Di seguito l'articolo del Giornale di Vicenza di oggi...
MANIFESTAZIONE. Ieri in centro manifestazione con lumini dei docenti berici, sotto la pioggia
La piazza riaccende la scuola “al buio”
Nel giorno del sì al decreto legge Gelmini da parte del Senato, trecento vicentini tra insegnanti, genitori e studenti delle superiori cittadine si sono radunati in piazza dei Signori e sono rimasti sotto la pioggia per far sentire la loro protesta contro "quella che non è una riforma, ma solo tagli".
L'iniziativa era targata "Assemblea per la difesa della scuola pubblica", una sorta di comitato trasversale che ha in serbo, per la prima metà del mese prossimo, altre forme di sensibilizzazione: le "notti bianche" dell'insegnamento, con lezioni serali tenute in luoghi pubblici, e pacifiche improvvisate in altri luoghi quali piazze o supermercati, dove si trasferiranno idealmente le cattedre e i banchi. «Un messaggio per sottolineare che la scuola pubblica lo è davvero, ed è di tutti e per tutti. Una ricchezza che qualcuno vorrebbe smantellare, a partire da ciò che funziona di più: la scuola primaria». La voce degli addetti ai lavori che bacchettano il ministro dell' Istruzione Maria Stella Gelmini è riassunta da Antonella Cunico, insegnante dell' istituto Boscardin: «Il ritorno del maestro unico darà meno opportunità formative ai nostri ragazzi in un' epoca in cui i saperi si modificano velocemente, e aggredisce un'intera filosofia didattica, che oggi permette ai ragazzi che hanno difficoltà di non restare indietro. La scuola primaria italiana è una delle migliori del mondo, e la si ripaga impoverendo le ore di lezione, con il passaggio a 22 più le due ore di religione, spalancando le porte a una maggiore competitività da parte delle private e di chi potrà permettersele, tempo continuato incluso. L' ignorare l'aspetto didattico è un marchio di questo decreto legge, come dimostra anche la chiusura delle Ssis, i corsi biennali che formano gli insegnanti anche con 300 ore di tirocinio pratico. Un modello che funziona in tutta Europa, mentre il ministro Gelmini afferma che questa formazione è inefficace perché solo teorica. Mi chiedo che conoscenza concreta abbia del nostro mondo». G.M.MAS.
I DOCENTI. Francesco Casale (elementari) sul problema precari e quello degli stranieri
«Non si fa riforma con un decreto»
«I precari saranno spazzati via, l'organizzazione modulare scomparirà, il tempo scuola sarà ridotto di 6 ore, l'offerta formativa risulterà impoverita con un minor numero di laboratori, uscite, progetti didattici e curricolari. Saranno cancellate le compresenze e dovremo fare i conti con la difficoltà di integrare alunni stranieri e diversamente abili».
Francesco Casale, insegnante elementare, per anni referente del Cip, il movimento dei docenti precari, fa notare che «le competenze diverse che hanno arricchito finora la scuola non possono essere patrimonio di un unico maestro, per quanto colto e dotato di buon afflato pedagogico. A noi maestri è stato chiesto in questi anni di intervenire per educare i bambini provenienti dalle realtà più diverse e lo abbiamo fatto con risultati eccellenti anche grazie al confronto fra colleghi che ha permesso di cogliere la complessità della realtà in classi eterogenee, con bambini, italiani e non». Per Casale gli effetti di questa riforma si tradurranno in una diminuzione dei saperi di base che non potranno mai essere sostituiti da Internet o dalla televisione.
Anche sui tempi stretti in cui è stata elaborata la riforma non vengono risparmiate critiche: «Decisioni così radicali non sono mai state attuate così velocemente con decreto legge, senza un minimo di consultazione e di dialogo» osserva Casale che parla di «attacco virulento all'istruzione da parte dell'attuale governo che mira a trasformare la scuola 'pubblica-statale' in un sistema 'aziendalistico-feudale' e a snaturare la sua funzione prevista dalla Costituzione». Per questo, dice, anche a decreto approvato «serve più che mai una reazione forte e determinata da parte di tutti i cittadini, Nell'ultima ricerca internazionale sulla scuola primaria (IEA-Pirls del 2006) l'Italia si è classificata settima nel mondo e seconda in Europa, segno che il sistema funziona».
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