giovedì 25 marzo 2010

Pane e acqua

Concita De Gregorio
Unità: Pane e acqua
24-03-2010

Qualche volta mi è capitato di dimenticare le rette scolastiche. La mensa, soprattutto. Quando i figli sono tutti piccoli, bollettini diversi scadenze diverse: le portano a casa negli zaini dicono mamma tieni, uno appoggia distratto il pezzo di carta sulla mensola,poi magari non si trova più, si perde in mezzo ad altre carte. Si paga in ritardo, con la penale, senza decreti ovviamente, e finisce lì. La prossima volta si sta più attenti. Non si pensa mai - e questo dipende dal fatto,credo, che siamo cresciuti, la mia generazione è cresciuta in un Paese dove la scuola pubblica specie quella elementare era fantastica, la cura dei bambini un bene superiore condiviso - che le colpe dei padri possano ricadere sui figli.

C'entrano anche certi insegnamenti primari, certo, tipo questo. Perciò non succede niente, se un padre dimentica di pagare una retta di certo la scuola farà in modo che il bambino non sia neppure sfiorato da un pensiero che non saprebbe concepire. Se - più grave, più triste - i genitori non possono, invece, pagarla, la scuola - il comune, l'ente pubblico, lo Stato - si fa carico della debolezza dei grandi e protegge i piccoli. È ovvio che quando i bambini si siedono a tavola, a mensa, devono avere nei piatti tutti la stessa pasta al sugo. Non c'è nemmeno bisogno di spiegare perché.

Perciò ci saranno cose più gravi ma mi dispiace, non riesco a pensare ad altro che a quei nove bambini che lunedì si sono seduti ai piccoli tavoli spostando le piccole sedie, hanno aspettato che arrivasse come ogni giorno la signora con carrello e hanno visto la pasta nei piatti degli altri, il pane nel loro. Scuola elementare di Montecchio Maggiore, provincia di Vicenza. Il comune (Lega, Pdl) aveva avvisato: questa la spiegazione. Sette bimbi stranieri, due italiani: pane e acqua.

Riuscite a immaginarvi di avere sei anni, sedervi a tavola coi compagni,vedervi porgere un pezzo di pane, la pasta nei piatti degli altri e i loro sguardi sudi voi? Sentire il compagno che chiede«perché tu mangi il pane», e non sapere cosa rispondere? Provate ad andare a ritroso negli anni, a mettervi in quelle scarpe e quei grembiuli: che cosa fareste? Piangereste, restereste in silenzio, mangereste il panino, dareste una spinta al compagno rovesciando il piatto? Ma che paese siamo diventati? Ma cosa ci è successo? Ma come è possibile che abbiamo smarrito persino l'istinto a tutelare l'innocenza, la cura dello sguardo di un bimbo, il suo valore? Cosa ci stiamo a fare, di cosa parliamo se non sappiamo sentire e insegnare questo? Da dove possiamo ripartire se non da qui?

Il resto, tutto il resto, ne consegue. Mille posti in meno alla Fiat, altre mille famiglie che presto non potranno pagare le rette. Andate a cercare la notizia nei giornali, nei tg. Cercate bene, poi fateci sapere. A qualcuno interessa se da domani ci saranno mille posti di lavoro in meno? Non tocca mai a noi, non è vero? Sono storie di poveri, una minoranza. E se nostro figlio è compagno di banco e di classe dei nove a pane e acqua alla fine sarà meglio cambiargli scuola, che magari poi fa domande a cui non sappiamo rispondere. È così imbarazzante sentire i bambini che domandano perché. Diamogli la play station, così stanno zitti.

domenica 21 marzo 2010

Scuole secondarie di 2° grado: tagli e rammendi


Chi insegnerà cosa?  Alle singole scuole l'ardua sentenza!

E chi taglierà le ore delle classi intermedie? 
Al MIUR la forbice! 
ma lo faccia sapere ai novelli tagliatori di teste...

dal sito http://www.flcgil.it/

Scuola L'ennesimo incontro inconcludente al Ministero. Ancora da definire l'assegnazione delle classi di concorso agli insegnamenti nelle prime e la riduzione delle classi successive. Poca chiarezza anche sulle confluenze "automatiche" e sui licei musicali e coreutici.

Scuola superiore: ancora tutto in alto mare per i nuovi ordinamenti
17-03-2010 | Scuola

Si è tenuto ieri l’incontro al Miur convocato su un ordine del giorno che prevedeva un’informativa sull'organico dei docenti e sui provvedimenti attuativi dei nuovi regolamenti della scuola secondaria, in particolare sull'assegnazione degli insegnamenti previsti per le nuove prime alle classi di concorso e sulla individuazione degli ambiti disciplinari su cui operare la riduzione oraria nelle classi successive alle prime a 32 ore degli istituti tecnici ed a 34 ore degli istituti professionali.

Sugli organici non è stata fornita nessuna nuova informazione rispetto a quanto già comunicato nell'incontro dello scorso 23 febbraio. L'unica cosa certa è che il prossimo anno saranno tagliati 25.600 posti di docenti e 15.256 ATA.

Per quanto riguarda i nuovi ordinamenti della scuola superiore, mentre i regolamenti sono tutt'altro che definitivi (manca ancora la firma del Presidente della Repubblica, il parere della Corte dei Conti e la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale), i provvedimenti successivi che dovrebbero attuare quei regolamenti sono ancora in alto mare.

Assegnazioni degli insegnamenti delle nuove prime alle classi di concorso

L'assegnazione degli insegnamenti delle prime del nuovo ordinamento alle classi di concorso è ancora in bozza e non è stato ancora deciso con quale atto sarà adottata. L'unica certezza è che saranno utilizzate le attuali classi di concorso, essendo stato rinviata la definizione delle nuove classi che dovrebbero quindi partire dall’a.s.2011/12.

Per molti insegnamenti saranno inizialmente previste numerose "atipicità". Con le "atipicità" si assegna l’insegnamento di una stessa disciplina a più classi di concorso, e si lascia alle scuole l'onere di decidere a quale classe di concorso specifica, fra quelle indicate, vada assegnato, fermo restando l'obbligo ad assegnare queste ore al personale attualmente in servizio presso quella istituzione scolastica.

Le "atipicità" sono già state adottate negli scorsi anni per vari indirizzi sperimentali e spesso hanno determinato contenzioso e discrezionalità.

Riduzione di orario nelle classi successive dei tecnici e dei professionali

Per quanto riguarda la decurtazione delle ore nelle II, III e IV dei Tecnici e nelle II e III dei Professionali non è ancora disponibile alcun documento, vista la complessità della materia e delle diverse situazioni che nel corso degli anni si sono prodotte su impianti orari non esattamente omogenei, anche a fronte della stessa tipologia di indirizzo.

E’ stato ribadito che in ogni caso su questa materia la decisione spetta al Miur ed abbiamo quindi richiesto che il Miur stesso ribadisca tale principio a tutte le istituzioni scolastiche, con una nota ufficiale ed in tempi brevissimi, data la situazione di grande confusione e conflitto che si sta producendo in molte scuola, in cui sono stati convocati, inopportunamente, i collegi dei docenti per deliberare in merito.

Il Miur, condividendo la necessità di fermare questo incomprensibile, inutile ma dannoso processo si è impegnato in tal senso, dato che quelle diminuzioni vanno stabilite a livello nazionale per tutte le scuole e che quindi non è previsto alcuna delibera delle scuole stesse.

Confluenze automatiche e nuove denominazioni

Sulla gestione delle confluenze automatiche tra il vecchio e il nuovo ordinamento, per le sole classi prime, viste le numerose segnalazioni di anomalie e dimenticanze, abbiamo sollecitato la pubblicazione del quadro completo per provincia degli indirizzi/opzioni attivati nei vari istituti. L'attuale applicazione on-line del Miur non permette una visione complessiva del quadro dell'offerta formativa e la verifica della correttezza delle confluenze.

L'Amministrazione si è impegnata a fornirla a breve.

Licei musicali e coreutici

L’Amministrazione ha fornito l’elenco degli licei coreutici e musicali fino ad ora autorizzati: 28 licei musicali e 5 coreutici.

E’ stato specificato che sono stati autorizzati, non solo i percorsi sperimentali attivati con decreto ministeriale, così come previsto dalla bozza di Regolamento sui licei, ma anche quelli istituiti in convenzione con istituzioni AFAM e quelli presenti nelle delibere regionali sulla programmazione dell’offerta formativa per il 2010/11.

La FLC Cgil ha criticato i criteri assolutamente discrezionali con cui l’Amministrazione ha autorizzato i nuovi percorsi, tenuto conto che non dappertutto quei criteri sono stati coerentemente rispettati. Sarebbe alquanto opportuno che le istituzioni escluse, a questo punto, seppure in ritardo, facessero sentire la loro voce sia nei confronti dell’Amministrazione scolastica che degli enti locali.

Riguardo agli insegnamenti di indirizzo nei licei coreutici e musicali, l’Amministrazione ha dichiarato che per i primi, non esistendo attualmente una esperienza consolidata, si ricorrerà alle convenzioni con l’Accademia nazionale di danza per gli insegnamenti di indirizzo.

Per i licei musicali, dove invece c’è una maggiore esperienza ed una presenza più consolidata di personale, in fase transitoria saranno utilizzati prioritariamente i docenti in possesso dei titoli ora richiesti per l’insegnamento di strumento musicale nella scuola media e/o i docenti diplomati di conservatorio e abilitati per le classi di concorso A031 e A032.

L’insegnamento di Storia della musica sarà assegnato ai docenti della classe di concorso A031 , mentre nei licei musicali attualmente sperimentali, dovrebbero continuare ad insegnare i docenti ora utilizzati.

La riunione è stata quindi aggiornata al 31 marzo, data in cui dovrebbero esserci fornite maggiori informazioni sugli organici e sulla riduzione oraria nelle classi successive alle prime.

Roma, 17 marzo 2010

FACCIAMO I CONTI: Camion vela a Schio

del Comitato Salvalascuolapubblica dell'Alto Vicentino


COMUNICATO STAMPA
Non ci sarà nessun taglio alla scuola. Sulla scuola troppe cose divorziano con la realtà. Dalla sinistra stanno arrivando messaggi assolutamente falsi e inutili allarmismi”. Queste sono le parole del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi nell'ottobre 2008.
Quanto fosse sincera quest'affermazione, tutti lo stiamo toccando con mano: quest'anno nelle scuole italiane sono stati tagliati 36.218 docenti e circa 15.000 ATA (bidelli, tecnici, personale di segreteria), sono stati chiusi 322 istituti considerati sottodimensionati e sono state eliminate 4.945 classi. Nonostante ci fossero 37.876 alunni in più rispetto all'anno precedente.
La nostra scuola è buona ma non possiamo permettercela”, ha affermato il ministro dell'Economia Giulio Tremonti, e quindi l'anno prossimo verranno tagliati altri 25.600 docenti e 15.000 ATA anche se - già solo nella scuola primaria - ci saranno 15.000 alunni in più.
Ma questo non è solo il più grande licenziamento della storia italiana, non è solo un problema di posti di lavoro (già 500 eliminati tra Vicenza e provincia). Questi tagli – perché questo è il vero nome della “riforma Gelmini”- hanno delle ripercussioni negative pesantissime sugli studenti e sulle famiglie: ci sono danni già visibili ora e altri che saranno palesi negli anni futuri: classi troppo numerose perché gli alunni possano venire seguiti come si deve e così sovraffollate da essere addirittura fuori dai parametri di sicurezza, perdita della possibilità di attuare interventi individualizzati per chi ne avrebbe bisogno, nella primaria eliminazione progressiva degli insegnanti specialisti di lingua inglese, impossibilità di effettuare laboratori e didattica operativa – che pure gli studi italiani e internazionali raccomandano come la più efficace.
Il Ministero dell'Istruzione, nonostante le promesse ripetute sui media, non ha concesso ai genitori l'orario richiesto: nella primaria (i cui alunni nei test internazionali si classificavano nei primi posti al mondo) dall'anno scorso e anche per l'anno prossimo, alle classi vengono assegnate 27 ore e anche le scuole che, a fatica, quest'anno sono riuscite a mantenere l'orario precedente, da settembre lo dovranno per forza ridurre. Le famiglie, se vogliono quei pomeriggi che prima la scuola offriva gratuitamente, ora sono costrette a pagare. Anche nella scuola secondaria sta avvenendo lo stesso: riduzione del tempo scuola, perdita di opportunità per gli studenti.
Non è stato vero che la scuola non avrebbe subìto tagli, non è vero che questi tagli siano necessari: il nostro Paese spende poco per l'istruzione, ovvero una percentuale del PIL al di sotto della media dei paesi OCSE (4,7% contro il 5,8% degli altri). Si distrugge l'organizzazione della scuola pubblica ma per quella privata addirittura si aumentano i finanziamenti. Si tagliano 8 miliardi alla scuola pubblica, ma ne sono stati investiti 15 per comprare 131 cacciabombardieri F35 da attacco.
Da lunedì 22 marzo, per due settimane, un camion vela pagato con l'autotassazione degli insegnanti sarà a Schio e nei paesi limitrofi con il nostro messaggio di denuncia su quanto sta accadendo e volantini verranno distribuiti nelle scuole, perché noi non possiamo e non vogliamo tacere di fronte a questa vergogna, e la distruzione che il governo sta operando non verrà aiutata dal nostro silenzio e dalla nostra complicità.

21 marzo 2010                                                              
Comitato Salvalascuolapubblica Alto Vicentino

Accade in Lombardia... per ora!

da http://retescuole.forumscuole.it/

FEDERALISMO SCOLASTICO
Milano, 21/03/2010


In Lombardia dal prossimo anno gli Istituti professionali non rilasceranno più qualifiche ai nuovi iscritti, ma solo diplomi
creato da Mario Piemontese 

A chi si iscrive oggi ad un Istituto professionale in Lombardia non verrà più rilasciata al termine del terzo anno una qualifica. Per ottenere la qualifica bisogna iscriversi a un corso di Istruzione e formazione professionale regionale.

Il 25 febbraio congiuntamente il Direttore dell'USR della Lombardia Giuseppe Colosio e il Direttore della DG Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia Roberto Albonetti, hanno firmato una nota di chiarimento a proposito del rilascio di qualifiche da parte degli Istiuti professionali. A chi si iscrive oggi ad un Istituto professionale in Lombardia non verrà più rilasciata al termine del terzo anno una qualifica. Per ottenere la qualifica bisogna iscriversi a un corso di Istruzione e formazione professionale regionale.

In altre parole in Lombardia non sarà più necessario applicare il principio di sussidiarietà in materia di rilascio di qualifiche professionali. Lo Stato non dovrà più supplire la Regione, così come accaduto in questi anni, così come previsto dal Regolamento sul riordino dei professionali e dalla C.M n. 17/10 sulle iscrizioni. Secondo quanto scritto dai due direttori, Regione Lombardia è ormai in grado di applicare l'art. 117 della Costituzione e di esercitare l'esclusività che le compete a proposito di Istruzione e Formazione Professionale (IFP).

La legge n. 40/07, approvata durante il Governo Prodi, riassorbendo nel sistema di Istruzione di Stato gli Istituti tecnici e quelli professionali, che la Moratti avrebbe voluto regionalizzare, in maniera molto esplicita chiarisce che il percorso degli Istituti professionali è finalizzato al conseguimento di un diploma, coerentemente con quanto previsto dall'art. 117 della Costituzione.

Con l'accordo del 16 marzo 2009 Formigoni e Gelmini hanno definito in Lombardia l'offerta integrata tra Stato e Regione di Istruzione e Formazione Professionale: il prossimo anno 115 istituti statali su 376 offriranno corsi di IFP regionali. Regione Lombardia in questo modo vuole affermare a spese dello Stato il suo modello di Istruzione

Il percorso professionale statale permette al termine dei 5 anni il conseguimento di un diploma che dà accesso all'università, mentre il percorso regionale al termine del terzo anno rilascia una qualifica di II livello, al termine del quarto una qualifica di III livello e la possibilità di accedere all'Istruzione e Formazione Tecnica Superiore (IFTS), ma non di accedere all'università, se non dopo un ulteriore anno integrativo di preparazione all'esame di Stato.

In Lombardia la maggior parte degli allievi al termine del terzo anno di un percorso di IFP regionale decide di non proseguire passando al quarto anno, mentre la maggior parte degli studenti degli Istituti professionali dopo il terzo anno decide di proseguire per ottenere il diploma. L'O.M. n. 87/04 prevede la possibilità di passare da un percorso di IFP regionale a un percorso di Istruzione Professionale Statale, ma in Lombardia mai nessuno è stato in grado di farlo, cioè di superare gli esami per passare da un Centro di Formazione Professionale a un Istituto Professionale Statale. E' evidente quindi che i due percorsi oltre a non dare le stesse opportunità danno anche formazioni diverse. Per lo stesso motivo non è mai saltato in mente a chi ha raggiunto la qualifica di III livello al quarto anno di IFP regionale, di fare un anno integrativo per poter sostenere l'esame di Stato e ottenere così la possibilità di accesso all'università.

I giovani lombardi saranno dunque discriminati, rispetto ai loro coetanei che vivono in altre regioni, perché per poter conseguire una qualifica professionale dovranno rinunciare a priori al diploma e quindi alla possibilità di andare all'università, e per conseguire un diploma dovranno rinunciare a priori a una qualifica professionale.

In Lombardia in questi anni il numero di iscrizioni nei CFP è aumentato, mentre quello negli Istituti Professionali Statali è diminuito.E' prevedibile quindi che la scelta di genitori e studenti che hanno escluso l'iscrizione a un Tecnico o a un Liceo, si orienterà soprattutto verso i percorsi che rilasciano qualifiche e non verso quelli che rilasciano diplomi. Assisteremo quindi alla regionalizzazione degli Istituti Professionali Statali e alla loro dequalificazione. Di fatto si realizzerà quello che era nelle intenzioni della Moratti e che la legge n.40/07 ha tentato invano di evitare. Il destino degli Istituti professionali è stato segnato 10 anni fa dalle modifiche al Titolo V della Costituzione, e non tanto da avvenimenti recenti.

Milano, 21 marzo 2010

Mario Piemontese

martedì 16 marzo 2010

Protesta degli editori: libri di testo preparati "alla cieca"

da tuttoscuola.com


Protesta degli editori di libri scolastici


Gli editori di libri scolastici protestano perché dopo il varo della riforma della scuola superiore da parte del ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini non sono stati definiti tempestivamente i programmi, rendendo impossibile predisporre i libri di testo in tempo per l'inizio del prossimo anno scolastico. In pratica, dicono in dichiarazioni riprese dalle agenzie di stampa, i testi dei ragazzi che a settembre faranno la prima superiore sono stati preparati "alla cieca": gli istituti stanno raccogliendo le iscrizioni, ma cosa dovranno effettivamente studiare gli alunni ancora non si sa con precisione.
Ieri sono uscite le bozze delle indicazioni nazionali per il sistema dei licei, pubblicate nel sito del Ministero, che saranno però oggetto di una vasta consultazione e poi saranno riesaminate, e probabilmente riformulate, da un'apposita commissione ministeriale. Solo allora si disporrà, secondo gli editori, di informazioni sufficienti per redigere libri di testo aggiornati alle effettive novità.

martedì 16 marzo 2010

domenica 14 marzo 2010

Primi ricorsi dei genitori sul tetto del 30%

ROMA E MILANO CONTRO IL TETTO «STRANIERO»

Anche su una delle più profonde novità in ambito scolastico volute dal governo - il «tetto» del 30% di alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole - a quanto pare l'ultima parola spetta ai giudici. Sono partite in questi giorni, infatti, due azioni legali volte a sventare l'attacco alle scuole pubbliche che da anni fanno, senza scalpore, lavoro di integrazione. A Roma proprio ieri è stato notificato al ministero dell'Istruzione e all'ufficio scolastico regionale il ricorso che alcuni genitori della scuola Pisacane di Torpignattara, insieme all'associazione Progetto Diritti, hanno presentato al Tar. Stesso obiettivo, ma con diversa strategia a Milano: qui due donne, una rumena e una egiziana, hanno presentato un ricorso davanti al giudice ordinario per discriminazione nei confronti delle loro figlie, insieme all'associazione studi giuridici sull'Immigrazione e a Avvocati per niente. L'udienza è stata fissata per il 9 aprile, e pochi giorni dopo ci sarà la sentenza che probabilmente arriverà prima di quella di Roma. Il metodo si è dimostrato finora vincente: moltissime le delibere dei Comuni del nord sospese perché considerate discriminatorie. «In questo caso - spiega l'avvocato Alberto Guariso che ha curato il ricorso milanese - ci sembra che venga violata l'assoluta parità di condizioni e modalità di partecipazione alla scuola garantite dalla legge a italiani e stranieri».

Entrambe le cause, comunque vada, avranno una ricaduta nazionale impugnando una circolare ministeriale. Diversa però la situazione nelle due città.. Se a Milano sono 50 le scuole che hanno dovuto chiedere una deroga, a Roma tutto tace. Non si hanno notizie di scuole che non riusciranno a formare le prime classi. Ad eccezione della scuola Pisacane. La cosa è significativa: l'elementare di Tor Pignattara non è certo l'unica ad avere un'altissima concentrazione di bambini di origine straniera. I dati ovviamente rispecchiano un territorio ad altissima (e vecchissima) concentrazione di migranti, tra l'altro caratterizzata da una forte incidenza degli asiatici. Su 41 iscritti solo tre sono italiani. Dei 38 bambini con cittadinanza non italiana, però, ben 27 sono nati in Italia. Ma se per tutte le altre scuole di Roma chi non è nato in Italia verrà - con ogni probabilità - contato fuori dal tetto, questa strada pare sia preclusa alla Pisacane. Insomma sembra che nei confronti di questa scuola - caso politico cavalcato da anni dalla destra capitolina - ci sia un intento punitivo. «Il nostro ricorso si basa su diversi articoli di legge e convenzioni internazionali - spiega l'avvocato della causa romana, Arturo Salerni - e mira a fermare un atto amministrativo che rischia di creare un disagio assoluto alle famiglie e ai bambini, di far chiudere le scuole, intervenendo peraltro in modo indebito nell'autonomia scolastica». «Sostenere questo ricorso è doveroso - ha detto Cecilia Bartoli, che lavora per l'associazione Asinitas nella scuola dell'infanzia della Pisacane - per chiunque abbia un minimo senso pedagogico: si stanno trasformando in stranieri bambini che non sono e non si considerano tali. La verità è che la destra non sopporta che in questa scuola siano stati messi in atto progetti di condivisione». ROMA

Anche su una delle più profonde novità in ambito scolastico volute dal governo - il «tetto» del 30% di alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole - a quanto pare l'ultima parola spetta ai giudici. Sono partite in questi giorni, infatti, due azioni legali volte a sventare l'attacco alle scuole pubbliche che da anni fanno, senza scalpore, lavoro di integrazione. A Roma proprio ieri è stato notificato al ministero dell'Istruzione e all'ufficio scolastico regionale il ricorso che alcuni genitori della scuola Pisacane di Torpignattara, insieme all'associazione Progetto Diritti, hanno presentato al Tar. Stesso obiettivo, ma con diversa strategia a Milano: qui due donne, una rumena e una egiziana, hanno presentato un ricorso davanti al giudice ordinario per discriminazione nei confronti delle loro figlie, insieme all'associazione studi giuridici sull'Immigrazione e a Avvocati per niente. L'udienza è stata fissata per il 9 aprile, e pochi giorni dopo ci sarà la sentenza che probabilmente arriverà prima di quella di Roma. Il metodo si è dimostrato finora vincente: moltissime le delibere dei Comuni del nord sospese perché considerate discriminatorie. «In questo caso - spiega l'avvocato Alberto Guariso che ha curato il ricorso milanese - ci sembra che venga violata l'assoluta parità di condizioni e modalità di partecipazione alla scuola garantite dalla legge a italiani e stranieri».

Entrambe le cause, comunque vada, avranno una ricaduta nazionale impugnando una circolare ministeriale. Diversa però la situazione nelle due città.. Se a Milano sono 50 le scuole che hanno dovuto chiedere una deroga, a Roma tutto tace. Non si hanno notizie di scuole che non riusciranno a formare le prime classi. Ad eccezione della scuola Pisacane. La cosa è significativa: l'elementare di Tor Pignattara non è certo l'unica ad avere un'altissima concentrazione di bambini di origine straniera. I dati ovviamente rispecchiano un territorio ad altissima (e vecchissima) concentrazione di migranti, tra l'altro caratterizzata da una forte incidenza degli asiatici. Su 41 iscritti solo tre sono italiani. Dei 38 bambini con cittadinanza non italiana, però, ben 27 sono nati in Italia. Ma se per tutte le altre scuole di Roma chi non è nato in Italia verrà - con ogni probabilità - contato fuori dal tetto, questa strada pare sia preclusa alla Pisacane. Insomma sembra che nei confronti di questa scuola - caso politico cavalcato da anni dalla destra capitolina - ci sia un intento punitivo. «Il nostro ricorso si basa su diversi articoli di legge e convenzioni internazionali - spiega l'avvocato della causa romana, Arturo Salerni - e mira a fermare un atto amministrativo che rischia di creare un disagio assoluto alle famiglie e ai bambini, di far chiudere le scuole, intervenendo peraltro in modo indebito nell'autonomia scolastica». «Sostenere questo ricorso è doveroso - ha detto Cecilia Bartoli, che lavora per l'associazione Asinitas nella scuola dell'infanzia della Pisacane - per chiunque abbia un minimo senso pedagogico: si stanno trasformando in stranieri bambini che non sono e non si considerano tali. La verità è che la destra non sopporta che in questa scuola siano stati messi in atto progetti di condivisione».

di Cinzia Gubbini

il manifesto - ROMA - 10.03.2010

sabato 13 marzo 2010

domenica 7 marzo 2010

Parla la Scuola Pubblica...per essere ascoltata: testimonianze su you tube


Parla la Scuola Pubblica...per essere ascoltata: testimonianze su you tube

 La riforma Gelmini sta cambiando la scuola pubblica italiana: ma cosa ne pensano gli alunni, i genitori e gli insegnanti, i lavoratori della scuola in generale? E possibile cercare di effettuare un primo bilancio, oggettivo e non ideologico, sugli effetti della riforma? Noi crediamo di sì. Ecco perché intendiamo dare ascolto a tutti coloro che a diverso titolo hanno a che fare con il mondo della scuola. Raccoglieremo quindi, a partire da questi primi esempi, le video-testimonianze di quanti si sono fatti un'opinione sull'argomento partendo però da esperienze concrete e documentabili. Persone che non leggono comunicati o slogan, ma che mettono la loro faccia, la loro storia, la loro professionalità di fronte all'opinione pubblica, nella ferma convinzione che solo con la verità si possa offrire un contributo costruttivo al dibattito. Giudicherete poi voi a chi credere, a cosa credere. Ma di sicuro crederete alle emozioni, all'entusiasmo e alla passione che queste persone sapranno comunicarvi. L'obiettivo finale è di creare una rete di testimonianze sulla scuola rivolte a tutti coloro che si ritengono estranei o lontani dall'argomento: perché la scuola, che ci si pensi oppure no, è lo specchio del futuro di tutto il nostro paese.
Assemblea difesa Scuola Pubblica Vicenza
Ecco le prime testimonianze









Invitiamo amici e simpatizzanti a visionare e a votare le testimonianze per accrescere la loro visibilità all'interno del motore di ricerca di youtube. 

Inoltre, chiediamo la collaborazione nel diffondere la conoscenza del canale collegandolo a siti, social network, forum...rivolgendosi anche ai non addetti ai lavori! Grazie!!

Questi i link da diffondere 

un direttore amministrativo testimonianza n.1 http://www.youtube.com/watch?v=5bLe6j-XNfM
un Preside testimonianza n.2  prima parte   http://www.youtube.com/watch?v=X3gf2tuxoCc
un Preside testimonianza n.2 seconda parte http://www.youtube.com/watch?v=1WvRhqjNcyA
una maestra precaria testimonianza n.3 http://www.youtube.com/watch?v=0x-wL6fq_v0

venerdì 5 marzo 2010

ADESIONE SCIOPERO 12 MARZO

L’ Assemblea difesa scuola pubblica di Vicenza aderisce allo

sciopero di Venerdì 12 marzo

indetto dai Cobas scuola e dalla CGIL

perché è necessario opporsi con forza allo smantellamento intenzionale e continuativo della scuola pubblica.

Dopo i tagli pesanti già subiti quest’anno scolastico per effetto della legge 133 del 2008 emanata da Tremonti e delle norme successive, il Ministro Gelmini ha comunicato per il prossimo anno scolastico 2010/2011:

- l’intenzione di tagliare ulteriori 25.600 cattedre (dalla primaria alla superiore) e 15.000 posti per il personale ATA a fronte di un complessivo aumento di 7.700 alunni;


- l’eliminazione di 4500 posti di insegnante di lingua inglese nella scuola primaria (pari al 40% degli attuali).

Continuerà inoltre la riduzione del tempo scuola complessivo, non solo alla primaria ma anche alle superiori per effetto dei nuovi regolamenti (a tutt’oggi vere e proprie scatole vuote prive di ufficialità) e verrà ulteriormente innalzato il numero massimo di alunni per classe.
Tutto ciò a fronte di un aumento dei finanziamenti alla scuola privata.



Di’ anche tu che non sei d’accordo
Sciopera il 12 marzo !


Assemblea difesa scuola pubblica di Vicenza
www.difesascuolapubblica.blogspot.com