giovedì 24 giugno 2010

Adesione appello e sciopero del 25 giugno

L'Assemblea difesa Scuola Pubblica condivide i contenuti dell'appello per la scuola promosso dall'Associazione "NonUnodiMeno", compreso l'invito a sostenere lo sciopero generale indetto dalla Cgil per il 25 giugno.

L’Associazione "NonUnodiMeno" si è fatta promotrice, insieme ad altre Reti, di questo Appello per la difesa e la riqualificazione della SCUOLA PUBBLICA. Crediamo che la situazione sia particolarmente grave e tale da esigere una mobilitazione delle coscienze di ognuno e delle varie espressioni delle realtà associative e di movimento, con l’impegno a partecipare a tutte le mobilitazioni di protesta e autoconvocate in difesa dei principi alla base di questo Appello, compreso lo SCIOPERO GENERALE del 25 giugno. Vi chiediamo perciò di aderire a questo Appello in forma collettiva o individuale per dare un forte segnale di controtendenza.

PER L’ASSOCIAZIONE "NONUNODIMENO" - IL PRESIDENTE - GIANSANDRO BARZAGHI

 ******************* Appello per la scuola pubblica.

Sulla scuola si gioca un’idea di società e di futuro. Lo sanno bene i molti insegnanti che, nonostante tutto, ogni giorno danno vita alle tante buone pratiche, che oggi vengono profondamente umiliate dai tagli micidiali e dalla manovra finanziaria. Una manovra che va a colpire pesantemente i lavoratori del comparto pubblico e la loro professionalità, così come la qualità dello stato sociale che abbiamo fino a oggi conosciuto in Europa e in Italia. Una politica capace di guardare lontano, una politica di progetto e di tensione ideale, dovrebbe essere in grado di comprendere che la scuola, la formazione lungo tutto l’arco della vita, la conoscenza sono delle priorità strategiche per il nostro Paese, soprattutto in una fase di grave crisi economica e sociale. Invece la riproposizione delle fallimentari strategie neo-liberiste vorrebbe ridurre anche la formazione e gli stessi diritti civili e sociali a una merce che sottostà alle regole del mercato e della concorrenza tra pubblico e privato. Contro questa riduzione di tutto a merce, noi opponiamo una concezione alta, secondo la quale la cultura e il sapere sono dei beni comuni e perciò non mercificabili e non alienabili, come l’acqua, l’aria, la salute, la terra, la biodiversità e la vita stessa. In questo senso la cultura e il sapere sono un diritto universale e non un privilegio di pochi. La cultura e la conoscenza possono essere uno strumento di riscatto sociale, che permette di capire la nostra storia e di dialogare con quella degli altri, di capire il passato e di costruire il futuro per sé e con gli altri. Pertanto rifiutiamo concezioni e pratiche discriminatorie nei confronti di studenti che provengono da altri Paesi, in quanto la scuola è il luogo per eccellenza di incontro tra storie e culture diverse e come tale non può che essere il luogo dell’accoglienza e dell’integrazione reciproche. Per queste ragioni continuiamo a sostenere che la scuola della Costituzione è una frontiera strategica per la democrazia, un presidio di partecipazione, di collegialità e di sapere critico. È un laboratorio di democrazia e di formazione della cittadinanza attiva e consapevole. Così la vollero i nostri padri costituenti. Così noi oggi dobbiamo vivificarla, secondo una nuova concezione della stessa cittadinanza che si basi sullo ius soli e non sullo ius sanguinis. Ed è per questi motivi che la scuola pubblica va sostenuta, qualificata e non smantellata. Di fronte a questa vera e propria deriva culturale e sociale che degrada la qualità della scuola pubblica italiana, a partire dai suoi livelli di eccellenza - come il tempo pieno della scuola primaria, occorre domandarsi se il disegno strategico dell’attuale Governo sia solo quello delle ragioni economiche e finanziarie, oppure se ci sia un progetto reazionario ben più pericoloso, che va indagato:

1) La scuola torna a essere il luogo della separazione sociale, violando i principi e i valori della nostra Costituzione, svilendo la professionalità dei docenti e licenziando migliaia di precari con 16 anni di lavoro in media alle spalle, il più grande licenziamento di massa che la storia del nostro Paese ricordi.

2) Si parte dalla scuola per ridefinire le gerarchie sociali, stabilendo: a) un percorso formativo per le future classi dirigenti (liceizzazione); b) un altro per le figure tecnico-specialistiche (istituti tecnici); c) un terzo che conduce direttamente al lavoro – addirittura con lo scandalo dell’assolvimento a 15 anni dell’obbligo scolastico nell’apprendistato. Pertanto questa Controriforma non ha nulla di epocale, se non i tagli devastanti. Ripropone, cioè, il modello rigido di tipo gentiliano, cosiddetto “a canne d’organo”, con la classica tripartizione tanto cara a certa imprenditoria, che impedisce ogni elasticità nel passaggio da un canale all’altro, stroncando definitivamente il “Biennio Unitario” e riproponendo la divisione tra il sapere e il saper fare.

3) Secondo i Ministri Tremonti e Gelmini, la scuola deve tornare a essere autoritaria e repressiva, con il solo effetto di aumentare la dispersione e l’abbandono scolastico e cioè penalizzando quegli studenti che hanno un ben preciso retroterra culturale e sociale. “Ma se si perde loro – la scuola non è più scuola. È un ospedale che cura i sani e respinge i malati” (Don Milani). Infine non possiamo non sottolineare, con il massimo della preoccupazione, la pericolosità di un disegno lucido che vorrebbe smantellare “quell’organo costituzionale” di cui ci parlava Calamandrei, ovvero la scuola pubblica, statale. Si vorrebbe, cioè, trasferire a livello nazionale il “Modello Lombardo” dei “Bonus” alle famiglie che mandano i figli alle scuole private (famiglie benestanti fino a 200.000 €), mettendo sullo stesso piano settore pubblico e settore privato, in regime di concorrenza tra loro, come è avvenuto per la sanità lombarda. Insomma “mandando in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle scuole private” (Calamandrei). Pertanto, le Associazioni aderenti al presente APPELLO, pienamente consapevoli del disegno che questo Governo sta portando avanti nella direzione dello smantellamento della scuola pubblica statale, si propongono di dare vita alla più ampia opposizione sociale e culturale unitariamente a tutti quei movimenti, organizzazioni sindacali e forze politiche che vorranno sostenere questa battaglia per il futuro del nostro Paese e della nostra democrazia.

Questo APPELLO lo rivolgiamo anche a tutti i lavoratori della scuola, a tutti gli studenti e ai genitori affinché alta si alzi la voce di chi la scuola contribuisce a farla e a costruirla ogni giorno. Le ragioni per una scuola pubblica di qualità e per uno stato sociale degno di questo nome, le ragioni della buona scuola e di tante buone pratiche, sono di gran lunga superiori alla miseria di chi vorrebbe ridurre questo Paese all’ ignoranza. Noi non ci stiamo. E per questo sosterremo tutte le mobilitazioni di protesta e autoconvocate in difesa dei principi alla base del presente APPELLO, compreso lo sciopero generale del 25 giugno.

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