sabato 26 novembre 2011

Bologna 4 dicembre: SEMINARIO/ASSEMBLEA (CAMBIO SEDE!)

  Per motivi tecnici è stata cambiata la sede dell'incontro precedentemente annunciata. Ecco il post con la nuova sede, l'indirizzo e le modalità per raggiungerla per chi viene in treno.

dal blog del Comitato genitori e insegnanti di Padova

Il 4 dicembre troviamoci a Bologna

Pubblicato da comitatonogelmini su 25 novembre 2011

Scarica il volantino dell’iniziativa

ore 9,30-12,30 seminario su: valutazione delle scuole e degli insegnanti alla luce degli ultimi impegni del governo. Interverrà il Prof. Angelo Paletta, Unibo. Dibattito.
Ore 12,30 chiusura seminario e approvazione di un documento unitario sul tema della valutazione dei Comitati e delle Associazioni.
Pausa pranzo
Ore 14 Assemblea generale: iniziative del mondo associativo della scuola nella nuova situazione politicaapprovazione e sottoscrizione di una lettera da inviare al nuovo ministro Profumo che riassuma le posizioni dei Comitati e delle Associazioni e che chieda la possibilità di un incontro
Chiusura ore 17.
Clicca qui per avere le istruzioni per raggiungere la Sala
La necessità di un confronto ampio sulla valutazione deriva dalla considerazione che questo sarà il terreno di intervento principale del nuovo governo e del nuovo ministro.
Riteniamo indispensabile difendere la libertà di insegnamento e le finalità della scuola della Costituzione, sottolineando la povertà di una valutazione standardizzata e solo per matematica e italiano, la contraddizione fra la valutazione degli apprendimenti, quella del sistema, quella delle singole scuole, quella degli insegnanti, le contraddizioni di ogni valutazione per valore aggiunto.
L’iniziativa è aperta a tutti i Comitati e le Associazioni che difendono la Buona Scuola della Repubblica, alle Organizzazioni Sindacali di categoria, alle forze politiche.
Per la pausa pranzo è possibile mangiare in un ristorante sito nelle vicinanze della sala polivalente al prezzo di 13 Euro; è necessaria la prenotazione entro giovedì 1 dicembre, mandando una mail al seguente indirizzo: giovannicocchi@tin.it

giovedì 24 novembre 2011

ASSEMBLEA COMITATI VENETO: 1° DICEMBRE A PADOVA

 dal blog del Comitato genitori e insegnanti di Padova

Assemblea dei Comitati Buona Scuola del Veneto: 1 dicembre a Padova


c/o ADL (zona S. Croce)

1 dicembre 2011 – ore 20.45

ASSEMBLEA

dei Comitati Buona Scuola del Veneto

In preparazione dell’incontro nazionale delle associazioni e dei comitati “Per una Buona Scuola della Repubblica” del 4 dicembre a Bologna discuteremo di:

  • valutazione ed Invalsi, anche alla luce delle novità della lettera di Berlusconi alla BCE
  • aule sovraffollate, sicurezza e benessere a scuola
  • cambio di ministro: con Profumo cambierà davvero qualcosa per la scuola?
  • iniziative da proporre sul territorio a difesa della scuola pubblica.

Partecipate e passate parola!

Quel che resta della scuola, quel che resta alla scuola

da ReteScuole

Roma , 19/11/2011
Quel che resta della scuola, quel che resta alla scuola: lettera aperta al nuovo ministro dell’Istruzione

inviata da V.P.

Quel che resta della scuola, quel che resta alla scuola: lettera aperta al nuovo ministro dell’Istruzione

di Anna Angelucci - Coordinamento scuole secondarie di Roma

Nell’immobilismo che, come ha scritto recentemente Roberto Saviano su “La Repubblica”, ha caratterizzato l’azione dei governi Berlusconi, segnatamente nell’ultimo triennio, c’è tuttavia un’eccezione: la pervicace insistenza e ferocia dei provvedimenti legislativi sulla scuola che, sommati ai draconiani tagli lineari su questo specifico capitolo di bilancio, hanno prodotto il più massiccio processo di impoverimento e di depotenziamento della scuola statale italiana nella storia della nostra Repubblica.

Con la legge 133 del 2008, alla scuola sono stati sottratti in 3 anni più di 8 miliardi di euro e 140.000 lavoratori.

Con due circolari ministeriali (del 14/12/2008 e del 22/2/2010), il MIUR ha congelato i crediti delle scuole italiane verso l’amministrazione centrale, circa 1 miliardo e 300.000 euro. Nell’ultima legge di stabilità e di bilancio dello Stato, il totale della spesa di competenza del MIUR per il prossimo anno subisce un’ulteriore riduzione di 1.067.778.102 di euro, coerentemente con l’obiettivo, da raggiungere entro il 2015, di assegnare soltanto il 3,7% del PIL alla spesa per l’istruzione (mentre nel 2010 era il 4,2% e in Europa supera oggi il 6%).

Nel totale disprezzo delle sentenze del TAR del Lazio e del Consiglio di Stato (che hanno giudicato illegittima l’applicazione della legge di riordino dei cicli scolastici), il MIUR ha imposto nella scuola secondaria di II grado una riforma che ha ridotto quadri orari, materie, attività di laboratorio; che ha abolito tutte le sperimentazioni; che ha depauperato, in nome di una malintesa “essenzializzazione”, la dimensione umanistica dei licei e quella pragmatica degli istituti tecnici. Con la legge 169 del 2008, la scuola elementare ha rimesso indietro le lancette della storia: il ritorno alla maestra unica, il voto di condotta, l’orario a 24 ore hanno cancellato con un colpo di spugna quel profilo pedagogico-didattico che, a partire dagli anni Settanta, aveva reso la scuola primaria italiana un modello nel mondo intero.

Il combinato disposto del piano programmatico attuativo dell’art. 64 della legge 133/2008 e i successivi provvedimenti di riforma, i decreti, le circolari, le note ministeriali si configura come un’opera di dismissione della scuola statale sistematicamente perseguita, attraverso una serie di manovre a tenaglia.

Ma non basta.

Nel recente carteggio tra il governo uscente e le istituzioni europee, la scuola occupa un posto di rilievo.

Alla sollecitazione verso l’uso sistematico di “indicatori di performance” nei sistemi sanitario, giudiziario e dell’istruzione, contenuta nella missiva mandata il 5 agosto dalla BCE, il governo uscente aveva risposto a ottobre dichiarando che l’accountability delle singole scuole sarebbe stata accresciuta sulla base delle prove Invalsi, alludendo per l’anno scolastico 2012/13 a un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti.

Ma il commissario dell’Unione Europea agli affari economici e monetari, Olli Rehn, ha chiesto chiarimenti più circostanziati: quali saranno, con esattezza, le caratteristiche del programma di ristrutturazione delle singole scuole che non hanno riportato risultati soddisfacenti ai test Invalsi? Come intende il governo valorizzare il ruolo degli insegnanti e con quali incentivi?

Le risposte di Tremonti sono racchiuse nel lungo paragrafo intitolato “Human Capital” della sua ultima lettera all’Europa, prima dell’uscita di scena.

Nel quadro normativo di riferimento, definito dalle leggi n. 10 del febbraio 2011 e n. 98 di luglio 2011, viene confermato il ricorso ai test Invalsi per la rilevazione degli apprendimenti degli alunni al II e V anno della scuola primaria, al I e III anno della scuola media, al II anno della scuola superiore, con la possibilità di ulteriori test nell’ultimo anno, presumibilmente nell’ambito dell’esame di Stato. I test, modellati sugli OCSE-PISA, misureranno il “valore aggiunto” delle singole scuole nei risultati degli apprendimenti degli alunni, tenendo conto dei diversi contesti socio-economici (in che modo? Non è specificato). Le valutazioni delle scuole saranno condotte da un corpo di ispettori, che viene definito autonomo e indipendente (ma che in realtà non lo è, trattandosi di dirigenti del MIUR), che valuterà l’ambiente di lavoro e la qualità dei processi (quali processi? Non ci viene detto), usando anche informazioni relative ai successivi percorsi universitari o professionali degli studenti e quelle ricavabili dalle famiglie e dal territorio.

L’INDIRE (già soppresso e sostituito dall’ANSAS con la Finanziaria del 2007, ora riesumato con il D.L. 98/2011) interverrà nelle scuole più critiche, con una serie di misure che non escludono successivi dimensionamenti. Nessuna parola sui finanziamenti per la formazione iniziale e in itinere dei docenti. Nessuna parola sui necessari investimenti.

Riguardo alla valorizzazione del ruolo degli insegnanti, il contesto normativo di riferimento è il D.L. 150/2009.

Si prevedono premialità salariali per una piccola percentuale di docenti (con un tetto del 20-30% per ogni scuola) da definire e normare nel prossimo contratto. Nessun accenno al rinnovo di un contratto scaduto da anni; nessun accenno al recupero degli scatti di anzianità maturati. Nessun accenno alle risorse cui attingere.

Il livello di chiarezza e di completezza dei proponimenti sulla scuola lasciati in eredità da Tremonti al neoministro dell’Istruzione e al nuovo governo appare talmente scarso da destare serissime preoccupazioni in chi vive sulla propria pelle le conseguenze dei colpi già inferti.

Di certo c’è che lo statuto dell’Invalsi è stato appena ridefinito (autonomo ma sottoposto alla vigilanza del MIUR, quindi non indipendente) e la circolare per la rilevazione esterna degli apprendimenti 2011/12 emanata il 18 ottobre scorso, ma, contemporaneamente, i risultati delle indagini pedagogiche italiane e internazionali più recenti invitano alla cautela.

Nelle loro analisi sul "valore aggiunto", esse rilevano differenze significative di efficacia tra classi, non tra istituti. Rilevano inoltre una forte correlazione tra rendimento e status socio-culturale e addirittura l'incremento delle differenze di rendimento tra studenti con opposte caratteristiche socio-culturali, il che significa che le scuole inserite in contesti svantaggiati sono già in partenza penalizzate. Mette appena conto notare che nel progetto sperimentale di valutazione delle scuole proposto l’anno scorso dal MIUR, l'erogazione del "premio" veniva garantita a una percentuale predefinita di scuole cosiddette "migliori", dunque con una logica esattamente opposta a quella che il semplice buon senso (e l'art. 3 della nostra Costituzione) suggeriscono: dare più risorse alle scuole in difficoltà.

Il "valore aggiunto" appare dunque, sotto il profilo pedagogico, come un indicatore scarsamente informativo, se non fuorviante e iniquo.

Ma, soprattutto, e lo chiediamo al nuovo ministro, quale incremento di valore si potrà mai misurare, dopo un triennio di politiche scolastiche che non solo non hanno incrementato i fattori produttivi indispensabili alla realizzazione di qualsivoglia surplus, ma, al contrario, hanno deliberatamente eroso le fondamenta di questa istituzione, sottraendole sistematicamente risorse e investimenti?

La scuola statale italiana, un sistema geograficamente e antropologicamente complesso che rispecchia le profonde varietà sociali, economiche e culturali del nostro territorio, è oggi un malato terminale.

Un malato terminale che sopravvive solo grazie alle cure volontarie di quei lavoratori e di quelle famiglie che, nonostante tutto, credono fortemente nella funzione di promozione civile e sociale che il mandato costituzionale ancora oggi le assegna. Un malato terminale a cui l’Europa chiede di alzarsi e correre, per gareggiare in merito, efficienza, efficacia, innovazione, competitività, mercato.

L’efficacia di un sistema di istruzione si alimenta con investimenti nella formazione permanente delle sue risorse umane, con lo snellimento della burocrazia e l’arricchimento del capitale culturale, con la promozione di una cultura della valutazione costruita in primis sull’autovalutazione (proprio come insegniamo ai nostri alunni) del sistema-scuola, con l’analisi articolata e ragionata dei suoi complessi processi di insegnamento/apprendimento e non di singoli, parziali prodotti; un’analisi condotta attraverso forme e indicatori, quantitativi e qualitativi, condivisi e costruiti in primo luogo dai soggetti della scuola ma, soprattutto, che sia preceduta da investimenti significativi sulla sicurezza degli edifici scolastici e dalla creazione di nuove scuole; che sia accompagnata da investimenti significativi sulle attività didattiche dei bambini e degli adolescenti normodotati, disabili, non italofoni, o con bisogni speciali, partendo da una drastica riduzione del numero degli alunni per classe e dalla creazione di un organico stabile e funzionale in ogni singola scuola, al quale venga garantito uno stipendio adeguato, agevolazioni fiscali sull’acquisto di libri e materiali didattici, condizioni di lavoro dignitose, una formazione pedagogico-didattica di alto profilo.

Nel 2006, il Commissario europeo per l’istruzione, la formazione, la cultura e il multilinguismo, Jan Figel’, spiegò che “sistemi d’istruzione e formazione efficienti possono avere un notevole impatto positivo sulla nostra economia e società ma le disuguaglianze nell’istruzione e nella formazione hanno consistenti costi occulti che raramente appaiono nei sistemi di contabilità pubblica”.

Se il nuovo ministro e il nuovo governo non riconosceranno nella necessità di risollevare radicalmente le sorti della scuola italiana un obiettivo prioritario, una vera e propria emergenza, i costi, sociali ed economici, che il nostro paese sarà destinato a pagare saranno davvero insostenibili.

Roma, 18 novembre 2011

mercoledì 16 novembre 2011

Appello della scuola al Presidente incaricato


L'Assemblea difesa Scuola Pubblica aderisce all'appello


ReteScuole Roma, 15/11/2011
Appello della scuola al Presidente incaricato sen. M, Monti

inviata da Bruno Moretto

Appello al Presidente incaricato sen. Mario Monti

Le sottoscritte Associazioni della scuola ritengono che sia cruciale per il futuro del paese la funzione di una buona scuola della Repubblica.
Il programma del nuovo governo deve vedere protagonista la nostra scuola. Siamo per questo certi che esso non potrà in alcun modo prevedere nuovi sacrifici per la scuola pubblica statale, messa in ginocchio da tre anni di scriteriati e pesantissimi tagli.
Il rilancio, economico e non solo del nostro Paese o investirà sul futuro dei nostri giovani, avendo come protagonista la cultura, l’istruzione e la nostra scuola statale, o non si darà affatto.

Per questo chiedono al Presidente incaricato che il nuovo ministro dell’istruzione rappresenti in modo inequivocabile la scuola pubblica statale, che è il fondamento del nostro sistema scolastico ai sensi dell’art. 33 c.2 della Costituzione.

15/11/11

CIDI (Centro Iniziativa Democratica insegnanti)
CGD (Coordinamento Genitori Democratici)
FNISM (Fed naz. Ins. Scuola media)
Com. Nazionale Scuola e Costituzione
Ass.ne Naz. XXXI Ottobre
Ass. ne naz. le Per la Scuola della Repubblica
Assemblea delle scuole di Bologna e provincia
Assemblea permanente VII Circolo Montessori Roma
Coordinamento scuole secondo Municipio Roma
Coordinamento dei lavoratori, studenti e genitori delle scuole secondarie di Roma
Ass.ne ReteScuole Milano
Consulta torinese per la laicità delle Istituzioni
Coordinamento Presidenti Consigli di Circolo e Istituto di Bologna e Provincia.
Comitato bolognese Scuola e Costituzione
Comitato Genitori ed Insegnanti per la Scuola Pubblica di Padova
COOGEN di Torino
La scuola siamo noi Parma
Coordinamento Istruzione Bene Comune di Parma.
Napoli Scuole-Zona Franca
Coordinamento Buona Scuola Carpi
Movimento Scuola Precaria - CPS Milano

domenica 13 novembre 2011

per le scuole con le segreterie distratte: SCIOPERO 17 NOVEMBRE

Nel caso fosse sfuggito...
segnaliamo alle segreterie delle nostre scuole lo sciopero dei sindacati di base di giovedì 17 novembre per le circolari di rito e affiggiamo le comunicazioni sulle bacheche sindacali.

 
07/11/2011
Comparto scuola
Sciopero nazionale per l’intera giornata del 17 novembre 2011: proclamazioni e adesioni
 

SCIOPERO della SCUOLA 17/11/2011

dal sito 
www.cesp-pd.it

SCIOPERO della SCUOLA 17/11/2011

manifestazione a Padova ore 9 P.le FFSS

LA CRISI VA PAGATA DA CHI L’HA PROVOCATA E DA CHI CI SI ARRICCHISCE



giovedì 17 novembre 2011 SCIOPERO GENERALE e MANIFESTAZIONI territoriali con gli studenti


Negli scorsi anni, a seguito del cosiddetto Piano Programmatico della Gelmini, contenente i provvedimenti sulla scuola previsti dall’ art. 64 della legge n° 133/2008 (cd decreto Brunetta) e dal decreto n° 137, divenuto poi legge n° 169/2008, sono state effettuate le diverse tranche del taglio degli organici, e della riduzione dei tempi scuola, prevista per un triennio. E’ sotto gli occhi di tutte/i la devastazione, che in questi ultimi anni ha colpito la scuola pubblica italiana, ed in particolare i territori più deprivati, con i massacranti tagli agli organici, le pseudo riforme gelminiane, in particolare delle elementari e delle superiori, che hanno prodotto esclusivamente la diminuzione delle classi, l’aumento del numero di alunni per classe, la riduzione del sostegno alla disabilità con il furto del diritto allo studio per tante/i bambine/i e ragazze/i delle nostre scuole, il quasi annullamento o la forte riduzione dei fondi per le supplenze e per il funzionamento amministrativo e didattico degli Istituti ed a contraltare la smisurata “devozione” valutativa (ma cosa volete valutare!!!), dei QUIZ INVALSI. Ciascuna/o di voi conosce qual è la situazione che viviamo quotidianamente nelle nostre scuole e, quindi, ogni commento in relazione alla richiamata ”RIFORMA” è assolutamente superfluo. Inoltre, il taglio agli organici ha prodotto un’intera generazione di colleghe/i, docenti ed ATA, che non hanno più la possibilità di lavorare nelle scuole, e quindi sono stati privati di qualsiasi fonte di reddito, dopo che per anni (in alcuni casi decenni) hanno garantito per lo Stato la funzionalità didattica ed organizzativa delle scuole. Inoltre, negli ultimi anni vi è stata una drastica precarizzazione del personale (anche di quello stabilizzato) ed una fortissima riduzione dello stipendio di docenti ed ATA, sia in termini assoluti che in perdita della capacità di potere d’acquisto, che ha impoverito in maniera drammatica la nostra condizione economica. Si vedano il blocco triennale dei contratti, il furto del TFS (liquidazione) e lo scippo degli scatti di anzianità (già assolutamente miserevoli ed “elargiti” ogni sei anni). Con le cosiddette “manovre” di luglio ed agosto 2011 sono stati imposti ulteriori tagli e “sacrifici” ai lavoratori/trici della scuola ed un ulteriore attacco ai nostri già miseri salari: tra l’altro è stato previsto il blocco del contratto (come in tutto il Pubblico Impiego), per un ulteriore anno, il taglio selvaggio degli insegnanti inidonei all’insegnamento per ragioni di salute (che si vogliono far transitare nei ruoli ATA) ed il taglio dell’anzianità al personale precario immesso in ruolo per il quale è stata barattata una vergognosa decurtazione economica (decisa con accordo sindacale), in cambio delle misere immissioni in ruolo disposte nel corrente anno scolastico. Inoltre, è stata approvata un’ulteriore e gravissima riduzione della funzionalità delle scuole con un nuovo dimensionamento scolastico monstre con il quale si prevede di tagliare altre centinaia di Istituti Scolastici autonomi e “pensionare” le Scuole Medie ed i Circoli Didattici. Infatti, è stato deciso che nel primo ciclo dovranno esistere SOLO Istituti Comprensivi e che le Regioni (le quali come sempre, centrodestre e centrosinistre, ottempereranno pedissequamente), dovranno modificare le attuali autonomie scolastiche ed istituire Istituti Scolastici autonomi solo con il parametro minimo di 1.000 alunni al cui numero si potrà derogare solo nelle piccole isole, nei comuni montani e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche (minimo 500 alunni). E’ chiaro che praticamente tutte le piccole isole e la gran parte dei Comuni montani non hanno questi numeri minimi ed anche in tali casi vi saranno aggregazioni tra diversi Comuni. Il “giochetto” (si vedano le tabelle del MIUR trasmesse con la nota n° 8220 del 7 ottobre 2011), prevede per il 2012-2013 la sopravvivenza di 5.910 Istituti Comprensivi, con una contestuale riduzione di 1.300 Istituti autonomi attualmente esistenti (7.210 Circoli Didattici, Scuole Medie ed Istituti Comprensivi nel 2011-2012). Lasciamo alla vostra “fantasia” valutare quali conseguenze comporterà, soprattutto nei piccoli centri e nelle zone più interne e già deprivate dell’intera Italia, questo ulteriore taglio selvaggio che viene “spiritosamente” spiegato dal MIUR, con la seguente insultante motivazione “per garantire un processo di continuità didattica nell’ambito dello stesso ciclo di istruzione….“. Senza parole!!!! Ma nell’attuale “delirio politico-european-borsistico (nonchè bipartisan), la cosiddetta legge di stabilità (ed il maxi emendamento governativo di cui alla recente “letteraccia” Berlusconiana all’Unione Europea), prevede per le scuole italiane e per i docenti ed ATA ulteriori “piacevolezze” che verranno agevolate dall’atteggiamento suicida della cosiddetta opposizione italiana che “ha fatto il diavolo a quattro” per anticipare il voto della cosiddetta legge di stabilità (discussione - si fa per dire - e voto alla Camera ed al Senato in due giorni, per rispondere al DIO MERCATO ed ottemperare alle pressanti richieste dell’Unione Europea (leggasi in particolare Francia e Germania), della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale del quale si è fatto interprete e paladino il Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano che straccia in un colpo solo la Costituzione e la prassi consolidata in oltre 60 anni di storia Repubblicana. Nella legge di stabilità e nel maxiemendamento è stato previsto:
-  il TAGLIO ulteriore di oltre un MILIARDO di Euro per il bilancio dell’anno 2012 del Ministero dell’Istruzione;
-  la reintroduzione del MIUR nell’elenco dei ministeri che subiranno altri “tagli lineari”, per ulteriori 145 milioni di Euro (per il 2012 ed in aumento esponenziale negli anni successivi), contrariamente a quanto era stato deciso con la “manovra” di luglio che aveva escluso il settore scuola;
-  il TAGLIO, da 500 a 300, di docenti e dirigenti scolastici comandati presso il MIUR e gli Uffici Scolastici territoriali italiani (qualcuno dirà, “pochi e chi se ne frega” ma ciò che ci interessa particolarmente sono i 200 docenti precari che non avranno il posto il prossimo anno e le ulteriori incombenze che verranno paracadutate sul personale delle singole scuole);
-  il TAGLIO di dirigenti e DSGA in tutti gli Istituti Scolastici con meno di 600 alunni (400 per le piccole isole e scuole di montagna), con l’istituzionalizzazione del “fai da te delle reggenze scolastiche” affidate di fatto a docenti vicari che devono, contemporaneamente, espletare l’intero orario d’insegnamento (sarà il caso di iniziare a rifiutare di svolgere tale funzione?);
-  il TAGLIO selvaggio di 3.334 posti di docenti ITP (Insegnanti Tecnico Pratici) in esubero, che si vogliono far transitare nei ruoli degli Assistenti Tecnici (e chi se ne frega dell’esistenza e della vita professionale di queste/i colleghe/i e dei 3.334 Assistenti Tecnici precari che da anni assicurano le attività nelle scuole i quali dopo tanti anni verranno sbattuti fuori dalla scuola);
-  il TAGLIO degli scatti di anzianità per il personale della scuola che avrebbe dovuto conseguirlo a settembre 2011 e gennaio 2012 perché in bilancio non è stato previsto UN SOLO EURO. Infine sono state totalmente definanziate le spese per le borse di studio per la scuola dell’obbligo (la cui voce di bilancio era stata già ridotta ai minimi termini) e però possiamo “consolarci” con la notizia dell’ennesimo AUMENTO DEL FINANZIAMENTO ALLE SCUOLE PRIVATE dell’importo di 242 milioni di Euro per il 2012 (in aggiunta ai 279 milioni già previsti dal bilancio). Ma la “ciliegina sulla torta“ dei maxiemendamenti governativi alla legge di stabilità, oltre ad altre nefandezze che ci toccano come cittadine e cittadini, sono le seguenti:
-  a partire dal 2026, l’età minima di accesso alla pensione di vecchiaia sarà di 67 anni;
-  mobilità del personale del Pubblico Impiego in esubero (anche fuori Regione), con cassa integrazione fino a due anni con stipendio all’80% e successivo licenziamento ove non ricollocati.

FERMIAMOLI …. il 17 novembre iniziamo a farci sentire, insieme agli studenti!!!! PADOVA: ore 9 Manifestazione da FFSS

Cobas della Scuola Padova

17 NOVEMBRE MANIFESTAZIONE A VICENZA

17 NOVEMBRE VICENZA MANIFESTAZIONE PROVINCIALE STUDENTI INDIGNATI


SCENDEREMO IN PIAZZA IN TUTT'ITALIA PER IL LIBERO ACCESSO AI SAPERI, PER RESPINGERE OGNI TENTATIVO DI FARCI PAGARE LA CRISI, PER RIPRENDERCI LE STRADE E RIFIUTARE LA REPRESSIONE, PERCHE' DA SCUOLE E UNIVERSITA' POSSA PARTIRE IL CAMBIAMENTO GLOBALE DI CUI TUTTI NOI ABBIAMO BISOGNO.

DICIAMO NO
• A tutti i governi che cancellano il diritto allo studio, che tagliano la cultura, l’istruzione, la scuola
• al progressivo smantellamento dei diritti e della democrazia che impedisce di manifestare nelle città come Roma dove i cortei studenteschi sono repressi coi manganelli
• a una politica che fa pagare la crisi a studenti, precari, lavoratori, disoccupati e non a chi l’ha prodotta, tutelando solo gli interessi delle banche e delle grandi imprese
Dopo il corteo è necessario un momento di riflessione.
In un contesto di crisi, con un governo Berlusconi finito, una imponente governance economica che determina le nostre vite, un'università al lastrico e l'assenza di diritti per studenti lavoratori e precari.
OLTRE 8 miliardi GIA TAGLIATI ALLA SCUOLA
ORGANIZZIAMOCI...PRODUCIAMO PARTECIPAZIONE CONFLITTO ALTERNATIVA


SAVE SCHOOL NOT BANKS

INFORMAZIONI SULLA GIORNATA DEL 17 NOVEMBRE

Progamma
8.30 concentramento
in stazione fs e inizio corteo
10.30 conclusione corteo in piazza, apertura tavoli di lavoro (ci dividiamo in gruppi di lavoro che affronteranno 4 aree tematiche e dopo un’ampia discussione si crea un documento finale):
• diritto allo studio – trasporti - edilizia scolastica
• scuola e cittadinanza-scuola come base di una società diversa
• soggetto studentesco nella crisi globale - nuovi metodi di lotta
• didattica alternativa
11.45 presentazione documenti delle aree tematiche a tutti gli studenti in piazza
12.00 assemblea conclusiva “come proseguire la lotta”

Tutti gli studenti sono invitati a rimanere in piazza dopo il corteo e a partecipare ai gruppi di lavoro e all’assemblea finale portando i propri contenuti e le proprie idee

per altre info segui l'evento facebook : http://www.facebook.com/event.php?eid=259661304086015

11 novembre: manifestazione a Vicenza

da ilgiornaledivicenza.it di sabato 12 novembre 2011 

IERI SERA. Il corteo da piazza Castello e dal Coespu alle Barche

Manifestazione degli indignati
Più di cento sfilano per il centro


Erano oltre un centinaio, molti dei quali con il volto coperto da una maschera da diavolo. Si sono mossi in corteo per la città, a suon di slogan contro il debito pubblico che gravita sulle nuove generazioni, con la musica rap a fare da colonna sonora. In due dettavano il ritmo, con tanto di megafono.
Gli "indignados" vicentini hanno protestato così, ieri sera, con una manifestazione regolarmente autorizzata e senza atti violenti, che si è conclusa verso le 23.
I ragazzi, la maggioranza studenti delle scuole superiori o del primo anno di università, si erano attivati già dal pomeriggio, distribuendo volantini sull´emergenza del precariato e sulla mancanza di prospettive per i giovani.
«Non accettiamo - hanno ribadito - di vivere in un mondo in cui sembrano crollati i presupposti di eguaglianza sociale, di democrazia e condivisione della cosa pubblica».
Il corteo ha iniziato a prendere forma verso le 20, dopo l´incontro di due gruppi di ragazzi: uno in arrivo da piazza Castello, l´altro dalla sede del Coespu in via Medici. Tra i manifestati erano presenti anche rappresentanti del movimento No dal Molin e della Rete studentesca.
I giovani, sempre protestando in modo deciso ma pacifico, hanno raggiunto anche il teatro Astra.
Prossimo appuntamento il 17 novembre, in occasione della giornata mondiale per il diritto allo studio. Anche Vicenza avrà infatti il suo corteo. AN.MA.

venerdì 4 novembre 2011

Corteo degli studenti a Roma

da corrispondenti.net

3 novembre 2011

Roma, corteo di studenti indignati: la polizia carica

Mattinata di scontri, poi un sit-in

I ragazzi avevano prima bloccato dei bus alla stazione Tiburtina e una volta che si sono mossi sono stati bloccati. Per le strade si è scatenata una caccia all’uomo: alcuni studenti sono riusciti ad uscire dal recinto di un cantiere

leggi tutto

mercoledì 2 novembre 2011

Trieste: Studenti in piazza da 5 giorni

  da  FREAKS
Blog interculturale del Centro delle Culture di Trieste

domenica, 30 ottobre 2011

Il documento e le proposte dei ragazzi di Occupy Trieste

Da ormai due giorni una cinquantina di tende occupano piazza Unità, circondate da colorati striscioni, musica e piccole folle incuriosite. Chi osa scuotere l’infinito letargo triestino?
Non pagheremo il debito con il nostro futuro.
Terzo giorno:
Studenti indignati, e un sacco incazzati: abbiamo deciso di portare avanti la protesta studentesca e globale, abbiamo scelto di riprenderci le nostre scuole per trasformarle in reali spazi di formazione e crescita, di occuparle/liberarle martedì 25 ottobre. Ci è stato impedito: una repressione rapida come non si era mai vista si è scatenata su di noi, con però il risultato di spronarci ulteriormente a continuare nella nostra lotta. Dalle scuole, trasformate in caserme, con tanto di telecamere, siamo quindi scesi in città, siamo scesi in Piazza Unità, e qui abbiamo stabilito il nostro campo base.
La nostra protesta è partita anni fa dalla lotta contro la distruzione della scuola pubblica, in tanti, tantissimi. E’ stato un percorso il nostro, che dalla scuola ha portato il nostro sguardo sul sistema in cui essa è collocata, ed abbiamo capito che la nostra protesta doveva centrarsi su di esso: abbiamo capito di non essere solo studenti, ma anche cittadini, cittadini senza un futuro.
Per questo abbiamo piantato le nostre tende proprio qua, per generalizzare la lotta, per coinvolgere in essa la città intera.
Organizziamo corsi dall’economia alla finanza, dalla politica alle energie alla TAV, per comprendere appieno il sistema, distribuiamo volantini, rispondiamo ad ogni vostra domanda. Discutiamo assieme nelle assemblee ogni decisione.
Siamo qui, affamati di democrazia, cultura, sapere.
Ci sentiamo parte di quel 99% che il 15 ottobre è sceso in piazza contro la dittatura finanziaria e contro la BCE, ci sentiamo parte di quel 99% che è ora estromesso dal processo democratico: occupiamo come a Wall Street, siamo indignati come in Spagna, e come in Val Susa siamo determinati a portare avanti la lotta per i beni comuni, dagli spazi all’energia.
Ci aspettiamo che chi come noi non trova o crede non troverà spazio nell’attuale sistema economico, chiunque creda che le persone vengano prima dei profitti, pianti con noi la sua tenda, partecipi alle assemblee, ai corsi.
Trasformeremo non solo le scuole in laboratori di partecipazione collettiva, cultura, democrazia ed informazione, ma la città intera.
Trieste engaged for global change
Siamo quindi qui uniti al resto del movimento per il cambiamento globale,
ma non ci limitiamo a questo: portiamo avanti anche una lotta locale per i diritti ed i beni comuni.
Come rivendicazioni locali poniamo:
- un centro sociale autogestito: in questi giorni si è resa difatti evidente a tutta la città l’esistenza di un popolo attivo e creativo, senza però uno spazio in cui potersi riunire, in cui poter costruire e creare. La nostra è infatti una città zeppa di spazi vuoti, pubblici e privati, ma priva di uno spazio libero e comune.
- una perizia edile delle scuole cittadine, in gran parte fatiscenti, dalle pareti instabili e dai soffitti/tetti cedevoli. Vogliamo avere la sicurezza di andare in una scuola a prova di crollo, non una scuola blindata e videosorvegliata.
- il diritto all’abitare: l’impegno per l’accesso garantito in base a reddito e alla condizione sociale a spazi abitativi attualmente esistenti per una giusta riassegnazione degli stessi. Chiediamo che venga fatto un censimento pubblico delle case sfitte o non assegnabili, che venga intavolato un dibattito pubblico su progetti di auto-assegnazione e auto-recupero di tali situazioni abitative.
- garanzia e tutela ai diritti primari: l’impegno per garante tutti i servizi necessari ad una vita dignitosa, quindi la possibilità di avere luce e gas anche per chi non ha accesso a un reddito minimo. Chiediamo quindi che il comune si impegni a creare un tavolo di trattativa con gli organi preposti (ACEGAS).
- il rispetto della carta dei diritti del cittadino in formazione (comune), che garantisca il diritto al sapere, tramite la garanzia di accesso ad ogni fonte culturale; il diritto all’abitabilità dei luoghi di formazione (scuole aperte il pomeriggio agli studenti ed alle loro idee); il diritto alla mobilità (trasporto pubblico gratuito); il diritto alla casa e all’abitare, il diritto al coinvolgimento nelle scelte politiche ed economiche, il diritto all’autonomia sociale (reddito di cittadinanza), ed una nuova legge regionale sul diritto allo studio(regione)
- l’impegno dell’amministrazione verso l’ecosistema: ribadiamo la nostra totale opposizione al progette alta velocità, richiediamo l’impegno da parte del comune a promuovere politiche energetiche democratiche e condivise e il consumo equo e solidale.

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Il piano di ristrutturazione della Gelmini nella lettera alla Ue

dal sito di Gilda degli insegnanti di Venezia

Voti bassi? Il ministro taglia i fondi 
Il piano di ristrutturazione della Gelmini nella lettera alla Ue
Gli annunci di riforma del governo ricompattano i sindacati, 
verso lo sciopero generale
di Alessandra Ricciardi ItaliaOggi, 1.11.2011
Per ora è lì, nella lettera delle buone intenzioni che il governo italiano ha recapitato ai partner europei. Ma il progetto ha già qualche anno di vita e ora il ministro dell'istruzione, Mariastella Gelmini, è pronta a tirarlo fuori per passare dalle parole ai fatti.
Ora che la crisi politica della maggioranza non sembra più recuperabile, è possibile tentare quel tutto per tutto che a metà legislatura era sconsigliato. Anche a costo di andare allo scontro frontale con tutti i sindacati, che proprio sulla lettera alla Ue si sono ricompattati e che potrebbero decidere di sciogliere gli indugi e andare a un grande sciopero generale. Si tratta del piano di ristrutturazione del sistema scolastico, quello declinato a pag. 3 della lettera messa a punto dal governo italiano per il consesso europeo della scorsa settimana: «L'accountability delle singole scuole verrà accresciuta (sulla base delle prove Invalsi), definendo per l'anno scolastico 2012-13 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti». Un'affermazione «fumosa», diranno alcuni sindacati. Ma ai piani alti di viale Trastevere le cose sembrano più chiare: si tratta di ridefinire il sistema di assegnazione delle risorse alle scuole sulla scorta del modello inglese, premiando le scuole che ottengono risultati migliori in termini di rendimento dei ragazzi e penalizzando gli istituti che arrancano, così come avverrebbe in un sistema di mercato che fa della concorrenza il suo strumento di selezione naturale.
Le rilevazioni dovrebbero essere condotte attraverso l'Invalsi, un istituto che in verità oggi, a causa di una forte carenza di personale e di risorse, è già in difficoltà con i quiz per gli esami di stato. La lettera che declina le cose fatte e quelle da fare annuncia anche provvedimenti per valorizzare il ruolo dei docenti, «elevandone, nell'arco d'un quinquennio, impegno didattico e livello stipendiale relativo»; si introdurrà poi «un nuovo sistema di selezione e reclutamento». E sul fronte della carriera dei docenti, la Gelmini ha pubblicamente annunciato che è sua intenzione rimettere in carreggiata il disegno di legge di Valentina Aprea, presidente della commissione istruzione della camera. Fermo da anni per la contrarietà di gran parte del mondo sindacale, che finora si è mosso in ordine sparso. Ma le cose sono cambiate anche su questo versante. Dopo vari scioperi della Flc-Cgil, il 28 ottobre scorso ha scioperato la Uil del pubblico impiego e della scuola contro i tagli delle ultime manovre; il 12 novembre scenderà in piazza la Gilda degli insegnanti. Critiche e annunci di mobilitazioni anche dallo Snals-Confsal contro il dl di stabilità. E poi la Cisl scuola che annuncia: «É stato raschiato il barile, non si può più tagliare nulla». Gli interventi annunciati nella lettera, a partire da pensioni e licenziamenti, potrebbero fare il resto. Per decidere se sarà sciopero generale si attendono le mosse dei prossimi giorni dei segretari di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti.

Un titolo ipocrita: “Promozione e valorizzazione del capitale umano”

Lettera di Berlusconi all’Unione europea:
Un titolo ipocrita, Promozione e valorizzazione del capitale umano”,
e un ridicolo uso delle parole per nascondere ulteriori tagli e minori tutele.

Ecco le parole di Berlusconi (scritte insieme a Brunetta e Sacconi) nella lettera all’Unione Europea:

“L’accountability delle singole scuole verrà accresciuta (sulla base delle prove INVALSI), definendo per l’anno scolastico 2012-13 un programma di ristrutturazione per quelle con risultati insoddisfacenti;
si valorizzerà il ruolo dei docenti (elevandone, nell’arco d’un quinquennio, impegno didattico e livello stipendiale relativo);
si introdurrà un nuovo sistema di selezione e reclutamento.
Si amplieranno autonomia e competizione tra Università.
Si accrescerà la quota di finanziamento legata alle valutazioni avviate dall’ANVUR e si accresceranno i margini di manovra nella fissazione delle rette di iscrizione, con l’obbligo di destinare una parte rilevante dei maggiori fondi a beneficio degli studenti meno abbienti. Si avvierà anche uno schema nazionale di prestiti d’onore.
Da ultimo, tutti i provvedimenti attuativi della riforma universitaria saranno approvati entro il 31 dicembre 2011.”

Accrescere l’accountability (rendicontazione, ma anche responsabilità) delle scuole sta a significare che faranno una classifica delle scuole sulla base delle prove Invalsi.
Per quelle che non raggiungeranno i risultati previsti (magari perché collocate in situazioni di periferia o contesti marginali o difficili o ancora in semplicemente in difficoltà per effetto dei tagli effettuati dal Governo, 9 miliardi in 4 anni) si avvieranno programmi di ristrutturazione, vale a dire riduzioni delle risorse.

Valorizzazione professionale dei docenti par di capire significhi in particolar modo aumento delle ore di insegnamento e quindi ulteriori tagli agli organici.

Aumentare la competizione nelle Università già vessate dal taglio ai fondi ordinari significa solo e semplicemente che per trovare le risorse si dovranno aumentare le rette, cosa tra l’altro esplicitamente scritta nella missiva.

Efficienza della pubblica amministrazione si traduce in mobilità forzata e cassa integrazione per il personale, secondo il noto teorema “meno diritti per tutti”.

Infine riforma della legislazione del lavoro che significa libertà di licenziare e revisione delle tutele previste dallo Statuto dei lavoratori.

Il senso di queste misure è chiarissimo, il conto lo pagano sempre gli stessi. Nessuna riforma fiscale nel segno dell'equità, non una parola sulla patrimoniale o sulla lotta all’evasione fiscale.

Un attacco di questa natura vedrà la FLC CGIL in campo per tutelare i diritti fondamentali dei lavoratori. Un attacco di questa natura necessita di una risposta altrettanto forte e, auspichiamo, unitaria di tutte le organizzazioni sindacali.

(rielaborazione da flc-cgil)

martedì 1 novembre 2011

Così vanno le cose, così devono andare

dal blog del Comitato genitori e insegnanti di Padova

Così vanno le cose, così devono andare

 
di Andrea Bagni
da Facebook
1 novembre 2011
Sarà perché vivo a Firenze, ma mi colpisce molto l’attuale dibattito fra giovani rottamatori e vecchi dinosauri. C’è qualcosa che non torna. Chiaro che esiste un disastro della condizione giovanile. La grande donna nuda di Altan dice, Il futuro non lo voglio più, portatemi il conto e basta. C’è anche il problema di una classe dirigente che in Italia è gerontocratica o genealogica, nepotista. Ma nella brillante battaglia di uno come Matteo Renzi si afferma una strana categoria di giovane. Categoria anagrafica, assoluta. Vagamente dannunziana. I giovani sono spavaldi e brillanti, pronti alla battuta sferzante. Assomigliano anche a quelli della pubblicità dei telefonini o delle merendine, vivaci e dinamici. Fanno squadra e si danno il cinque. Versione politica dei vecchi boy scout. Politica? Può esistere la categoria politica dei giovani, come fossero tutti uniformati dalle carte di identità? Come tutti e tutte leggessero la società italiana nello stesso modo, con le stesse categorie, con gli stessi progetti di trasformazione… A uno come Renzi appaiono probabilmente così, ma perché non ci sono proprio per lui progetti di trasformazione. Sono fuori discussione, sono politica. Nella sua cultura c’è un misto di accettazione e accelerazione dell’esistente. Una cosa tipo, Basta discussioni, ora tocca a noi. Non ci interessano i diritti, quelli valgono per la società fondata sui legami sociali. Non vogliamo diritti collettivi, vogliamo possibilità individuali. In questo senso Renzi è il perfetto prodotto dei vent’anni berlusconiani, la loro grammatica antropologica. Più estraneo alla costituzione di Berlusconi. Berlusconi vorrebbe farla fuori, lui è già fuori. Lo nacque.
Anni fa nel consiglio di istituto della mia scuola i quattro giovani studenti erano buffi e simpatici. Due erano della mia classe peraltro. Ripetenti di quinta, uscivano dall’aula proprio quando suonava la fine dell’intervallo, se gli dicevi che non era esattamente quello il sistema ti rispondevano sorridendo che prima al bar c’era troppa gente, via professore… Dei veri esperti della vita scolastica.
Nel consiglio si discuteva del fatto che il gestore del bar, una volta avuta la conferma dell’appalto, aveva via via ridotto il contenuto dei panini e delle schiacciatine. Meno prosciutto meno fontina meno mortadella eccetera. La proposta era di fare dei controlli ogni tanto per verificare che non facesse troppo il furbo. Pensavo avessero fatto gli studenti la richiesta e fossero comunque i primi ad essere d’accordo. Ma i giovani dissero che bisognava capire. Lui era un imprenditore, faceva il suo mestiere, non si poteva pretendere che non curasse i suoi interessi. Ma il mestiere dei consumatori non era quello di non farsi fregare? Per loro no. Studiavano economia in fondo. Loro capivano. Così va il mondo. Al suo posto che avrebbero fatto? Nel giornalino di scuola una ragazza aveva scritto – in una doppia pagina pre-elettorale, una a favore una contro Berlusconi – Dicono che al governo ha curato solo i suoi interessi, forse è vero ma pensiamoci: chi di noi al suo posto, avendone la possibilità, non avrebbe fatto lo stesso?
A ripensarci ora, mi sembrano esponenti di un renzismo antelitteram. Si dice continuamente che non ci sono più sinistra e destra, Berlusconi può effettivamente affermare che le sue ricette sui licenziamenti facili le prende dal Pd di Ichino: non è solo astuto, è anche inconfutabile. Sulla letterina della Bce o sulla Tav in Val di Susa, sulle grandi opere e sulla autorità trascendente del Pil, non ci sono differenze di appartenenza politica. Tutto va fatto e basta. E però a me pare che i punti di vista, per quanto intrecciati nei partiti, restino abbastanza netti sulle schiacciatine e i panini. Cioè sulla vita profonda. Se il bar della scuola l’accetti perché così va il mondo, perché è sacrosanto diritto di ognuno fare i propri interessi, questa è una politica. E quando dice Renzi di stare con Marchionne senza se e senza ma, perché se no la Fiat se ne va, dimostra di essere un possibile leader del pensiero conservatore. Certo loro la chiamano modernità e dicono che è di sinistra. Perché è vero che non si cambia nulla “di come va il mondo”. Cosa fare alla Fiat lo decide l’Amministratore delegato, se dice o così o disoccupati, decidete liberamente, vuol dire che bisogna decidere liberamente se accettare o suicidarsi. Così stanno le cose, così devono andare. Ma conta che il meccanismo del comando, solido nelle mani degli stessi, sia fluido, dinamico, “democratico”. Che si possa scalare la vetta, secondo i propri meriti. La meritocrazia in fondo è la cosa di sinistra di un potere che resta gerarchico e autoritario. Non si tratta di essere riconosciuti e contribuire – si tratta di vincere. Non c’è alcuna dignità nel lavoro, quando sei in fabbrica sei un ingranaggio, d’altra parte un’azienda è un’azienda mica un istituto di beneficenza. Però c’è posto per te un pochino sopra se sei vispo e le organizzazioni sindacali non ti bloccano. Ed essere vispi è la qualità numero uno dei giovani. Di questi giovani.
Quello che mi pare più triste è che sparisce completamente dalla scena mainstream che l’Italia è piena anche di altre ragazze e ragazzi. A sentire la televisione si direbbe che fuori del palazzo della politica ci sia solo l’energia dei nuovi Blair o quella dei black bloc. Rottamare o fare rottami – sempre nel mondo delle merci muoversi. Come se fra i 27 milioni di votanti al referendum non ci fossero soprattutto giovani. Un mare di gente che ha fatto politica, costruito relazioni, dato volantini e organizzato banchini per la prima volta. Che spesso non aveva mai votato prima. Personalmente ho capito che si sarebbe vinto quando per una cena della quinta in una pizzeria che era un incredibile casino generale – musica karaoke ballo fra i tavoli – al microfono il tipo che cantava ha detto, Mi raccomando domenica tutti a votare. Ed è incredibilmente esplosa un’ovazione, in quel luogo di antipolitica giovanile.
Chi ha votato per l’acqua bene comune, per la gestione pubblica contro le privatizzazioni, che c’entra con Matteo Renzi? Con uno che vuole privatizzare i trasporti se gli autisti non stanno muti e rassegnati, che sostituisce i lavoratori in sciopero al Teatro Comunale con gente qualunque, che vuole aprire i negozi a tutte le ore, primo maggio compreso, perché tanto ci sono i lavoratori interinali che saranno contenti. Modernità è liberare il mercato dalle incrostazioni che frenano questo neo neoliberismo, eliminare le sacche di grasso, la ruggine di sindacati e partiti politici. Contano solo i comitati elettorali e le scenografie, che facciano da sostegno ai tipi brillanti che piacciono al pubblico. Giovani e maschi, possibilmente, perché la cultura femminile della cura della società e delle relazioni non è di questo mondo. Qui c’è posto solo per la squadra del leader. I suoi uomini.
Certo questo mito della Modernità ha una forza notevole, che non va trascurata. È una risposta all’altezza dei tempi, un’uscita da destra alla crisi di sistema, ma un’uscita. Non cade nel patetismo tipico di una certa sinistra, che pensa che non si possa fare altro da quello che chiedono i mercati – licenziamenti, tagli, riforma delle pensioni etc – ma ha il senso di colpa di quello che fa e mira a rendere più mite l’intervento distruttivo. Facciamolo ma che faccia meno male possibile. Con questi Renzi e company vanno a nozze. Almeno ci credono davvero fino in fondo, e a modo loro danno una speranza. La società gerarchica ma dinamica, la competizione individuale di tutti contro tutti, la privatizzazione dell’intera vita, rimetteranno in movimento la classe dirigente imbalsamata, che si aprirà alle nuove generazioni. L’uguaglianza, valore retorico dell’antico mondo, sostituita dalla competizione sociale.
E poi questa destra entusiasta mette efficacemente al centro non le “masse” ma i singoli. È vero che rinuncia a qualunque immaginazione alternativa della società: non c’è nessun altro mondo possibile, nessuna liberazione collettiva praticabile. Forse sottoscriverebbe la formula della Tatcher che non esiste la società ma solo gli individui (Renzi aggiungerebbe anche le famiglie e le squadre di calcio). Però vede bene che non si esaurisce la propria vita nelle appartenenze. Che non si può puntare tutto sulla identità dei soggetti collettivi nell’epoca della frammentazione sociale.
Questo diritto alla creatività, alla dimensione personale della propria esistenza, laddove si vive e lavora, mi sembra il territorio nuovo del conflitto politico. Forse ogni rivoluzione parte da una dimensione personale e soggettiva, e lì alla fine ritorna. La cultura dei beni comuni non è il comunismo delle masse o degli stati assoluti, casomai il tessuto collettivo da garantire perché si possa costruire il proprio percorso, dare il proprio contributo all’interno di una comunità aperta, politica – né etnica, né di competizione individualistica, né gerarchica. Un tessuto di legami e di vincoli che fanno crescere singolarmente all’interno di relazioni di cui avere cura collettiva.
In fondo si impara a scuola che non c’è creatività – né desiderio – senza la responsabilità delle relazioni e la misura del limite.