mercoledì 11 maggio 2011

NO Invalsi a Vicenza

Riportiamo due articoli del giornale di Vicenza di oggi, 11 maggio, sulle contestazioni alle prove Invalsi.

Aggiungiamo che i Collegi docenti dell'I.I.S. "A. Da Schio" e dell'I.I.S.S. "B. Boscardin"  di Vicenza hanno deliberato a maggioranza la non collaborazione alle prove Invalsi.

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SCUOLA. Al “Fusinieri” un docente ha invitato gli allievi a non fare i test. Contesta le prove e l'Invalsi finisce in provveditorato

Anna Madron

Il prof. Pigato: «Non sono obbligatorie e il collegio dei docenti non le ha ancora approvate» . Il vicepreside Tolio: «Nessuna minaccia ai ragazzi»

 Prove Invalsi della discordia. Al punto che all'istituto tecnico commerciale Fusinieri la polemica si fa accesa e i toni concitati. «Il ministero ha precisato che i test non sono obbligatori e che in ogni caso la somministrazione delle prove agli studenti deve essere approvata dal collegio docenti, e al Fusinieri non è avvenuta. Nonostante questo i questionari sono stati distribuiti nelle classi», dichiara Carlo Pigato, insegnante di matematica all'istituto di viale D'Annunzio, aggiungendo che la dirigenza, attraverso il vicepreside Nicola Tolio, avrebbe minacciato gli alunni di sanzioni se si fossero rifiutati di effettuare le prove. «Episodi che sono stati verbalizzati dal sottoscritto nel giornale di classe» prosegue Pigato, facendo presente che «le procedure di somministrazione e correzione delle prove Invalsi vengono pagate (forse, perché non ci sono soldi nelle casse) come “attività aggiuntive” e come tali non sono da ritenersi obbligatorie, eccezione fatta per un campione di scuole, come recita una nota dello stesso Miur». «Non ho minacciato nessuno - replica il vicepreside Tolio - semplicemente ho tranquillizzato i ragazzi, dicendo loro che rifiutarsi di sostenere la prova poteva essere un comportamento sanzionabile dalla preside. In ogni caso sul valore e il significato dei test il collega può concordare o meno, ma non può suggerire agli studenti di evitarli, perchè ci sono regole, nella fattispecie una circolare della dirigente che informa dell'adesione alle prove da parte della nostra scuola, che vanno rispettate. Quanto al collegio docenti, la convocazione è dettata dalla possibilità o meno di riconoscere un'indennità ai professori coinvolti nella sorveglianza e correzione».

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Gilda polemica: «Addestriamo i ragazzi alle domandine, ma insegnare è altro»

 Ieri italiano e matematica in seconda superiore.
Oggi lettura, in gergo tecnico “decodifica strumentale” per i bambini di seconda elementare che dovranno sostenere anche il test di italiano insieme ai compagni di quinta.
Domani sarà invece la volta di italiano e matematica per le prime medie e infine, venerdì 13, matematica per le seconde e quinte della primaria. La controversa staffetta nazionale Invalsi entra nel vivo e coinvolge tutti gli ordini di scuola in una tornata di prove finalizzate a misurare a livello nazionale la preparazione degli studenti in due materie cardine: italiano e matematica, quest'ultima tallone d'Achille per il 70% degli studenti.
Per questo, sostiene il Ministero, bisogna capire quali sono i livelli raggiunti tra i banchi, «non per punire o premiare gli insegnanti, ma per migliorare i livelli di apprendimento, come in tutti i sistemi avanzati», ha dichiarato il ministro Gelmini.
Professori concordi?
Non tutti, anche se ieri mattina nella quasi totalità degli istituti superiori i quindicenni hanno affrontato le prove di italiano e matematica, un'ora e mezza ciascuna per un totale di tre ore tra domande e risposte, seguite da un questionario che ha creato qualche imbarazzo dal momento che andava a pescare in ambiti personali: contesto familiare, professione dei genitori, lingua parlata in casa, composizione del nucleo abitativo. «La legge sulla privacy tutela un certo tipo di informazioni che invece sono state richieste agli studenti evidentemente per sondare il livello socioculturale da cui provengono», fa sapere Lucia Petroni, coordinatrice delle prove Invalsi al liceo scientifico Quadri dove la mattinata- 11 le classi seconde coinvolte - si è svolta all'insegna di un rigore che rimanda agli esami di Stato. «Abbiamo cercato di dare a queste prove una veste formalmente corretta evitando ad esempio che gli insegnanti di lettere facessero sorveglianza durante la prova di italiano e allo stesso modo che quelli di discipline scientifiche non fossero presenti durante il test di matematica- prosegue Petroni- spiegando che al Quadri le prove Invalsi sono state concepite non come un obbligo da adempiere, ma come uno strumento per affrontare un'altra grossa novità con cui le scuole d'ora in avanti dovranno misurarsi: la valutazione delle competenze, argomento difficile da digerire per i docenti perchè presuppone non solo una revisione della didattica, ma anche una contestualizzazione delle discipline che si insegnano».
«Le prove Invalsi - interviene Piero Piazza, docente di lettere e vicepreside dell'istituto tecnico industriale Rossi - servono proprio per questo: aiutarci a capire cosa può essere migliorato e cosa va cambiato nell'insegnamento». Undici le seconde che ieri mattina al Rossi hanno affrontato la maratona ministeriale che, aggiunge Piazza, «fa parte degli obblighi dei docenti, al pari degli esami di Stato o quelli di riparazione».
Eppure le polemiche sono roventi. Se Cobas e Unicobas invitano a boicottare (Unicobas proclamando uno sciopero il 12 e 13 maggio), fortemente critica è anche la Gilda che punta il dito contro “un sistema di valutazione fallimentare”.
«Perchè gli studenti non vengono valutati sulla base di quello che hanno studiato - sottolinea Francesco Bortolotto, docente di chimica e coordinatore Gilda - con il risultato che l'esito delle prove varia a seconda che il programma sia stato o meno svolto. Ben vengano allora le prese di posizione su queste prove disastrose che costringeranno i professori durante l'anno scolastico ad addestrare i ragazzi sulle domandine dell'Invalsi per allenarli alla prova ufficiale. Ma non è così che la scuola deve formare i suoi alunni». AN.MA.

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