domenica 16 novembre 2008

A lezione di Palladio...

Siamo talmente legati alla scuola che cominciamo ad andarci anche di sabato pomeriggio... Ieri la lezione sul Palladio tenuta in Piazza Matteotti ha avuto una classe numerosa e stranamente attenta e silenziosa. Dopo una piccola introduzione e una spiegazione sugli effetti di Gelminator sulla scuola primaria, inizia la prima lezione sul '500 a Vicenza e poi una panoramica sul Palladio dal punto di vista archittetonico e della scultura. Le lezioni sono tenute da due docenti del Martini e una del Boscardin e vengono chiuse da una simpatica scenetta offerta dall'Arciragazzi che in modo ironico ha rappresentato gli effetti del maestro unico e dei tagli alla scuola elementare.
Nel frattempo si è distribuito materiale informativo alla cittadinanza.
Il senso dell'iniziativa era quello di portare la scuola in piazza e di offrire a tutti il suo bene prezioso, ossia la cultura. La mobilitazione contro la Gelmini non è finita e altre mobilitazioni saranno preste annunciate.

Il file del volantino che abbiamo distribuito in Piazza Matteotti lo potete scaricare qui.

intanto mettiamo l'articolo del Giornale di Vicenza di oggi sull'iniziativa di ieri

RIFORMA: LE PROTESTE. Due docenti del Boscardin e del Martini in cattedra: «Seguiranno altri incontri al Montagna»

Ore 16: lezione in piazza «Per difendere la scuola»
di Anna Madron

Ore 16, lezione di storia dell'arte. Gli studenti sono seduti sui gradini di palazzo Chiericati: di fronte a loro, in cattedra, Federico Magliaretta e Pieranna Marchetto, rispettivamente docenti del Boscardin e del Martini, spiegano Palladio e l'architettura del '500, mentre l'Arciragazzi distribuisce post adesivi su cui ognuno può dire la sua sulla scuola di oggi e di domani. Intanto gli sguardi dei passanti sono tutti per quell'improbabile scolaresca che di fatto è lì per protestare.
Sì perché quella di ieri è stata l'ennesima mobilitazione dei professori, delle maestre, degli studenti che in piazza Matteotti hanno voluto improvvisare una lezione all'aperto, sulla scia di tante manifestazioni analoghe che si sono svolte da Milano a Palermo, per dire no alla riforma e ai tagli indiscriminati previsti dalla famigerata “169". «La legge ormai c'è - intervengono Flavio Foralosso e Renzo Antonello, docenti del liceo artistico Martini - ma ciò non toglie che il dissenso resti profondo, legato anche alla mancanza di informazioni. L'artistico, ad esempio, dovrebbe passare da 38 a 32 ore, ma non è ancora chiaro in che modo e quali discipline spariranno». Parole d'ordine smarrimento, incertezza. È questa l'aria che si respira insieme alla rabbia per una riforma non solo non condivisa ma soprattutto non discussa.
«Dietro al disegno della Moratti almeno c'era un progetto educativo - fa notare Paola Beltrame, insegnante alle elementari di Polegge - qui invece ci sono solo tagli: nella normativa i termini più usati sono “razionalizzare", “essenzializzare". Mai un accenno alla formazione, all'educazione, alla crescita dell'individuo». È questo ad indignare il popolo della scuola, che per l'occasione si è compattato sotto la sigla “Assemblea per la difesa della scuola pubblica", movimento che si riunisce una volta alla settimana per decidere date e forme della protesta, per riflettere e fare un po' di luce nella giungla di articoli e commi di legge che appaiono difficilmente decifrabili. «Ci troveremo i prossimi tre giovedì sera al Montagna con genitori e studenti», annuncia Magliaretta, mentre Speranza Pasetto, maestra alle elementari di Laghetto, mostra un volantino di “Scuole aperte", altra iniziativa pensata «per riflettere sui cambiamenti che la legge “169" produrrà». Si comincia giovedì 20 novembre, giornata dei diritti dei bambini, dalle 18 alle 20 alle elementari di Polegge, e poi via via seguiranno altri incontri in diversi plessi della città dove dal 29 ottobre scorso, data di approvazione della legge Gelmini, ci si interroga, si cerca di capire cosa accadrà a settembre 2009. «Di sicuro - riprende Speranza Pasetto - la qualità della scuola ne risentirà in maniera pesantissima. Pensiamo all'aumento degli alunni per classe: già stiamo stretti con 25, figuriamoci quando in un'aula ci saranno 30 o 33 bambini, dovremo mettere in banchi a castello».
E poi i tagli. «Ho sempre lavorato con impegno, passione - dice Maria Teresa Polito, precaria al comprensivo 11 - e ora una legge spazza via me e tanti colleghi con famiglia, figli e carico e magari un mutuo in banca». E ancora, la riduzione oraria. «Noi della materna potremo garantire solo l'orario antimeridiano dopodiché non si sa, i sindacati dicono che potrebbe essere il Comune a coprire eventuali ore pomeridiane», aggiunge Antonella Catone, maestra dell'infanzia a Laghetto, mentre Claudia Rancati, insegnante al Boscardin, racconta che l'ultimo collegio docenti ha bloccato gite e viaggi d'istruzione. «La scuola è fortemente in pericolo - chiude laconico Alvise Ferronato, studente del classico Pigafetta - anche chi non scende in piazza ormai ha capito che non si tratta di una riforma, ma solo di una pioggia di tagli».

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