dal sito
www.cesp-pd.itSCIOPERO della SCUOLA 17/11/2011
manifestazione a Padova ore 9 P.le FFSS
LA CRISI VA PAGATA DA CHI L’HA PROVOCATA E DA CHI CI SI ARRICCHISCE
giovedì 17 novembre 2011 SCIOPERO GENERALE e MANIFESTAZIONI territoriali con gli studenti
Negli scorsi anni, a seguito del cosiddetto Piano Programmatico della Gelmini, contenente i provvedimenti sulla scuola previsti dall’ art. 64 della legge n° 133/2008 (cd decreto Brunetta) e dal decreto n° 137, divenuto poi legge n° 169/2008, sono state effettuate le diverse tranche del taglio degli organici, e della riduzione dei tempi scuola, prevista per un triennio. E’ sotto gli occhi di tutte/i la devastazione, che in questi ultimi anni ha colpito la scuola pubblica italiana, ed in particolare i territori più deprivati, con i massacranti tagli agli organici, le pseudo riforme gelminiane, in particolare delle elementari e delle superiori, che hanno prodotto esclusivamente la diminuzione delle classi, l’aumento del numero di alunni per classe, la riduzione del sostegno alla disabilità con il furto del diritto allo studio per tante/i bambine/i e ragazze/i delle nostre scuole, il quasi annullamento o la forte riduzione dei fondi per le supplenze e per il funzionamento amministrativo e didattico degli Istituti ed a contraltare la smisurata “devozione” valutativa (ma cosa volete valutare!!!), dei QUIZ INVALSI. Ciascuna/o di voi conosce qual è la situazione che viviamo quotidianamente nelle nostre scuole e, quindi, ogni commento in relazione alla richiamata ”RIFORMA” è assolutamente superfluo. Inoltre, il taglio agli organici ha prodotto un’intera generazione di colleghe/i, docenti ed ATA, che non hanno più la possibilità di lavorare nelle scuole, e quindi sono stati privati di qualsiasi fonte di reddito, dopo che per anni (in alcuni casi decenni) hanno garantito per lo Stato la funzionalità didattica ed organizzativa delle scuole. Inoltre, negli ultimi anni vi è stata una drastica precarizzazione del personale (anche di quello stabilizzato) ed una fortissima riduzione dello stipendio di docenti ed ATA, sia in termini assoluti che in perdita della capacità di potere d’acquisto, che ha impoverito in maniera drammatica la nostra condizione economica. Si vedano il blocco triennale dei contratti, il furto del TFS (liquidazione) e lo scippo degli scatti di anzianità (già assolutamente miserevoli ed “elargiti” ogni sei anni). Con le cosiddette “manovre” di luglio ed agosto 2011 sono stati imposti ulteriori tagli e “sacrifici” ai lavoratori/trici della scuola ed un ulteriore attacco ai nostri già miseri salari: tra l’altro è stato previsto il blocco del contratto (come in tutto il Pubblico Impiego), per un ulteriore anno, il taglio selvaggio degli insegnanti inidonei all’insegnamento per ragioni di salute (che si vogliono far transitare nei ruoli ATA) ed il taglio dell’anzianità al personale precario immesso in ruolo per il quale è stata barattata una vergognosa decurtazione economica (decisa con accordo sindacale), in cambio delle misere immissioni in ruolo disposte nel corrente anno scolastico. Inoltre, è stata approvata un’ulteriore e gravissima riduzione della funzionalità delle scuole con un nuovo dimensionamento scolastico monstre con il quale si prevede di tagliare altre centinaia di Istituti Scolastici autonomi e “pensionare” le Scuole Medie ed i Circoli Didattici. Infatti, è stato deciso che nel primo ciclo dovranno esistere SOLO Istituti Comprensivi e che le Regioni (le quali come sempre, centrodestre e centrosinistre, ottempereranno pedissequamente), dovranno modificare le attuali autonomie scolastiche ed istituire Istituti Scolastici autonomi solo con il parametro minimo di 1.000 alunni al cui numero si potrà derogare solo nelle piccole isole, nei comuni montani e nelle aree geografiche caratterizzate da specificità linguistiche (minimo 500 alunni). E’ chiaro che praticamente tutte le piccole isole e la gran parte dei Comuni montani non hanno questi numeri minimi ed anche in tali casi vi saranno aggregazioni tra diversi Comuni. Il “giochetto” (si vedano le tabelle del MIUR trasmesse con la nota n° 8220 del 7 ottobre 2011), prevede per il 2012-2013 la sopravvivenza di 5.910 Istituti Comprensivi, con una contestuale riduzione di 1.300 Istituti autonomi attualmente esistenti (7.210 Circoli Didattici, Scuole Medie ed Istituti Comprensivi nel 2011-2012). Lasciamo alla vostra “fantasia” valutare quali conseguenze comporterà, soprattutto nei piccoli centri e nelle zone più interne e già deprivate dell’intera Italia, questo ulteriore taglio selvaggio che viene “spiritosamente” spiegato dal MIUR, con la seguente insultante motivazione “per garantire un processo di continuità didattica nell’ambito dello stesso ciclo di istruzione….“. Senza parole!!!! Ma nell’attuale “delirio politico-european-borsistico (nonchè bipartisan), la cosiddetta legge di stabilità (ed il maxi emendamento governativo di cui alla recente “letteraccia” Berlusconiana all’Unione Europea), prevede per le scuole italiane e per i docenti ed ATA ulteriori “piacevolezze” che verranno agevolate dall’atteggiamento suicida della cosiddetta opposizione italiana che “ha fatto il diavolo a quattro” per anticipare il voto della cosiddetta legge di stabilità (discussione - si fa per dire - e voto alla Camera ed al Senato in due giorni, per rispondere al DIO MERCATO ed ottemperare alle pressanti richieste dell’Unione Europea (leggasi in particolare Francia e Germania), della Banca Centrale Europea e del Fondo Monetario Internazionale del quale si è fatto interprete e paladino il Presidente della Repubblica Giorgio Napoletano che straccia in un colpo solo la Costituzione e la prassi consolidata in oltre 60 anni di storia Repubblicana. Nella legge di stabilità e nel maxiemendamento è stato previsto:
il TAGLIO ulteriore di oltre un MILIARDO di Euro per il bilancio dell’anno 2012 del Ministero dell’Istruzione;
la reintroduzione del MIUR nell’elenco dei ministeri che subiranno altri “tagli lineari”, per ulteriori 145 milioni di Euro (per il 2012 ed in aumento esponenziale negli anni successivi), contrariamente a quanto era stato deciso con la “manovra” di luglio che aveva escluso il settore scuola;
il TAGLIO, da 500 a 300, di docenti e dirigenti scolastici comandati presso il MIUR e gli Uffici Scolastici territoriali italiani (qualcuno dirà, “pochi e chi se ne frega” ma ciò che ci interessa particolarmente sono i 200 docenti precari che non avranno il posto il prossimo anno e le ulteriori incombenze che verranno paracadutate sul personale delle singole scuole);
il TAGLIO di dirigenti e DSGA in tutti gli Istituti Scolastici con meno di 600 alunni (400 per le piccole isole e scuole di montagna), con l’istituzionalizzazione del “fai da te delle reggenze scolastiche” affidate di fatto a docenti vicari che devono, contemporaneamente, espletare l’intero orario d’insegnamento (sarà il caso di iniziare a rifiutare di svolgere tale funzione?);
il TAGLIO selvaggio di 3.334 posti di docenti ITP (Insegnanti Tecnico Pratici) in esubero, che si vogliono far transitare nei ruoli degli Assistenti Tecnici (e chi se ne frega dell’esistenza e della vita professionale di queste/i colleghe/i e dei 3.334 Assistenti Tecnici precari che da anni assicurano le attività nelle scuole i quali dopo tanti anni verranno sbattuti fuori dalla scuola);
il TAGLIO degli scatti di anzianità per il personale della scuola che avrebbe dovuto conseguirlo a settembre 2011 e gennaio 2012 perché in bilancio non è stato previsto UN SOLO EURO. Infine sono state totalmente definanziate le spese per le borse di studio per la scuola dell’obbligo (la cui voce di bilancio era stata già ridotta ai minimi termini) e però possiamo “consolarci” con la notizia dell’ennesimo AUMENTO DEL FINANZIAMENTO ALLE SCUOLE PRIVATE dell’importo di 242 milioni di Euro per il 2012 (in aggiunta ai 279 milioni già previsti dal bilancio). Ma la “ciliegina sulla torta“ dei maxiemendamenti governativi alla legge di stabilità, oltre ad altre nefandezze che ci toccano come cittadine e cittadini, sono le seguenti:
a partire dal 2026, l’età minima di accesso alla pensione di vecchiaia sarà di 67 anni;
mobilità del personale del Pubblico Impiego in esubero (anche fuori Regione), con cassa integrazione fino a due anni con stipendio all’80% e successivo licenziamento ove non ricollocati.
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