sabato 30 aprile 2011

6 MAGGIO: SCIOPERO GENERALE

L’Assemblea difesa Scuola Pubblica di Vicenza aderisce allo sciopero generale indetto dalla CGIL per il prossimo 6 maggio e invita a partecipare numerosi.
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dal blog del Comitato genitori e insegnanti di Padova

Indignazione e sciopero generale

di Pippo Frisone
da ScuolaOggi
28 aprile 2011
Stephane Hessel, francese ultranovantenne, ebreo, d’origine tedesca, partigiano nelle formazioni gaulliste, combattente per la libertà, più volte internato, fuggito dai campi di concentramento nazisti, fra gli estensori della Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo, sostenitore dell’indipendenza d’Algeria,ambasciatore alle Nazioni Unite, è l’autore d’un pamphlet di successo “Indignez vous”, pubblicato a Natale, col quale invita soprattutto i giovani a indignarsi, al dovere d’indignarsi.
E’ l’indignazione che muove la Storia. E’ l’indignazione che spinge all’azione, quella vera non violenta.
Non l’esasperazione priva di speranza ma “ una vera insurrezione pacifica contro i mass media che propongono come orizzonte per la nostra gioventù il consumo di massa, il disprezzo dei più deboli, l’amnesia generalizzata, la competizione a oltranza di tutti contro tutti”. L’altra faccia dell’indignazione, quella da combattere è l’indifferenza e l’assuefazione che sono gli atteggiamenti peggiori.
Come non raccogliere anche qui da noi in Italia, l’invito attualissimo del partigiano Hessel? 
Di buoni motivi per indignarci ce ne sono parecchi e sono sotto gli occhi di tutti.
A partire dalla scuola, dall’università , dalla ricerca, dal lavoro, dal precariato.
Come non indignarsi di fronte alla previsione, checché ne dica la Gelmini, che fa Tremonti nel documento di economia e finanza (ex dpf) fino al 2040?
13,5 miliardi di euro di minori spese nel settore scuola, al ritmo di 4,5 mld all’anno per il 2012, 2013 e 2014 , spese che scenderanno ulteriormente per altri 30 anni, passando dal 4,5% del Pil attuale al 3,2%.
E’ come togliere l’aria che rimane a quel che resta della scuola pubblica.
Tutto quanto senza un attimo di tregua e in continuità coi tagli epocali all’istruzione nel triennio 2009/11 di oltre 8 miliardi!!!
Come non indignarsi di fronte a quel 30% di disoccupazione giovanile? Come non indignarsi di fronte al lavoro che diventa sempre più precario, con minori tutele e sempre più sotto ricatto, in un mercato globale senza regole che insegue il profitto ad ogni costo e la finanziarizzazione dell’economia, costi quel che costi?
Come non indignarsi di fronte ad un governo, ad una maggioranza che pur di sopravvivere al proprio fallimento e alle proprie contraddizioni, ha trasformato il parlamento e le istituzioni in un vergognoso mercato delle vacche?
Come non indignarsi contro chi insulta e attacca quotidianamente Magistratura, Corte Costituzionale, Presidenza della Repubblica , ponendosi al di sopra delle leggi, in nome della dittatura della maggioranza?
Indignons nous! Indignamoci in nome non della esasperazione ma della speranza, per dirla col vecchio partigiano Hessel!
E allora diamo il via a quella insurrezione pacifica contro l’egoismo e l’indifferenza.
Scendiamo in piazza, cogliamo l’occasione dello sciopero generale della CGIL del 6 maggio!
E’ giunta l’ora di manifestare pubblicamente la nostra indignazione su tutto quel che non va nel nostro Paese.
Indignons nous! Ora, prima che sia troppo tardi per salvare la nostra democrazia.

6 maggio in piazza anche gli studenti !


Questo il testo del volantino che il Collettivo Studenti Scuola Pubblica distribuirà davanti a  tutte le scuole per lo sciopero generale del 6 maggio:


Il 6 maggio è finalmente sciopero generale, indetto dalla CGIL più di 2 mesi fa, in seguito alle pressanti richieste che venivano da lavoratori, studenti e dalla base del sindacato. In questi mesi sono successe tante cose. Da una parte il contratto schiavistico proposto dalla Fiat a Pomigliano è diventato il modello per tutte le aziende; il precariato dilaga ovunque, anche nel pubblico impiego, la disoccupazione giovanile è quasi al 30%; il governo ha approvato una riforma che uccide l’università pubblica; i caccia italiani bombardano la Libia; il governo risponde con la criminalizzazione degli immigrati e la repressione è la soluzione per ogni protesta. Dall’altra abbiamo visto due referendum, a Pomigliano e Mirafiori, dove tanti lavoratori hanno rifiutato di diventare schiavi; gli studenti hanno combattuto fino all’ultimo contro la riforma; abbiamo avuto giornate di lotta come il 16 ottobre, scioperi come il 28 gennaio, grandi manifestazioni studentesche come l’8 ottobre, il 30 novembre, il 14 dicembre; c’è stato il corteo nazionale per l’acqua pubblica e contro il nucleare il 26 marzo e ci sono stati i cortei contro la guerra. Mentre scendevamo in piazza più e più volte, abbiamo chiesto a gran voce lo sciopero generale. Per bloccare il paese. Per colpire chi ci attacca dove fa più male: nel portafoglio. Per unire le forze in un’unica lotta. Alla fine lo sciopero è arrivato, ma 4 ore non possono bastare, lo sa chi lavora, lo sa chi scende in piazza, lo sa il governo, lo sa la Confindustria e lo sa la Camusso che lo sciopero l’ha convocato. Ma non per questo il 6 maggio non sarà una giornata importante. In 16 regioni su 20 lo sciopero sarà per l’intera giornata. Resta il problema di una piattaforma di rivendicazioni poco consistente e di come si organizza una vera partecipazione che non sia solo rituale, ma l’estensione a tutta la giornata è un segno della contraddizione fra una convocazione insufficiente e la disponibilità a lottare della base.

Il nostro compito è bloccare scuole e università e scendere in piazza per dire che questo sciopero generale non è per noi un contentino ma deve essere un momento di rilancio delle mobilitazioni di questi mesi, per una stagione di lotte che è ancora tutta davanti a noi.

Il fatto che l’opposizione parlamentare sia inconsistente, e spesso complice, non ci demoralizza. Non nutrivamo illusioni, e la lezione che stiamo imparando sulla nostra pelle e che ci arriva dal Sud del Mediterraneo dice chiaramente che solo la lotta paga: solo lottando uniti, studenti e lavoratori, potremo difendere i nostri diritti; solo bloccando il paese, resistendo un minuto di più del governo o del padrone, o preside, o rettore di turno potremo vincere.

Ma perché paghi, la lotta deve essere organizzata in ogni posto di lavoro e di studio. Il 6 maggio sarà per noi ancora una volta un’occasione per discutere insieme, studenti e lavoratori, di come prepararla nella nostra scuola, nella nostra università, e poi per portarla nelle piazze di tutto il paese.

E dal giorno dopo, per continuare a organizzarci insieme per le battaglie che ci aspettano.

LOTTA INSIEME A NOI! IL 6 MAGGIO IN PIAZZA:

·  Per il ritiro della riforma Gelmini e dei tagli all’istruzione pubblica. Immediato raddoppio dei finanziamenti a scuole e università pubbliche. Abolizione di ogni finanziamento alle scuole private.
·  Al fianco delle rivoluzioni arabe. No alla guerra in Libia. Chiusura delle basi Nato in Italia.
·  Contro le privatizzazioni: proprietà e gestione pubblica dell’acqua.
·  Contro precarietà, schiavismo e disoccupazione: salario minimo per tutti i lavoratori; salario garantito per i disoccupati. No al piano Marchionne e alle sue fotocopie.
·  Per i diritti degli immigrati: contro i respingimenti e le sanatorie truffa, chiusura dei Cie e permesso di soggiorno per tutti, sono lavoratori non schiavi!
·  Per rilanciare le lotte: organizzare il conflitto posto di lavoro per posto di lavoro, scuola per scuola, università per università, con assemblee di lavoratori e studenti, per arrivare a bloccare davvero il paese.

VENERDÌ 6 MAGGIO - MANIFESTAZIONE A VICENZA:
CONCENTRAMENTO DAVANTI I CANCELLI DI OGNI SCUOLA
AD ORARIO INIZIO LEZIONI; OGNI SCUOLA PARTIRÀ IN CORTEO
E RAGGIUNGERÀ LA MANIFESTAZIONE PRINCIPALE CON I LAVORATORI
CHE PARTIRÀ NEI PRESSI DELLA STAZIONE FS


COLLETTIVO STUDENTI SCUOLA PUBBLICA

Documento di Economia e Finanza 2011: quello che Gelmini non sa

26 aprile 2011

Ventidue miliardi succhiati alla scuola pubblica italiana in una stagione di governo di centro-destra.


Un futuro di tagli, ecco le cifre

Corrado Zunino

Giovedì si inizia a votare il documento di Economia e Finanza 2011: lì dentro c’è lo “spianamento” della scuola italiana. Si arriva a 22 miliardi di “risparmi” nei 5 anni di questo governo. Mentre l’Occidente ha affrontato la crisi senza toccare tre voci: scuola, università, ricerca

Nel mezzo delle feste di primavera, giovedì alla Camera, si inizia a votare il Documento di economia e Finanza del 2011. Lì dentro c’è lo spianamento della scuola pubblica italiana. Quattro miliardi e 561 milioni di tagli previsti ogni anno dal 2012 al 2014 (tabellone a pagina 37 del documento del Programma nazionale di riforme già approvato in Consiglio dei ministri). Tredici miliardi e 683 milioni succhiati via a un organismo in grave crisi di ossigeno a cui dal 2009 al 2011 ne sono stati portati via già otto miliardi e 13 milioni (con 87 mila cattedre annesse e 42 mila posti di personale amministrativo, tecnico, ausiliario). Tredici miliardi e 683 milioni più otto miliardi e 13: sono ventidue miliardi succhiati alla scuola pubblica italiana in una stagione di governo di centro-destra. Con numeri di questa entità si renderà così fragile e dissestata la nostra scuola pubblica da trasformarla in un istituto sostituibile. Con che cosa? Con la scuola privata italiana.
Il Def di Giulio Tremonti, diventato cosa nota a “Ballarò” grazie a un colpo di teatro di Enrico Letta (il ministro Gelmini necessitava di un suggeritore alle spalle per riuscire a dire che quei tagli, meglio, “minori spese”, erano già previsti dal 2008), attinge ancora una volta dalla scuola perché sa che lì ci sono numeri grossi: se si taglia sulla scuola, è il ragionamento, vi è certezza di ritorno economico. Su 60 miliardi per il risanamento generale nei prossimi tre anni, tredici
e sette vengono da lì.
Tutti gli stati occidentali avanzati hanno affrontato la crisi economica mondiale non toccando tre strutture: la scuola, l’università, la ricerca. Barak Obama ha sottratto risorse, per dire, al ministero degli Interni americano, ma ha fatto crescere gli investimenti pubblici nei tre campi dei giovani e del futuro: scuola, università, ricerca. Da noi, si spiana. Altri documenti di governo che sottendono il Def tremontiano hanno detto qualcosa sul nostro futuro, qualcosa di angosciante: “Nei prossimi trent’anni ci sarà una riduzione strutturale della popolazione scolastica”. Perché? Perché strutturale? Dobbiamo arrenderci al fatto che facciamo (e quindi faremo) meno figli? Ma non è forse che la gioventù strutturalmente precaria fa meno figli perché non ha idea di come potrebbe precariamente mantenerli? O forse la riduzione scolastica immaginata da Tremonti è figlia dell’idea che la gioventù precaria tornerà a fare lavori manuali, ben pagati peraltro, abbandonando un’utopia sessantottesca di accrescimento culturale e potenziamento della cittadinanza attraverso la scuola? Ancora, i migranti, che comunque hanno riportato la soglia della popolazione italiana intorno ai sessanta milioni, secondo questo governo non andranno nei prossimi trent’anni al liceo e all’università in Italia? Queste stime non tengono conto che negli ultimi anni la popolazione della scuola in verità è sempre cresciuta.
Riassumendo. La quota del Pil oggi impegnata nell’istruzione, il 4,2 per cento, secondo il nuovo Def calerà al 3,7 per cento nel 2015 e al 3,4 nel 2060. Ovviamente, per consentire questo non ci sarà contratto per i maestri e i prof fino al 2013 e il blocco degli scatti d’anzianità resterà tale: 320 milioni in meno a bilancio del Miur per i “prof”  nel 2011, 640 in meno nel 2012 e 960 nel 2013. Prof più poveri per una scuola con meno alunni.
Ci scrive Enrico Letta, in un sms: “La cosa più pesante è che dalle tabelle del documento governativo emerge come la riduzione da un miliardo a 30 milioni della quota riservata per il diritto allo studio sia confermata anche per i prossimi tre anni”. Le dichiarazioni a raffica del ministro Gelmini  -  al termine del primo triennio di sacrifici  reinvestiremo in una scuola più snella e migliore con i risparmi realizzati  -  si sono rivelate bugie. Arrivano nuovi tagli, i più duri, perché portati su un organismo boccheggiante.
Scrive la Rete 29 aprile, i ricercatori universitari precari che alla precarietà non si arrendono: “Quattordici miliardi di euro, a valori correnti, è quanto il Piano Marshall diede all’Italia dal 1948 al 1952″. Il Piano Tremonti, all’Italia e al suo futuro, li toglie.
(25 aprile 2011)
http://www.repubblica.it/rubriche/la-scuola-siamo-noi/2011/04/25/news/un_futuro_di_tagli-15376342/
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29 aprile 2011

Il DEF nell'uovo di Pasqua: una sorpresa poco gradita

On. Anita Di Giuseppe

Dopo le festività pasquali, tra le mani dei deputati è giunta il DEF, documento di programmazione economica e finanziaria che il Governo è tenuto a trasmettere alle Camere in primavera.
Tale documento cerca di dare attuazione alle esigenze di coordinamento delle politiche economiche degli Stati membri dell'Unione europea e deve essere trasmesso alle Camere.
Purtroppo questo documento non contiene una programmazione, non è nemmeno una risposta del Governo alla crisi, all'alto tasso di disoccupazione giovanile e all'aumento dei prezzi.
Il DEF avrebbe potuto rappresentare un'occasione per i Ministri competenti, di mostrare finalmente la concretezza dei loro proclami.

Gli altri Paesi europei hanno deciso di investire proprio nei settori più in difficoltà, nei quali invece il Governo Berlusconi non fa che tagliare, in barba all'armonizzazione all'interno dell'UE.

Come confermano le segnalazioni di migliaia di cittadini, ci sono delle aree grigie che il Governo proprio non vuole recuperare.

Il settore dell'agricoltura, che in Molise risulta essere un comparto importantissimo,  ad esempio, nonostante sia tutelato anche a livello UE in virtù della Strategia Europa 2020, non vedrà il becco d'un quattrino.
Gli obiettivi saranno sostanzialmente disattesi: il tasso d'occupazione della popolazione tra 20 e 64 anni rimarrà ai minimi storici, ricerca e sviluppo non saranno finanziati, le emissioni di gas serra non saranno ridotte e le politiche a favore delle filiere produttive e della sostenibilità ambientale non saranno implementate.
Il DEF infatti non contiene un richiamo specifico all'agricoltura e non prevede voci distinte per questo comparto, il quale avrebbe invece bisogno di nuovi input e di una politica che assicuri il reddito e aiuti a superare la crisi.

Un altro settore che il Governo continua a mortificare è quello dell'istruzione.
Dichiarazioni, proclami e chiacchiere mascherano ciò che noi dell'Idv abbiamo denunciato sin dall'inizio della legislatura. Tutte le riforme sono dettate dall'esigenza di contenimento della spesa pubblica, una corsa al risparmio proprio in un settore vitale. Se i Paesi OCSE investono in media l'1,5% del PIL per l'università, si ritrova nel DEF una versione riveduta e corretta della famigerata legge 133 del 2008, infatti solo lo 0,9% del PIL viene speso a favore dell'istruzione superiore e centinaia di migliaia di posti di lavoro sono tagliati tout court.
Quattro miliardi di euro sono i tagli previsti dal 2012, meno risorse per i docenti, ulteriori risparmi decisi senza criterio.
La giustificazione addotta dai Ministri Gelmini e Tremonti ai tagli al personale è stata la "riduzione strutturale della popolazione scolastica"; come a dire: per meno alunni servono meno insegnanti. Peccato che la realtà è totalmente diversa, perché tutte le associazioni e i genitori denunciano classi sovraffollate e difficoltà nel garantire le supplenze e i posti vacanti , ruoli per i quali si impiega quell'esercito di precari che si ritrova nelle piazze e cerca di far sentire la propria voce.
Le debolezze del Governo sono ormai venute a galla.
Sarebbe meglio mettere fine a questa dissennata gestione della cosa pubblica!

venerdì 29 aprile 2011

Coda o pettine? quanta confusione

CISL - Si è conclusa, con l’incontro di questa mattina al MIUR, l’informativa sull’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento del personale docente per il biennio 2011/12-2012/13. L’Amministrazione ha presentato una nuova bozza di decreto, che sostanzialmente conferma l'impostazione già annunciata nel precedente incontro.

UNO SPETTRO S’AGGIRA TRA I PRECARI DELLA SCUOLA
E’ lo spettro del pasticcio delle “code” e del “pettine” …
    La sentenza della Corte Costituzionale n.41/2011, che ha abrogato le “code” nelle Graduatorie ad Esaurimento, sta facendo scoppiare, tra i precari della scuola, una vera e propria “guerra tra poveri”: - precari che stanno lavorando con contratti a tempo determinato nelle province del Nord, contro precari delle province del Sud rimasti disoccupati per effetto dei tagli della legge 133/’08;
- precari delle province più piccole e con meno disponibilità di posti, contro precari delle grandi province e delle aree metropolitane.
Come i polli di Renzo, i docenti a termine, si stanno beccando tra loro, in attesa, tra l’altro, di essere scannati dalla mannaia della terza trance di tagli previsti dalla Tremonti/Gelmini (altre 19.700 cattedre e 14.167 posti coperti da personale Ata, completando così il taglio di 132 mila posti di lavoro nel triennio, secondo quanto previsto dall’articolo 64 della legge 133).
   Tutto nasce dall’ex ministro della P.I. G. Fioroni che, nella legge Finanziaria del 2007, trasformò le Graduatorie Permanente Provinciali in Graduatorie ad Esaurimento.
 Le GaE sono state “blindate”, vietato trasferirsi di provincia, a differenza di quanto – e giustamente – si poteva fare fino ad ora.

giovedì 28 aprile 2011

Prove Invalsi: Non ci arrendiamo!

 dal sito aetnanet.org
25 aprile 2011

La nota del 20 aprile 2011 firmata dal direttore generale del Ministero dell’Istruzione, dott.ssa Concetta Palumbo, con oggetto: “Servizio nazionale di valutazione – rilevazione degli apprendimenti per l’anno scolastico 2010/2011 – precisazioni”, essendo una semplice “nota” e non un’ordinanza  o un atto avente forza di legge, ovviamente non concorre a creare obblighi di fare non fare. Essa pur esplicando un quadro normativo che delinea quale debba essere la funzione di quell’istituzione nota con l’acronimo “Invalsi”, contiene, specie nella parte iniziale, delle rispettabilissime personali opinioni della dott.ssa Palumbo, che seppur importanti per la chiarissima fama dell’autrice, sono la traduzione tecnica di una precisa volontà politica ed in tali termini vanno acquisite ed analizzate.
La stessa nota ricorda che la legge 25 ottobre 2007, n° 176 all’art.1 comma 5 statuisce che: “(…)  il Ministro della Pubblica Istruzione fissa, con direttiva annuale, gli obiettivi della valutazione esterna(…)”, trattandosi di un servizio affidato esplicitamente ad un ente esterno, dovrà essere quell’ente a provvedere ad adempiere al preciso mandato che la legge gli conferisce.
Nessuna norma successiva, né di legge, né pattizia, prevede che le funzioni vengano delegate al personale amministrativo e docente delle singole scuole (adempimenti burocratici e correzione). L’Invalsi in base alla propria capacità economica e di gestione delle proprie risorse, dovrà accollarsi i relativi oneri economici, ivi compresa la remunerazione del personale da esso reclutato. Non a caso la dottoressa Palumbo, richiama la direttiva firmata dal Ministro Gelmini n° 67 del 30 luglio 2010, la quale ha individuato gli specifici obiettivi dell’Invalsi per l’a.s. 2010/2011, essa dà precisi compiti all’Invalsi, individuando anche in quali capitoli di bilancio sono allocate le risorse finanziarie utili allo svolgimento del mandato istituzionale di detta istituzione. Una gestione delle risorse economiche che essendo di rilevante entità, meriterebbe approfondimenti doverosi anche di altri uffici preposti alla vigilanza. Tuttora si limita ad inviare il proprio personale solo in “classi campione”. Il concorso istituzionale delle singole istituzioni scolastiche è doveroso e non appare negato: infatti non risulta che ai preposti dell’Invalsi, ove presentatisi, non sia mai stato negato l’accesso alle classi individuate per svolgere le loro mansioni.  In rifermento all’asserzione in cui tali impegni debbano essere inseriti nel  “piano annuale delle attività” di cui all’art. 28 comma 4 del vigente CCLN, presentato dal dirigente scolastico e deliberato dal collegio dei docenti, è da rilevare che esso viene sì deliberato dal collegio che si esprime con votazione libera dei suoi componenti, che possono votare, volendo, anche contro e quindi bocciarlo. In riferimento al riconoscimento economico demandato alla contrattazione integrativa di istituto, ai sensi degli art.6 e 88 del vigente CCNL, è da precisare che non sono mai state corrisposti stanziamenti per procedere ad un’adeguata contrattazione relativa all’Invalsi, che sono in alcune scuole è stata possibile. In particolare le attività aggiuntive sono qualificate volgarmente come “lavoro straordinario”, ed è pacifico che svolgerle o meno afferisce alla libera scelta del dipendente. L’Invalsi pur avendo una sua personalità giuridica, non ha ancora recepito nel suo galateo l’avvio di relazioni sindacali (almeno a livello decentrato) corrette, attraverso le quali richiedere “prestazioni aggiuntive” al personale delle scuole. Inoltre è da precisare che chiunque volesse usare note e circolari ministeriali al fine di imporre obblighi non direttamente previsti dalle norme contrattuali e dalla legge, potrebbe concorrere al delinearsi di profili previsti e puniti dal Codice penale, che all’articolo 610 statuisce: “Chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare, od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni”. L’arresto è facoltativo, la pena massima è di 4 anni. Tuttavia è da notare che almeno in Emilia all’interno degli organi territoriali delle OO.SS., firmatarie del vigente CCNL, non è stato per nulla affrontata la questione, né sembra che sia stato dato l’assenso diretto al lavoro gratuito, nè sono giunte informative da parte dell’Invalsi circa il reclutamento e l’inquadramento del personale da esso reclutato.

Salvatore Pizzo

Componente consiglio generale Cisl Scuola Parma
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venerdì 22 aprile 2011

da Venezia a Roma: la Palumbo in picchiata

Ed ecco l'ultimo pasticcio del MIUR: la nota del 20 aprile a firma della da noi nota Carmela Palumbo che sbrodola una serie di norme sulla presunta obbligatorietà delle prove Invalsi a cui aggiunge una commovente difesa d'ufficio sul valore intrinseco di tali prove.

Ci aspettavamo che dal Miur venisse fuori "un quadro normativo" di chiarimento sulle prove Invalsi ma, da quel che leggiamo, non emerge nulla di nuovo, il quadro continua ad essere caotico.
In nessuna delle norme citate dalla Palumbo è scritto che le scuole sono obbligate a far eseguire le prove Invalsi. Unica eccezione la "nota" Miur del 30/12/2010, che come questa del 20 aprile, è appunto una nota, quindi, come sappiamo, una semplice indicazione che non ha valore normativo.

La Palumbo precisa inoltre che il piano annuale delle attività deliberato dal Collegio docenti "non può non contemplare [...] le attività di somministrazione e correzione delle prove INVALSI" per poi qualificare come improprie eventuali delibere di adesione o  meno.
A scanso di equivoci le ultime delibere dei collegi docenti non esprimono la "non adesione" ma la "non disponibilità dei docenti a collaborare" in quanto non obbligati da nessuna norma.

I decreti sul "riordino" delle superiori parlano al più di scuole "oggetto" di valutazione , il soggetto che compie l'azione di valutare è indicato in enti esterni quali l'Invalsi (art. 7 commi 1, 2 e 3 DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 15 marzo 2010 , n. 87 per quanto riguarda i professionali ma si trovano gli analoghi per tecnici e licei) .

Con questo non si vuole mettere in discussione un'eventuale valutazione del sistema scolastico finalizzata ad un effettivo miglioramento della scuola statale e supportato da strumenti, anche ecomici. Il punto è che le disponibilità economiche continuano a diminuire (all'insaputa del ministro Gelmini!) e che queste prove Invalsi saranno direttamente legate alla meritocrazia e premialità dei docenti, come indicato dalla bozza del DPCM (previsto dall'art.74, comma 4, del decreto leguislativo n. 150 del 27 ottobre 2009. L. Brunetta).

Questo spiega perchè, mentre le prove Invalsi dovrebbero essere una fotografia della situazione del momento, senza "alcuna specifica forma di preparazione o, tanto meno, di addestramento" (come scritto ad esempio nelle ultime 4 righe della pag.2 di uno dei documenti presenti sul sito dell'Invalsi), certi insegnanti si stanno affannando a preparare gli studenti, coadiuvati dallo sciacallaggio delle case editrici.

Per non parlare delle differenze tra dati grezzi e dati elaborati dall'Invalsi determinate anche in base all'impressione avuta sui suggerimenti che insegnanti di alcune scuole avrebbero dato più di altri.
 
Per approfondire
 
LA RIBELLIONE “IMPROPRIA”   di Francesco Mele

martedì 19 aprile 2011

Senza prezzo. Anzi comunista

Senza prezzo. Anzi comunista
17/04/2011
Non sono a sua disposizione, egregio Presidente del Consiglio. Non sono un prezzolato che partecipa ai suoi bunga bunga di notte, o ai suoi vota vota di giorno. Non sono in vendita.
Ho una dignità che il suo denaro non può comprare. Ho una libertà di pensiero troppo grande per essere ospitata nella sua casa delle libertà e non sono pecora per il suo popolo di presunte libertà. Insegno ciò che so e ciò che vale.
Se lei non c’è, pazienza. Vorrà dire che merita di essere ignorato o non vale.
La cattedra non è una ribalta per sketch politici di parte, non è uno spazio pubblicitario alla sua mercé.
La scuola, se lo lasci dire, è cosa troppo seria per affidarla alle sue battute. Si dedichi alle barzelle oscene, alle meteorine, alle vallette, alle ministrine. E quando parla di me e della scuola, lo faccia con rispetto.
Sono un servitore dello stato, non uno che si serve dello Stato. Ricopro un incarico pubblico per merito e con onore.
Non sono stato nominato da lei né adescato da Mora o Fede. Quindi, non sono a sua disposizione.
Ho cura dei miei alunni. Non lascio che si scorga mai la mia preoccupazione per il loro futuro revocato, né che traspaia la mia vergogna per la classe politica che abbiamo e tanto meno la pena per una scuola pubblica abusata dal suo livore, dai tagli punitivi, dalle diffamazioni reiterate e immotivate.
Anche per questo, si rassegni. Sarà pure uno straordinario affabulatore, il principe di seduttori, ma non ha niente, proprio niente, che mi piaccia.
Se questo basta per essere comunista, ebbene sì, lo sono. 
Prof. Gianfranco Pignatelli

domenica 17 aprile 2011

INSIEME SI PUÒ

da ReteScuole



Bologna , 16/04/2011
Avevamo ragione noi!

inviata da Comitato bolognese Scuola e Costituzione

Tremonti e Gelmini stanno massacrando la nostra scuola pubblica in modo illegittimo.
I tagli dei docenti nelle scuole primarie e superiori per gli anni 2009 e 2010 sono annullati dal TAR Lazio con sentenza definitiva del 14/04/11.
Chi ha perso il posto di lavoro potrà riaverlo !
I decreti sugli organici devono essere rivisti previo parere del C.N.P.I., della Conferenza Stato Regioni e delle Commissioni parlamentari.
Le migliaia di docenti, personale ata, genitori e studenti che hanno lottato spesso da soli in piazza e con i ricorsi in questi anni contro il tentativo di distruzione della scuola pubblica statale vedono riconosciute le loro ragioni.


Il TAR del Lazio ha emesso in data 14/04/11 una serie di sentenze definitive di merito sul contenzioso promosso da docenti, genitori, studenti, associazioni e organizzazioni sindacali riguardante l’applicazione della legge 133/08, il cui art. 64 interviene pesantemente sugli organici della scuola producendo in tre anni un taglio di 87.000 docenti, 47.000 posti di personale ata, un consistente aumento degli alunni per classe e un complessivo impoverimento dell’offerta scolastica pubblica.
Il ricorso 2009 è stato sottoscritto da 1500 genitori e insegnanti della scuola primaria, e sostenuto dal Comune di Fiesole, quello del 2010 è stato sottoscritto da 755 docenti, studenti, genitori e personale ata delle scuole superiori di tutta Italia. Entrambi sono stati coordinati e hanno visto fra i ricorrenti il Comitato bolognese Scuola e Costituzione, l’Associazione nazionale Per la Scuola della Repubblica e il Crides di Roma.
Il secondo ricorso è stato sostenuto dalle province di Bologna, Cosenza, Perugia, Pistoia, Vibo Valentia, dai comuni di Imola, Empoli, Certaldo, Castiglionfiorentino e dal Codacons, costituiti “ad adiuvandum”.
Nell’udienza del 19 luglio il TAR aveva già ritenuto che le norme impugnate fossero illegittime perché applicate usando le circolari come fossero leggi.
La sentenza di merito n. 3271/2011 riconferma tale giudizio e obbliga l’amministrazione a riesaminare “le regole relative al dimensionamento degli organici e degli orari di insegnamento. Tale riesame va condotto mediante la previsione di una proposta coerente con le motivazioni della presente sentenza, che andrà sottoposta al C.N.P.I. ed alla Conferenza Unificata.
In ogni caso, nella formazione della proposta dovrà necessariamente prevedersi un complesso di misure atte ad assicurare:

a1) la ricostruzione delle posizioni dei docenti nelle rispettive graduatorie rispetto ai tagli di orari e di organici operati per effetto degli atti impugnati, relativamente agli anni scolastici di riferimento, mediante il riconoscimento di una apposita priorità di reinserimento nelle cattedre oggetto di soppressione dei rispettivi titolari, laddove – e nei limiti in cui - queste ultime risulteranno ripristinate a seguito della riedizione del potere o, comunque, mediante il riconoscimento ai fini curriculari dei relativi titoli;

a2) idonea facoltà per le famiglie degli alunni o degli studenti di operare apposito transito da uno ad altro istituto in conseguenza della rimodulazione dell’offerta formativa, oppure previsione di corsi aggiuntivi o attività di recupero per integrare l’offerta formativa carente nell’istituto di iscrizione, a favore degli studenti che hanno subito le riduzioni di orario nelle materie di insegnamento dei licei tecnici e professionali."

Solo con l’azione unita del mondo della scuola e delle Istituzioni potremo riaffermare il ruolo della Scuola della Repubblica, della scuola di tutti e per tutti.

Il Tar passa la palla alle Regioni ribadendone le competenze sugli organici: questa volta faranno la loro parte per difendere la scuola della Repubblica o continueranno il loro silenzio assordante?


Bruno Moretto, segretario del Comitato bolognese Scuola e Costituzione

Sentenza TAR Lazio n. 3271 del 14/04/11 sul ricorso collettivo di 750 docenti, ata, genitori e studenti della scuola superiore. Annullati i decreti sugli organici 2010/11.
Sentenza TAR Lazio n. 3251 del 14/04/11 sul ricorso collettivo del 2009 sottoscritto da 1500 docenti e genitori della scuola primaria. Annullati i decreti sugli organici per il 2009/10.

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T.A.R. Lazio, Sez. III bis, 14 aprile 2011, n. 3268

Il Tar boccia la Gelmini: “Illegittimi i tagli agli organici”. Ora il governo deve rimediare da Il Fatto Quotidiano
Tar: "illegittimi" i tagli al personale - Battaglia sulle graduatorie dei precari da La Repubblica.it 

martedì 12 aprile 2011

La logica dell'ambulanza



 da ReteScuole
12/04/2011
La logica dell'ambulanza

inviata da Cosimo De Nitto

«Sono contraria ai contributi chiesti ai genitori per le spese di funzionamento delle scuole. Oggi i soldi ci sono e chi se li fa dare dalle famiglie lo fa per attaccare il governo».

Che strano modo ha la Gelmini di ragionare.

La sua logica è perfetta, solo che è rovesciata, al contrario, come la scritta “ambulanza”. E’ l’immagine speculare contraria e rovesciata della realtà.
La colpa dei tagli, chiaramente inventati dall’opposizione in malafede e ideologicamente prevenuta, non è del governo, ma dei dirigenti scolastici che chiedono soldi alle famiglie, non perché servono alla scuola per sopravvivere, ma per “attaccare il governo”. Seguendo questa logica si dirà che la colpa della disoccupazione e della precarietà è dei giovani che scendono in strada a protestare, i quali avrebbero da lavorare, ma preferiscono rimanere disoccupati e precari per “attaccare il governo”. Se il governo diminuisce i fondi per gli enti locali e questi aumentano il costo dei servizi la colpa è degli enti locali che chiedono più soldi ai cittadini per “attaccare il governo”. Insomma la colpa non è di chi provoca il danno ma di chi si lamenta perché lo fa per “attaccare” chi questo danno ha provocato.
La magistratura accusa Berlusconi di reato? La colpa non è di Berlusconi per avere eventualmente commesso il reato, ma della magistratura che lo incrimina per “attaccare il governo”.
Questa logica (dell’ambulanza) costituisce parte integrante della retorica di questa destra, che segue sempre la stessa grammatica che provo a sintetizzare così:

1) E' falso quello che dice l'interlocutore, non perché non risponde al vero, ma perché è detto per colpire il capo, che essendo stato eletto e giudicato dal popolo non può essere criticato, altrimenti si è contro il popolo. Nemmeno la magistratura può giudicarlo, altrimenti compie atto eversivo contro la volontà popolare;

2) L'interlocutore viene sempre tacciato di sinistra, o vicino alla sinistra, o nei dintorni, dunque comunista, dunque il pericolo pubblico n° 1 del popolo. Ovviamente si dà per scontato che "sinistra", già nella parola, sia sinonimo di male.

3) Si adotta uno schema duale, o sei con me o contro di me, gli argomenti non contano. Non si può essere con, ma..., non si può essere contro, ma... Se non riescono ad inquadrarti nello schema, automaticamente vieni iscritto d'ufficio alla squadra avversaria.

4) Si contesta la credibilità dell'interlocutore, non le sue argomentazioni, con riferimenti "storici" decontestualizzati, anche se non c'entrano con l'argomento di cui si sta trattando (citazioni, dichiarazioni di tanto tempo fa, ecc.). tecnica tipicamente avvocatesca adottata quando, non potendo negare la gravità di una testimonianza, si cerca di screditare il testimone.

5) L'interlocutore, ormai identificato con la sua presunta (non importa che sia vero) "parte", viene accusato di aver fatto prima le cose che si attribuiscono alla destra. Se non l'ha fatte lui non importa, le ha fatte la sua parte, se non le ha fatte la sua parte non importa le ha fatte qualcuno della sua parte, ecc.

6) Porre domande retoriche insinuanti accompagnate da espressioni che mostrano certezze che però non si vogliono/possono esternare. (Come mai la magistratura ha mandato proprio in questo momento l'avviso di garanzia? ecc). Di solito queste domande devono insinuare il dubbio del complotto, ecc. bypassando sempre il merito delle questioni.

7) Si cerca sempre di negare anche l'evidenza, ma se non si può allora si assume la giustificazione che così fan tutti, o farebbero se ne avessero le possibilità.

8) Giustificarsi sempre, come fece quel ragazzo tanti anni fa quando lo si criticò perché era stato rimandato in tre materie e lui rispose: - Si, ma mio fratello è stato bocciato! Quando non si può negare l'addebito si dice che qualche altro paese, partito, persona ecc. ha problemi maggiori, oppure ha fatto la stessa cosa.

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Questa analisi, grezza ed empirica, è aperta e perciò suscettibile di aggiunte ed emendamenti. Chi vorrà aggiungere, togliere, precisare può tranquillamente farlo.

venerdì 8 aprile 2011

LE PIAZZE DEL 9 APRILE

9 aprile contro la precarietà: la mappa delle iniziative a nordest

Sabato 9 aprile anche a nordest è la giornata contro il precariato. «Il nostro tempo è adesso. La vita non aspetta», sotto questo slogan decine di gruppi e associazioni di precari [giovani in prevalenza, ma non solo] si danno appuntamento per far saltare il tappo di silenzio che comprime le energie di un'intera generazione che si sente derubata del futuro.


Ecco la mappa delle piazze a nordest:
Padova - piazza Garibaldi dalle 17.30 «per liberarsi della precarietà»;

Vicenza
- appuntamento per un flash mob e giochi per spiegare la precarietà in corso Palladio e piazza dei Signori dalle 16.30;

Verona
- dalle 15.00 alle 18.00 appuntamento in piazza Brà, aggiornamenti sul blog http://wakeveronaup.wordpress.com/;

Trieste
- appuntamento in piazza Cavana alle 15.30 con un presidio con musica, informazione, microfono aperto, mostra fotografica [info: ilnostrotempoeadesso.ts@gmail.comQuesto indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. ];

Mestre
- a piazza Ferretto dalle ore 14.00 fino alle 17.00;

Treviso
- manifestazione in due tempi, in mattinata fuori porta Manzoni, il pomeriggio in piazzetta Aldo Moro. Alcuni dati sulla precarietà dei giovani fra i 18 e i 29 anni nella provincia di Treviso: il 20% sono disoccupati; solo l'8% ha un contratto a tempo indeterminato; il 24& è a tempo determinato; un altro 24% ha contratti interinali; il 12% lavora in apprendistato; il 7% il tirocinio; il 5% parasubordinato.

giovedì 7 aprile 2011

Assemblea pubblica 14 aprile a Treviso


Il Comitato Insegnanti, Studenti e Genitori “Scuolandia”
vi invita
giovedì 14 APRILE alle ore 21.00
ITS PALLADIO, Via Tronconi -Treviso
ALL’ASSEMBLEA PUBBLICA PER DISCUTERE SULLA VALUTAZIONE DELLE SCUOLE E SULLE PROVE INVALSI

Relatori

Dott.ssa Cinzia Mion, Psicologa ed ex Dirigente Scolastica

Prof. Carlo Salmaso, Insegnante del Comitato Genitori e Insegnanti per la Scuola Pubblica di Padova
‘Una valutazione non è mai una misurazione

Introduce e coordina Elena Zuccon,
Presidente del Comitato Scuolandia di Treviso

martedì 5 aprile 2011

Valutazione e prove INVALSI

 da ReteScuole alcuni appuntamenti sul tema della valutazione e prove INVALSI




Roma - 5 Aprile - Coord. Scuole Elementari Roma

Roma - 6 Aprile - UNICOBAS
Riunione No INVALSI

Ivrea - 6 Aprile - Scuola e Società
Capaci e meritevoli? Valutazione, meritocrazia, gerarchia e disegualianza sociale

Molfetta (BA) - 7 Aprile - CESP
Seminario di Formazione: “Decreto Brunetta e Invalsi - Valutazione e Meritocrazia 

Conselve (PD) - 7 Aprile - CESP
Corso di aggiornamento regionale
Il D.L. Brunetta: gli effetti nella scuola


Napoli - 14 Aprile - CESP
Valutazione e meritocrazia: il decreto Brunetta e le prove Invalsi

domenica 3 aprile 2011

Vicenza: meno 178 insegnanti alle elementari

dal Giornale di Vicenza di oggi

SCUOLA. Previsioni ministeriali da settembre 

Tagli alle elementari
Meno 178 insegnanti

Anna Madron

In Veneto via 831 posti: precari a rischio e sindacati sconcertati

Sabato 02 Aprile 2011
A rischiare il posto saranno insegnanti giovani e precari.
Elementari tartassate. La scure del Ministero ha colpito duro e a farne le spese il prossimo anno scolastico sarà soprattutto la primaria. Sono 178 nelle scuole elementari del Vicentino i posti che salteranno per effetto di una contrazione di organico prevista dalla riforma, con conseguenze pesanti sul tempo scuola e sull'organizzazione generale dell'attività didattica.
Il dato, reso noto in via ufficiosa dallo Snals che ieri mattina a Venezia ha preso parte al tavolo regionale sulla ripartizione, viene definito allarmante dai sindacati che puntano il dito contro una manovra che penalizza in particolar modo la provincia di Vicenza, quella che in assoluto conta il più alto numero di alunni - 42.603 gli iscritti alla primaria per l'anno scolastico 2011/2012 - ma anche quella che subisce i tagli più consistenti. Verona (41.493 alunni) perde infatti 145 posti, Padova (39.690) 122, Venezia (35.393) 147, Rovigo (8.872) 35, Treviso (41.650) 157 e Belluno (8.553) 47. Una pioggia di segni negativi che si abbatte su tutta la regione dove i tagli complessivi, sempre nell'ambito della scuola elementare, ammontano a 831.
“Con questi numeri non si riescono a soddisfare le esigenze delle famiglie – dichiara Gianmaria Bragagnolo, dirigente Snals – se poi si considera che la manovra non è finita ma che abbiamo davanti ancora due anni di tagli, la situazione appare in tutta la sua gravità”. Il rischio, quello più immediato, che tutte le famiglie potrebbero toccare con mano a partire da settembre 2011, è la mancata copertura del tempo mensa in quei plessi dove, tra mille salti mortali, si era ancora riusciti a mantenere un'organizzazione oraria che prevede uno o due pomeriggi sui banchi con pranzo a scuola. “Siamo al collasso - commenta senza mezzi termini Doriano Zordan, segretario provinciale Snals - l'anno scorso il Vicentino ha perso 136 cattedre, quest'anno ne perde altre 178 a fronte di 90 pensionamenti. Un'emorragia che non può non avere conseguenze, anche sul rapporto tra alunni e docente che attualmente in Veneto è pari a 11,74 ed è uno dei più alti d'Italia”.
Lo ribadisce anche Tina Cupani, segretaria provinciale scuola Cisl, mettendo in luce il fattore occupazione. “L'anno prossimo - dice - ci saranno 178 persone che non lavoreranno più. Probabilmente saranno precari, ma questo poco importa, il dato oggettivo è che ci sono lavoratori con famiglie alle spalle che si ritroveranno da un anno all'altro senza stipendio”. E ancora: “I tagli - riprende Cupani - stanno mettendo in ginocchio la scuola vicentina che non sarà in grado di reggere una decurtazione così pesante e non riuscirà più a garantire un minimo di qualità. L'organizzazione didattica verrà inesorabilmente messa in discussione e mancherà il tempo scuola necessario per intervenire sulle criticità. Si verificherà inoltre un'estrema frammentazione degli orari che creerà disagi non solo ai docenti ma anche agli alunni ai quali non sarà più possibile garantire continuità didattica”. Anche sul fronte Cgil scatta l'allarme. “Meno scuola per tutti: questo è quello che sicuramente il governo garantisce - interviene il segretario scuola Cgil Sebastiano Campisi - per questo il 5 maggio prossimo organizzeremo il quarto sciopero in difesa della scuola pubblica”. Intanto lunedì mattina in Usp la questione bollente degli organici verrà affrontata nell'incontro previsto tra il dirigente Franco Venturella e le rappresentanze sindacali per definire qual è il prezzo che elementari saranno costrette a pagare

Veneto: Tagli Scuole Primarie

da Comitato genitori e insegnanti di Padova e provincia

Veneto: Provincia per provincia, i tagli di 800 insegnanti alle elementari


di Raffaella Iannuale
da Il Gazzettino
2 aprile 2011
Prime anticipazioni sul prossimo anno scolastico 2011-2012, all’insegna dell’austerity

Elementari in provincia di Padova: 122 maestri “tagliati”

Pesanti le conseguenze: tempi accorciati, accorpamenti di più classi e più alunni per aula
I tagli sono stati più pesanti di quanto si pensasse. Secondo i pronostici il Veneto avrebbe dovuto perdere 748 insegnanti nelle scuole elementari, in realtà le contrazioni sono state più penalizzanti: 831 maestri in meno. Non c’entra la Direzione regionale della scuola. È stato il Miur che non ha dato il numero dei docenti da tagliare, ma il contingente che il Veneto deve raggiungere: 16.610 posti. Nemmeno uno in più. Siccome oggi in Veneto ci sono 17.450 posti alle primarie, il conto è facile. Bisogna toglierne 831. Pura matematica.
      La provincia maggiormente penalizzata è Vicenza che perde 178 maestri, seguono Treviso con 157 in meno, Venezia con 147, Verona con 145, Padova con 122, Belluno con 47 e Rovigo con 35 maestri in meno.
Questa è la terza tranche di tagli decisa a livello ministeriale tre anni fa. Quindi si interviene su una situazione già al limite. «Le indicazioni della direzione regionale sono di favorire i tempi pieni e questo è positivo anche se non approviamo un’operazione di riduzione degli organici così pesante – spiega Salvatore Mazza segretario regionale Cgil scuola – salvare i tempi pieno non solo significa garantire più offerta formativa, ma dare anche maggiori vantaggi occupazionali. Verranno così penalizzati i rientri pomeridiani (tempi lunghi) e si arriverà a due tipologie di scuole: i tempi pieni con 40 ore e i tempi normali con lezioni solo alla mattina di 24-27 ore. L’altro grande problema riguarda il numero di alunni per classe, già molto elevato in molte realtà, e che ora rischia di raggiungere livelli di saturazione». Nei prossimi giorni verranno ripartiti i tagli anche alle medie e alle superiori: il Veneto dovrebbe perdere all’incirca 1.500 insegnanti

venerdì 1 aprile 2011

COMUNICATO 27 MARZO: “RICOMINCIO DAL 3”

Il 27 marzo 2011 a Bologna si è costituita la Consulta Nazionale per la Scuola Statale “Ricomincio dal 3” con la partecipazione di genitori e docenti dalle seguenti città: Bologna, Milano, Roma, Firenze, Viareggio, Carpi, Modena, Padova, Vicenza, Verona, Venezia, Savona, Parma, Pistoia, Napoli.
L’obiettivo della consulta è quello di affiancare il momento della riflessione, dell’elaborazione e della proposta a quello della mobilitazione gestito e organizzato dai movimenti. Riflettere su quanto nella scuola si realizzi del dettato costituzionale, a partire dall’art.3, e disegnare insieme proposte per una scuola che possa pienamente dargli attuazione.
Partito dalla lettera-appello di Genitori & Scuola, il percorso ha visto crescere l’adesione di soggetti più o meno organizzati, persone e movimenti da tutto il territorio nazionale:  è tale la preoccupazione per il futuro del sistema di istruzione statale che si è deciso di unirsi in una sorta di unico coordinamento, avendo come riferimento di partenza l'esperienza di scrittura condivisa della Legge di Iniziativa Popolare “Per una Buona Scuola per la Repubblica” (LIP, vedi link: www.leggepopolare.it). 
La LIP è stata un momento molto importante e significativo di costruzione collettiva, con il quale il movimento ha espresso un’idea di scuola nata dalla mediazione condivisa di tante diverse posizioni di partenza. Momento importante proprio per il metodo seguito, di costruzione dal basso, che ha impegnato nel 2005-2006 insegnanti di ogni ordine e grado, genitori, studenti, al di là di eventuali appartenenze politiche, sindacali o associative.
Il metodo collaborativo e della condivisione infatti è per noi un valore irrinunciabile: un’idea costruita collettivamente, frutto di mediazione, ma con il potere della democrazia e la ricchezza di più teste pensanti, di tante esperienze e realtà locali differenti tra loro.
Pensiamo che questo metodo sia più che mai necessario in questo istante: quello che la scuola vive è un malessere molto profondo, che rischia di dividere il fronte di genitori e docenti, che si è finora presentato compatto contro provvedimenti disastrosi ed ora procede invece in modo sgomento e scomposto nell’affrontarne la messa in pratica.
Quindi non è più rinviabile un’ampia operazione culturale: si deve lavorare sulla ricostruzione di un sapere critico laico che ci porti a ridare significato alle parole.
Cosa significa avere una Buona Scuola per la Repubblica?
Significa poter ragionare seriamente di argomenti urgenti, quali gli scopi della valutazione, ma soprattutto della funzione costituzionale del sistema di istruzione statale e del disastro strutturale nel quale versano i diversi gradi di scuola dopo anni di tagli; significa interrogarci sulla democrazia nella scuola, e dunque sulla funzione degli organi collegiali e sulle loro competenze.
L’intera gestione del sistema scuola è in enorme crisi: l’amministrazione non funziona più, e uno dei pochi strumenti istituzionali sui quali la scuola poteva contare, il C.N.P.I  (Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, istituito nel 1974 come organo collegiale elettivo) viene smantellato lentamente.
Ciononostante, non accettiamo la sconfitta: continuiamo a resistere, anzi, vogliamo rilanciare.
Raccogliamo la sfida lanciata in occasione dell’Incontro nazionale delle scuole dello scorso 30 gennaio: non si deve più solo difendere, bisogna pensare al rilancio della scuola statale.
“Ricomincio dal 3” ha come compito proprio il rilancio: ragionare sui principi condivisi per delineare la Buona Scuola e chiederci quali siano le buone pratiche che si possono adottare da subito nelle scuole per arginare lo sfascio.
La Buona Scuola c'è già, è diffusa nel territorio, sta nella passione di tante e tanti insegnanti che, nonostante il degrado di risorse, di considerazione e di immagine a cui la politica di vario colore li ha condannati da molti anni, continuano a mettere al centro della loro azione il diritto all'istruzione dei giovani e con passione sperimentano e realizzano quelle buone pratiche che ci si propone di far emergere, valorizzare e citare ad esempio di Buona Scuola a tutte le scuole del paese.
La Buona Scuola c’è già, ed è nella passione e nell’impegno di tanti genitori e di tanti cittadini che lavorano negli organi collegiali, nelle scuole e nelle associazioni, nei comitati e nei movimenti, per garantire il diritto allo studio dei loro figli e delle loro figlie, il diritto ad avere pari opportunità di accesso al sapere in un sistema di istruzione statale di qualità, democratico, laico, inclusivo e gratuito.
Dalla condivisione e dal confronto può essere innescata una spirale virtuosa: le esperienze significative possono rappresentare quel repertorio di buone pratiche su cui rifondare la scuola statale italiana, una sorta di gara in cui vinciamo tutti se tutti veniamo messi nelle condizioni di arrivare fino in fondo.
Il percorso si iscrive in quello generale di difesa dei beni comuni e dunque si pone in una duplice ottica: la difesa dell’istruzione come bene comune e la proposta di un’alternativa che possa alimentare nella pratica quotidiana la rivendicazione di quell’attenzione e di quelle risorse da parte della politica di cui la Buona Scuola ha bisogno, di cui il paese ha bisogno.
La consulta è aperta a situazioni organizzate, comitati, associazioni, gruppi, collettivi, ma anche singoli docenti, genitori, studenti o cittadini, nella convinzione che una testa pensante nella fase di progettazione e confronto valga in se stessa e indipendentemente da una rete territoriale di riferimento.
Al fine di rendere più efficace l’azione, saranno predisposti un forum, un sito, una piattaforma, o altri strumenti ritenuti utili alla comunicazione interna ed esterna.
Qualunque iniziativa verrà proposta a tutta la rete in una sorta di Patto di Consultazione e poi realizzata, nel singolo territorio o in tanti contemporaneamente. Ciò riguarderà sia iniziative pubbliche che di discussione.
Ipotizziamo una serie di convegni sulle questioni più urgenti (OOCC, valutazione, buone pratiche), che ci consentano di ragionare non solo della quantità dei tagli, ma della loro qualità.
Sono già in calendario o comunque in via di programmazione: seminario su OO.CC. dell’Ass. Scuola della Repubblica: data da definirsi, Bologna; 10 aprile, Milano: seminario su Merito e Valutazione; 3 maggio, Roma: convegno sull’Invalsi.
Bologna, 27 marzo 2011

Alla Consulta Nazionale hanno aderito finora le seguenti realtà collettive:
Genitori e scuola
ScuolaFutura Carpi
Coordinamento Buona Scuola Carpi
Lascuolasiamonoi Parma
Coordinamento IstruzioneBeneComune Parma
NapoliScuole - Zona Franca
Collettivo Liceo  "Vico" Napoli
Associazione Scuola per la Repubblica
Assemblea delle Scuole Bologna
Coord. Presidenti consigli di Circolo e di Istituto di Bologna e provincia
Scuola e Costituzione Bologna
Ass. 31 ottobre
Gruppo Scuola e Laicità di Savona
Comitato Torinese per la Laicità della Scuola
Comitato Genitori ed Insegnanti per la Scuola Pubblica di Padova
Redazione di école
Retescuole
Coord. scuole secondarie Roma
Coord. Provinciale Pistoiese in difesa della scuola Pubblica
Retescuole Verona
Tavolo regionale in difesa della scuola pubblica della Toscana
Tavolo regionale in difesa della scuola pubblica del Lazio
CESP Padova
Assemblea in difesa della scuola pubblica Vicenza
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