venerdì 22 aprile 2011

da Venezia a Roma: la Palumbo in picchiata

Ed ecco l'ultimo pasticcio del MIUR: la nota del 20 aprile a firma della da noi nota Carmela Palumbo che sbrodola una serie di norme sulla presunta obbligatorietà delle prove Invalsi a cui aggiunge una commovente difesa d'ufficio sul valore intrinseco di tali prove.

Ci aspettavamo che dal Miur venisse fuori "un quadro normativo" di chiarimento sulle prove Invalsi ma, da quel che leggiamo, non emerge nulla di nuovo, il quadro continua ad essere caotico.
In nessuna delle norme citate dalla Palumbo è scritto che le scuole sono obbligate a far eseguire le prove Invalsi. Unica eccezione la "nota" Miur del 30/12/2010, che come questa del 20 aprile, è appunto una nota, quindi, come sappiamo, una semplice indicazione che non ha valore normativo.

La Palumbo precisa inoltre che il piano annuale delle attività deliberato dal Collegio docenti "non può non contemplare [...] le attività di somministrazione e correzione delle prove INVALSI" per poi qualificare come improprie eventuali delibere di adesione o  meno.
A scanso di equivoci le ultime delibere dei collegi docenti non esprimono la "non adesione" ma la "non disponibilità dei docenti a collaborare" in quanto non obbligati da nessuna norma.

I decreti sul "riordino" delle superiori parlano al più di scuole "oggetto" di valutazione , il soggetto che compie l'azione di valutare è indicato in enti esterni quali l'Invalsi (art. 7 commi 1, 2 e 3 DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 15 marzo 2010 , n. 87 per quanto riguarda i professionali ma si trovano gli analoghi per tecnici e licei) .

Con questo non si vuole mettere in discussione un'eventuale valutazione del sistema scolastico finalizzata ad un effettivo miglioramento della scuola statale e supportato da strumenti, anche ecomici. Il punto è che le disponibilità economiche continuano a diminuire (all'insaputa del ministro Gelmini!) e che queste prove Invalsi saranno direttamente legate alla meritocrazia e premialità dei docenti, come indicato dalla bozza del DPCM (previsto dall'art.74, comma 4, del decreto leguislativo n. 150 del 27 ottobre 2009. L. Brunetta).

Questo spiega perchè, mentre le prove Invalsi dovrebbero essere una fotografia della situazione del momento, senza "alcuna specifica forma di preparazione o, tanto meno, di addestramento" (come scritto ad esempio nelle ultime 4 righe della pag.2 di uno dei documenti presenti sul sito dell'Invalsi), certi insegnanti si stanno affannando a preparare gli studenti, coadiuvati dallo sciacallaggio delle case editrici.

Per non parlare delle differenze tra dati grezzi e dati elaborati dall'Invalsi determinate anche in base all'impressione avuta sui suggerimenti che insegnanti di alcune scuole avrebbero dato più di altri.
 
Per approfondire
 
LA RIBELLIONE “IMPROPRIA”   di Francesco Mele

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