sabato 30 maggio 2009

INDIGNAMOCI A VICENZA!

articolo del Giornale di Vicenza di oggi, sabato 30 maggio 2009
di Anna Madron

SCUOLA E IMMIGRATI. Scoppia il caso all'istituto tecnico: raccolta firme dei docenti. La difesa: «Era prassi da tempo».

Altolà al "Boscardin"
Chiedeva i permessi


Il dirigente provinciale Venturella emette un provvedimento di revoca. Il preside aveva richiesto agli stranieri di produrre la "carta" di soggiorno

Vicenza. Se l'avesse letta il ministro Maroni avrebbe sicuramente gradito. Invece la lettera inviata ai genitori degli alunni di prima dal preside del Boscardin, Mauro Perrot, nel giro di poche ore ha scatenato proteste a non finire, una raccolta firme tra gli insegnanti per esprimere contrarietà ad un'iniziativa ritenuta non solo troppo zelante ma perfino anticostituzionale e in ultima battuta un'ordinanza di revoca da parte del dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale, Franco Venturella.
Galeotta di tanto rumore l'ultima riga di quel documento spedito agli studenti di terza media, là dove viene specificato a chiare lettere che gli alunni stranieri al momento dell'iscrizione «devono consegnare in segreteria copia del permesso di soggiorno». Ma per quale motivo, si sono chiesti genitori e docenti, se allo stato attuale non esiste una normativa in questo senso (il dl Maroni è in discussione alla Camera) e le scuole sono tenute a pretendere semplicemente un'autocertificazione in cui vengono specificati i componenti della famiglia e la residenza dell'alunno? Così a loro volta gli insegnanti hanno preso carta e penna e consegnato al preside Perrot alcune righe di dissenso, seguite da una serie di firme raccolte nel giro di qualche ora tra i colleghi e il personale Ata.
«Quello all'istruzione - si legge nel testo redatto da Claudia Rancati e Riccardo Curti, docenti del tecnico di via Baden Powell - è un diritto essenziale e universale sancito dalla Costituzione della Repubblica e non è accettabile che in un'istituzione pubblica sia violata questa norma fondamentale e si attuino forme di discriminazione degli alunni in base al paese di provenienza». E ancora si fa notare che «la scuola deve dare il buon esempio, favorire il libero confronto, la conoscenza e il rispetto delle diverse culture» e che quindi esigere il permesso di soggiorno «è in contrasto con gli obiettivi educativi della scuola pubblica italiana».
Lo sostiene anche il segretario della Cgil scuola Sebastiano Campisi che parla di violazione dell'articolo 34 della Costituzione, là dove si ricorda che la scuola è aperta a tutti, cittadini italiani e non, regolari e clandestini. Lo sanno bene al Boscardin dove si registra, fa sapere il vicepreside Mario Mariotto, oltre il 10% di immigrati sui banchi tra moldavi, serbi, africani, arabi. Tutti iscritti previa consegna del permesso di soggiorno? «Allegarlo all'iscrizione è una prassi che nell'istituto viene seguita da anni senza che ci siano mai state contestazioni», risponde il preside Mauro Perrot, spiegando che «nessuno finora aveva mai dato peso a quella richiesta. La eliminerò dal modulo, perchè non è mai stata mia intenzione penalizzare gli alunni stranieri». Peraltro a ricordare che la scuola ha il dovere di accogliere tutti e offrire a tutti le stesse opportunità ci ha pensato nel pomeriggio di ieri Franco Venturella appena informato del caso. Il dirigente dell'Usp, dopo essere intervenuto a Padova per una vicenda analoga rimbalzata sulla cronaca nazionale, ieri pomeriggio ha ufficialmente chiesto al preside Perrot di revocare la famigerata circolare. «Per il momento, anche se la discussione politica è in corso - sottolinea Venturella - non c'è alcuna normativa che giustifichi la richiesta del permesso agli immigrati. Anzi, la scuola ha l'obbligo di rimuovere tutti gli ostacoli che possono interferire con l'educazione e la formazione dell'individuo. Che sia italiano o no, residente o clandestino: chiunque ha il diritto di iscriversi, frequentare un istituto e conseguire un titolo di studio. Le scuole del Veneto in questo sono sempre state di esempio e non è proprio il caso, adesso, di scivolare su una buccia di banana».

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