venerdì 4 dicembre 2009

«Perché sono troppi (e a rischio) 30 alunni per classe»


lettera al Giornale di Vicenza di Mercoledì 2 Dicembre 2009

UN CARDINE DELLA RIFORMA-GELMINI NEL MIRINO DI UN GRUPPO D’INSEGNANTI

«Perché sono troppi (e a rischio) 30 alunni per classe»

Siamo un gruppo di insegnanti di scuola media superiore, tutti con molti anni di servizio di ruolo, e abbiamo sperimentato uno dei provvedimenti della riforma già in atto in tutti gli ordini di scuole, sul quale vorremmo puntare l'attenzione. Ci riferiamo all'aumento del numero massimo di alunni per classe.
Infatti fino al 2007 una classe doveva essere costituita con meno di 30 alunni; al raggiungimento di tale numero si costituivano due classi. In quell'anno la legge finanziaria voluta dal governo Prodi, improntata al risparmio su tutti i fronti, introdusse il tetto dei 30 alunni per consentire di ridurre di qualcosa la spesa della pubblica istruzione. Cambiato il governo la norma è rimasta, con l'aggiunta di una deroga fino a 33 alunni e da regole più restrittive per la costituzione delle classi iniziali dei vari corsi: minimo di 27 alunni, almeno 22 per una specializzazione degli ITIS.
Recentemente abbiamo sentito il ministro responsabile di questa situazione elencare tra i gravi problemi della scuola italiana l'affollamento delle aule, invocando interventi di edilizia scolastica per risolverlo! Volendo uscire da queste considerazioni politiche vagamente schizofreniche, visto che abbiamo sperimentato di persona il lavoro in classi di 30 allievi, ci permettiamo di affermare che la costituzione di classi così numerose è deleteria dal punto di vista didattico e formativo, e presenta anche aspetti problematici legati ad altri fattori, ad esempio la sicurezza negli ambienti scolastici. Cercheremo di spiegare alcuni dei motivi più rilevanti.
Per quanto riguarda la didattica già da molto tempo i pedagogisti hanno individuato il gruppo-classe ideale in un numero tra 20 e 25 alunni. Tali indicazioni sono state recepite in Italia ancora negli anni 30 del secolo scorso, e hanno ispirato le dimensioni delle aule negli edifici scolastici: praticamente in tutte le scuole costruite da allora fino ai giorni nostri le aule sono state progettate per un massimo di 25 alunni.
Ma anche prescindendo dalle dimensioni delle aule, dovrebbe essere evidente che un numero elevato di alunni non può essere seguito adeguatamente da un insegnante, tanto più che in questi ultimi anni la ricerca pedagogica ha puntato sull'individualizzazione dell'insegnamento, mettendo al centro dell'azione didattica il singolo allievo.
Si può pretendere ciò che si vuole dall'insegnante, ma questi non può seguire nello stesso tempo allo stesso modo 20 o 30 alunni!
Si noti inoltre che il gruppo limitato di 20-25 studenti è presente anche nelle università, all'estero: le classifiche sulla qualità degli atenei utilizzano come parametro anche l'indice di affollamento dei corsi, e ovviamente un indice alto risulta negativo. Le università italiane sono lontane dai vertici della classifica anche e soprattutto perché ci sono corsi seguiti da centinaia di studenti in aule stracolme, cosa impensabile a Cambridge o Harvard.
Strettamente legata all'indice di affollamento delle aule è la questione della sicurezza. Sembra assurdo che quando in Italia si riducono i posti disponibili in stadi, cinema e sale pubbliche in genere, e si impongono severe norme in fatto di sicurezza, si trascuri il fatto che le aule scolastiche hanno dimensioni piccole, sono ingombrate da banchi, sedie, armadi, scaffali e quasi sempre hanno una sola porta per l'entrata e uscita, tanto più che gli utilizzatori sono in gran parte minori.
Inoltre spesso si rileva che gli ambienti affollati siano fonte di infezioni virali, tanto che il ministro della sanità le scorse settimane ha promosso una campagna di informazione nelle scuole per la prevenzione della nuova influenza. Nei manifestini affissi nelle aule gli studenti vengono invitati a star lontani dai compagni che manifestano sintomi influenzali: facile dirlo …
Infine la questione dei laboratori, che in particolare negli istituti tecnici e professionali sono un elemento fondamentale del curricolo scolastico. In questi laboratori, infatti, gli studenti devono fare pratica di tecniche, strumenti e apparecchiature che poi dovranno padroneggiare nell'attività professionale. Forse non tutti hanno chiaro che non si tratta di esperienze che il docente esegue e a cui gli studenti assistono, come a volte si vede alla televisione, ma di attività pratiche svolte da ciascun allievo come, per fare un esempio che tutti conoscono, per conseguire una patente non basta aver seguito lezioni teoriche, bisogna fare anche un certo numero di prove di guida.
Normalmente però la dotazione di un laboratorio, specie gli strumenti costosi, è limitata. Ovvio che gli studenti di una classe numerosa hanno meno possibilità di far pratica su certe apparecchiature. Inoltre spesso è necessaria l'assistenza dell'insegnante, come avviene con l'istruttore di una lezione pratica di guida dell'auto: invece qualcuno pensa di eliminare la compresenza in laboratorio di un docente e di un insegnante tecnico-pratico, e questo può significare a volte dimezzare l'attività.
Senza dire della sicurezza: qualcuno se la sentirebbe di tenere da solo 30 sedicenni liberi di muoversi in un laboratorio chimico? Ci domandiamo come si pensa di “costruire competenze", come recita lo slogan oggi in voga nel didattico-politichese, quando diventa così problematico far svolgere attività pratica agli studenti: forse si risolverà la questione con le simulazioni al computer?
In conclusione noi riteniamo che si possa discutere senza pregiudizi su molti aspetti della cosiddetta “riforma Gelmini", ma che bisogna prendere atto che le classi numerose sono dannose, e il numero massimo di studenti per classe deve essere portato a 25.
Non è accettabile che un paese che si vanta di appartenere al G8 poi lesini fino a questi livelli nella spesa per l'istruzione. Specie quando tutti dicono che per uscire dall'attuale crisi è necessario puntare sulla cultura, sulla formazione, sulla ricerca: tante parole, aspettiamo qualche piccolo atto concreto.
I docenti della classe 3C0 (30 studenti) ITIS “V. E. Marzotto", Valdagno
seguono firme

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