero

scarica la locandina e il manifesto
Il diritto all'istruzione è un diritto fondamentale della persona umana riconoscituo dalla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 (art.26) e da tutte le carte costituzionali dei paesi democratici, tra le quali la Costituzione della Repubblica Italiana (art.33 e art. 34.
Il diritto all'istruzione, come quello alla salute, è prioritario e non può essere considerato come un bene o un servizio da erogare su domanda e a pagamento, ma come un diritto che va garantito a tutte le persone (uomini e donne), in modo capillare e diffuso, a prescindere dalla condizione economica e socio-culturale di partenza e dalla localizzazione territoriale più o meno svantaggiata.
La piena attuazione del diritto all'istruzione costituisce lo strumento attraverso cui ogni società può progettare il proprio futuro e la propriacrescita.
La scuola pubblica è il mezzo di garanzia del diritto all' istruzione.


sabato 14 maggio 2011

MIUR: una logica stringente


 UNA LOGICA STRINGENTE

Leggiamo sul sito del MIUR

Ufficio Stampa

Roma, 10 maggio 2011

Scuola, Miur: Solo 0,13% classi non ha svolto test Invalsi

Il Miur rende noto che, su un campione di 2.300 classi, solo 3 non hanno svolto il test Invalsi. Quindi la percentuale di classi che non hanno eseguito il test è pari allo 0,13%.

È logico quindi ritenere che, su tutto il territorio nazionale, la percentuale delle classi dove il test non è stato svolto sia dello 0,13%.

In questo comunicato vengono trasposti i dati percentuali relativi alle 2.300 classi campione al numero complessivo di classi coinvolte che è di 24.800 unità.
Ricordiamo che la somministrazione delle prove nelle classi campione è a cura dell'Invalsi mentre per le altre classi, con le note modalità irregolari che caratterizzano il MIUR, viene "affidata" ai docenti delle scuole quindi, a meno che non si annoveri il personale dell'Invalsi tra i boicottatori, è del tutto insensato riferire la percentuale dello 0,13 delle classi campione a quello complessivo.
In base a quale ragionamento logico è stato scritto il comunicato del MIUR?

A. La percentuale è corretta perchè i somministratori dell'Invalsi costituiscono un campione rappresentativo dei docenti di tutto il territorio nazionale.
B. Tra i primi 3 classificati c'è sicuramente un campione. 
C. Il ragionamento è corretto come si può dedurre dalla proporzione 3 :2.300 = x : 24.800.
D. Nessun ragionamento logico, gli addetti all'ufficio stampa del MIUR, in quanto a competenze matematiche, si collocano al di sotto della media nazionale.
 

Prove Invalsi: breve rassegna stampa

da laRepubblica.it
di Salvo Intravaia
10 maggio 2011
Test Invalsi alle superiori - scatta il boicottaggio in tutta Italia
Docenti e studenti protestano contro i quiz di valutazione dell'apprendimento. In alcuni istituti le buste non sono state neanche aperte. Il ministero: "Percentuale bassissima"

l'Unità
dal sito Flc Cgil
11 maggio 2011
Studenti e docenti boicottano le prove Invalsi della Gelmini. "Sono un imbroglio"
Gli alunni lasciano in bianco i test, i prof si rifiutano di correggerli. Lo spreco spesi 8 milioni e in alcune scuole plichi spediti due volte

da OrizzonteScuola.it
di Unione degli studenti
12 maggio 2011
UdS: Ingiuste le sanzioni per boicottaggio prove invalsi - illegali le sospensioni


da ilfattoquotidiano.it
Blog di Pietro De Angelis
12 maggio 2011
La ministra della D-Istruzione colpisce ancora
 
da laTecnica della Scuola
di Alessandro Giuliani
13 maggio 2011
Test Invalsi, si allarga il fronte dei no

mercoledì 11 maggio 2011

NO Invalsi a Vicenza

Riportiamo due articoli del giornale di Vicenza di oggi, 11 maggio, sulle contestazioni alle prove Invalsi.

Aggiungiamo che i Collegi docenti dell'I.I.S. "A. Da Schio" e dell'I.I.S.S. "B. Boscardin"  di Vicenza hanno deliberato a maggioranza la non collaborazione alle prove Invalsi.

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SCUOLA. Al “Fusinieri” un docente ha invitato gli allievi a non fare i test. Contesta le prove e l'Invalsi finisce in provveditorato

Anna Madron

Il prof. Pigato: «Non sono obbligatorie e il collegio dei docenti non le ha ancora approvate» . Il vicepreside Tolio: «Nessuna minaccia ai ragazzi»

 Prove Invalsi della discordia. Al punto che all'istituto tecnico commerciale Fusinieri la polemica si fa accesa e i toni concitati. «Il ministero ha precisato che i test non sono obbligatori e che in ogni caso la somministrazione delle prove agli studenti deve essere approvata dal collegio docenti, e al Fusinieri non è avvenuta. Nonostante questo i questionari sono stati distribuiti nelle classi», dichiara Carlo Pigato, insegnante di matematica all'istituto di viale D'Annunzio, aggiungendo che la dirigenza, attraverso il vicepreside Nicola Tolio, avrebbe minacciato gli alunni di sanzioni se si fossero rifiutati di effettuare le prove. «Episodi che sono stati verbalizzati dal sottoscritto nel giornale di classe» prosegue Pigato, facendo presente che «le procedure di somministrazione e correzione delle prove Invalsi vengono pagate (forse, perché non ci sono soldi nelle casse) come “attività aggiuntive” e come tali non sono da ritenersi obbligatorie, eccezione fatta per un campione di scuole, come recita una nota dello stesso Miur». «Non ho minacciato nessuno - replica il vicepreside Tolio - semplicemente ho tranquillizzato i ragazzi, dicendo loro che rifiutarsi di sostenere la prova poteva essere un comportamento sanzionabile dalla preside. In ogni caso sul valore e il significato dei test il collega può concordare o meno, ma non può suggerire agli studenti di evitarli, perchè ci sono regole, nella fattispecie una circolare della dirigente che informa dell'adesione alle prove da parte della nostra scuola, che vanno rispettate. Quanto al collegio docenti, la convocazione è dettata dalla possibilità o meno di riconoscere un'indennità ai professori coinvolti nella sorveglianza e correzione».

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Gilda polemica: «Addestriamo i ragazzi alle domandine, ma insegnare è altro»

 Ieri italiano e matematica in seconda superiore.
Oggi lettura, in gergo tecnico “decodifica strumentale” per i bambini di seconda elementare che dovranno sostenere anche il test di italiano insieme ai compagni di quinta.
Domani sarà invece la volta di italiano e matematica per le prime medie e infine, venerdì 13, matematica per le seconde e quinte della primaria. La controversa staffetta nazionale Invalsi entra nel vivo e coinvolge tutti gli ordini di scuola in una tornata di prove finalizzate a misurare a livello nazionale la preparazione degli studenti in due materie cardine: italiano e matematica, quest'ultima tallone d'Achille per il 70% degli studenti.
Per questo, sostiene il Ministero, bisogna capire quali sono i livelli raggiunti tra i banchi, «non per punire o premiare gli insegnanti, ma per migliorare i livelli di apprendimento, come in tutti i sistemi avanzati», ha dichiarato il ministro Gelmini.
Professori concordi?
Non tutti, anche se ieri mattina nella quasi totalità degli istituti superiori i quindicenni hanno affrontato le prove di italiano e matematica, un'ora e mezza ciascuna per un totale di tre ore tra domande e risposte, seguite da un questionario che ha creato qualche imbarazzo dal momento che andava a pescare in ambiti personali: contesto familiare, professione dei genitori, lingua parlata in casa, composizione del nucleo abitativo. «La legge sulla privacy tutela un certo tipo di informazioni che invece sono state richieste agli studenti evidentemente per sondare il livello socioculturale da cui provengono», fa sapere Lucia Petroni, coordinatrice delle prove Invalsi al liceo scientifico Quadri dove la mattinata- 11 le classi seconde coinvolte - si è svolta all'insegna di un rigore che rimanda agli esami di Stato. «Abbiamo cercato di dare a queste prove una veste formalmente corretta evitando ad esempio che gli insegnanti di lettere facessero sorveglianza durante la prova di italiano e allo stesso modo che quelli di discipline scientifiche non fossero presenti durante il test di matematica- prosegue Petroni- spiegando che al Quadri le prove Invalsi sono state concepite non come un obbligo da adempiere, ma come uno strumento per affrontare un'altra grossa novità con cui le scuole d'ora in avanti dovranno misurarsi: la valutazione delle competenze, argomento difficile da digerire per i docenti perchè presuppone non solo una revisione della didattica, ma anche una contestualizzazione delle discipline che si insegnano».
«Le prove Invalsi - interviene Piero Piazza, docente di lettere e vicepreside dell'istituto tecnico industriale Rossi - servono proprio per questo: aiutarci a capire cosa può essere migliorato e cosa va cambiato nell'insegnamento». Undici le seconde che ieri mattina al Rossi hanno affrontato la maratona ministeriale che, aggiunge Piazza, «fa parte degli obblighi dei docenti, al pari degli esami di Stato o quelli di riparazione».
Eppure le polemiche sono roventi. Se Cobas e Unicobas invitano a boicottare (Unicobas proclamando uno sciopero il 12 e 13 maggio), fortemente critica è anche la Gilda che punta il dito contro “un sistema di valutazione fallimentare”.
«Perchè gli studenti non vengono valutati sulla base di quello che hanno studiato - sottolinea Francesco Bortolotto, docente di chimica e coordinatore Gilda - con il risultato che l'esito delle prove varia a seconda che il programma sia stato o meno svolto. Ben vengano allora le prese di posizione su queste prove disastrose che costringeranno i professori durante l'anno scolastico ad addestrare i ragazzi sulle domandine dell'Invalsi per allenarli alla prova ufficiale. Ma non è così che la scuola deve formare i suoi alunni». AN.MA.

venerdì 6 maggio 2011

SCIOPERO GENERALE 6 MAGGIO

"Scusateci, stiamo scioperando per voi"-Lavoratori e studenti riempiono le piazze


06 maggio 2011

Alta adesione alla giornata di astensione dal lavoro: secondo il sindacato, nelle aziende più del 58% ha incrociato le braccia. Tensioni a Roma e Torino. Camusso: "Qui l'Italia che non merita questo governo". Brunetta e Sacconi: "Poca gente, solo un modo di allungare il weekend"  

di CARMINE SAVIANO  leggi tutto

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Sciopero generale in Veneto

06/05/2011

Piazze piene in tutto il Veneto e tante fabbriche vuote per lo sciopero generale indetto dalla Cgil. “Una partecipazione straordinaria all’insegna di una grande consapevolezza e voglia di protagonismo dei lavoratori” l’ha definita il Segretario Generale della Cgil del Veneto, Emilio Viafora. Ed in effetti i risultati sono andati oltre le previsioni, non solo nei grandi stabilimenti metalmeccanici, chimici, tessili, in molti casi chiusi, ma anche nel commercio (a Padova per la prima volta si sono visti scendere in piazza i lavoratori dell’Ikea ed a Venezia quelli della Coin, ma gli “esordi” sono stati tantissimi anche a Vicenza e Verona) e nelle scuole alcune delle quali hanno completamente chiuso i battenti (alto il dato del vicentino e del padovano) mentre insegnanti e studenti affollavano le piazze esibendo cartelli per il diritto allo studio ed una scuola di qualità. “Io non inculco, educo” dicevano professori “sandwich” schierati in fila sotto il palco a Rovigo e Belluno. leggi tutto
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Cgil, la giornata dello sciopero. A Vicenza bloccata la tangenziale

06/05/2011 

Traffico in tilt per mezz'ora. Anche qui come in molte altre città italiane lavoratori privati e pubblici, precari, studenti e pensionati in corteo contro le politiche del Governo. Disagi per il traffico nella zona Fiera (GUARDA IL VIDEO). Il comizio in piazza Castello. Scontri con la polizia a Roma, Torino e Genova  leggi tutto

dichiarazioni dell'Assemblea difesa scuola pubblica Vicenza


da Il Giornale di Vicenza
dichiarazioni dell'Assemblea difesa scuola pubblica Vicenza


Giovedì 05 Maggio 2011

 «Meno insegnanti ma sempre più studenti. No alle classi-pollaio»

 di Anna Madron
Circa 85 mila docenti finora tagliati, 5.124 solo nel Veneto. Numeri di fronte ai quali l'Assemblea difesa scuola pubblica di Vicenza denuncia una politica scolastica che mira soltanto alla riduzione della spesa.
«La manovra è stata in parte giustificata dal rapporto alunni insegnanti che in Italia sarebbe tra i più alti in Europa: niente di più falso - sottolineano Francesco Casale e Mario Lorenzo, referenti dell'Assemblea difesa scuola-, non a caso per questo calcolo si sommano gli insegnanti di religione che non esistono negli altri Paesi europei e quelli di sostegno che, invece, sono conteggiati a carico di altri ministeri e 'non' del ministero dell'istruzione. Il Veneto, inoltre, rischia di trovarsi in una situazione peggiore rispetto ad altre regioni, perchè i tagli non hanno tenuto conto dell'aumento del numero degli studenti». Il dito viene puntato contro la scuola primaria, in particolare sull'insegnamento dell'inglese. «In cattedra non ci sarà più l'insegnante specializzato in questa disciplina - proseguono - ma il docente di classe che dovrà contare sulla sua formazione personale o al massimo su un corso di trenta ore a cui se ne aggiungeranno venti on line». E ancora le compresenze che «spariranno del tutto: non ci saranno più laboratori, attività di recupero, uscite didattiche, lavoro a gruppi, oltre alla possibilità di sostituire colleghi assenti per supplenze brevi» e il rischio, sempre più concreto, delle “classi pollaio”, visto che la Direzione regionale con la circolare del 4 aprile scorso fa sapere che non «si procederà allo sdoppiamento delle classi nel caso di una o due unità eccedenti il limite massimo previsto dal regolamento, sia che si tratti di effettivi iscritti sia che si tratti di probabili ripetenti». «Se si tiene presente che il regolamento prevede che si possa derogare dai 30 studenti - fanno notare Casale e Lorenzo- allora si capisce come si possa arrivare a classi di 34 studenti. Alla luce di queste considerazioni e per ribadire la piena contrarietà a questi interventi che minano la scuola pubblica, l'Assemblea di Vicenza respinge con forza il linciaggio e i tentativi di intimidazione perpetrati dall'attuale maggioranza contro gli insegnanti e aderisce allo sciopero generale del 6 maggio indetto dalla Cgil”.  

martedì 3 maggio 2011

6 MAGGIO: MANIFESTAZIONE A VICENZA

SCIOPERO GENERALE 6 MAGGIO

Manifestazione a Vicenza
in piazza Castello

Saremo presenti alle ore 9.00 in viale Torino
con lo striscione
dell’Assemblea difesa Scuola Pubblica

I cortei:
  • ore 8.15 da parcheggio della Fiera, via dell’Oreficeria, via della Scienza, viale Scaligeri, viale Verona, viale S. Lazzaro, c.so San Felice e Fortunato, piazza Castello.
  • ore 9.20 da viale Torino, corso San Felice e Fortunato, piazza Castello.
  • orario inizio lezioni, corteo studenti con partenza dalle scuole, ore 9.15 Stazione FFSS, viale Milano, via Genova, per poi raggiungere il corteo in viale Torino.