martedì 26 gennaio 2010

NOI STIAMO DALLA PARTE DEL FUTURO

Il Collettivo Studenti per la Scuola Pubblica di Vicenza sottoscrive e inoltra questo comunicato già emanato da ReteScuole. Il testo che segue esprime la nostra contrarietà riguardo la circolare ministeriale che impone un tetto del 30% di alunni stranieri per classe.
Il comunicato è stato inoltrato anche agli organi di stampa.
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IL TETTO DEL 30% DI ALUNNI E ALUNNE STRANIERI: UNA VERGOGNOSA IDEA RAZZISTA. Noi non ci stiamo

La ministra Gelmini ha annunciato in una Nota ministeriale, con ammirevole tempismo rispetto ai tragici fatti di Rosarno, che dal prossimo anno scolastico sarà fissato un tetto del 30% per la presenza di alunni/e stranieri nelle classi delle scuole italiane perché, secondo lei, troppi stranieri/e in classe ritardano il programma che devono seguire gli alunni e le alunne italiani.
Questo limite, secondo la ministra, sarà superabile solo dagli alunni e dalle alunne migranti che dimostreranno, con un test, di conoscere bene l’italiano.(Ricordate la Mozione Cota?)
In apparenza, sembrerebbe trattarsi di una misura, magari discutibile, ma rivolta al benessere scolastico. Invece questa ministra dimostra ancora una volta di non sapere nulla di scuola quando parla di proposte ad hoc per la formazione linguistica e l’integrazione: taglia risorse, finanziamenti e compresenze mettendo la Scuola Pubblica in ginocchio e limita, se non annulla, la possibilità di attuare percorsi per gli alunni e le alunne in difficoltà, siano essi stranieri o italiani. Quello da lei proposto è un provvedimento inutile, razzista e ingiusto, che non affronta efficacemente i problemi reali della scuola ma ne crea altri danneggiando tutti e tutte.
QUESTI I MOTIVI:

• secondo i dati Caritas le nostre scuole sono frequentate da oltre 600.000 figli/e di genitori stranieri; almeno quattro su dieci sono nati in Italia, sette su dieci frequentano le scuole dell’infanzia. Moltissimi sono perfetti bilingue. Anche alunni e alunne italiani, a volte, hanno difficoltà a scuola con la lingua italiana, ma per loro (giustamente) non si fanno test di ammissione e anzi si prevedono specifiche attività didattiche per aiutarli. La scuola serve proprio a questo.

• Cosa succederà nei plessi con una maggioranza di popolazione scolastica non italofona? Gli alunni e le alunne migranti “in esubero” saranno sparpagliati altrove, in una scuola più lontana. Se questa cosa capitasse ad una famiglia italiana (e capiterà in alcuni plessi per compensare il numero delle “deportazioni”) si scatenerebbe un putiferio: la scuola deve esser vicino a casa, perché andare a scuola deve essere agevole e perché la scuola non è solo apprendimento, ma anche socialità.
Contemporaneamente quelle classi divenute meno numerose a causa degli spostamenti forzati, saranno da colmare con il trasferimento di alunni e alunne italiani? Con i recenti tagli agli organici e ai finanziamenti, noi temiamo più semplicemente che verranno chiuse. Questo significherà per tutti, italiani e no, meno classi ma più affollate e con meno risorse, docenti e strumenti per la didattica.

• Nelle famiglie migranti spesso i genitori fanno lavori con orari “difficili”. Lo spostamento dei loro figli verso scuole lontane causerà problemi enormi, soprattutto per chi ha bambini e bambine piccoli: questo potrebbe rendere irregolare la frequenza. Gelmini lo sa e minacciosamente ricorda nella Nota che l’istruzione di base è obbligatoria: sta pensando già di mandare la Polizia a fare retate per risolvere con la forza un problema che crea lei?

Così come è stata formulata dalla ministra, la proposta del tetto del 30% sembra una storiella preelettorale che compiace una parte dei propri elettori e crea un problema che in pratica non esiste: lei stessa ammette infatti che i bambini/e non italofoni sono il 4%. Se dunque non esiste un’emergenza, qual è l’obiettivo della Nota? Quello di gettare sui migranti la responsabilità dei problemi della scuola? Provocare un’ ulteriore fuga degli italiani/e dalle scuole pubbliche e facilitare il loro spostamento verso le scuole private?
I genitori degli alunni e delle alunne migranti sono lavoratori e lavoratrici che contribuiscono a far funzionare la nostra economia ed i nostri servizi. I loro figli e le loro figlie sono una ricchezza per la nostra scuola e saranno i cittadini e le cittadine di domani. Alla scuola italiana spetta il compito di costruire cittadinanza nella relazione. Potrebbe farlo, anche bene, se non fosse conti-nuamente colpita da tagli di fondi e personale.
Il tetto del 30% peggiorerà le condizioni di vita degli e delle migranti, già tormentati da leggi ingiuste e vessatorie, come la Bossi-Fini, dal razzismo che ormai è diventato cultura comune e da una informazione che è sempre contro loro.
La società e la scuola devono investire sul futuro, per poter far sentire a casa propria quelli e quelle che saranno gli italiani e le italiane del domani.

NOI STIAMO DALLA PARTE DEL FUTURO

Vicenza , 25 gennaio 2010

Collettivo Studenti per la Scuola Pubblica

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