da MicroMega
di Anna Maria Bruni
Se qualcuno pensava che dopo la firma della legge Gelmini la scuola statale si sarebbe arresa, si è sbagliato di grosso. L’assemblea nazionale della scuola, che nel luglio scorso a Parma ha lanciato tutte le campagne avviate questo autunno si è ritrovata ieri, nonostante una Bologna innevata, per fare un bilancio del lavoro di questi mesi e rilanciare i suoi obiettivi.
Presenti, oltre la città ospite Bologna, diverse realtà fra le quali Roma, Napoli, Milano, Padova, Piacenza, Carpi, Firenze, Viareggio, in rappresentanza di scuole o reti di esse già costituite nel territorio. Obiettivo, dipanare una giornata di discussione, confronto e proposte, che nell’arco di circa 6 ore, a parte il momento conviviale del pranzo, sono riusciti a definire senza perdere tempo.
In testa, una Consulta nazionale per rilanciare la scuola pubblica, composta prima di tutto da persone – non in quanto appartenenti a sindacati o partiti – e associazioni e coordinamenti del mondo della scuola, o vicini ad essa. La rottura con le dinamiche di Organizzazione, che dividono e frenano l’autonomia è generalizzata tanto quanto la critica alle posizioni di Pd e Cgil, inversamente alla volontà di costruire movimento e organizzazione interconnessi, orizzontali e trasversali con gli studenti. Che devono essere il centro delle lotte “come soggetti portatori del diritto”, “verso i quali – dice Barbara, genitore di Napoli – troppo poco ancora è stato fatto. Il primo passo ora – insiste – è prendere posizione sugli avvisi di garanzia recapitati loro per le azioni di protesta, così come sui 5 in condotta che stanno seguendo le occupazioni”.
Anche questo deve fare una Consulta, o forum o come si preferirà chiamarla. Se vuol essere il luogo da cui prendere posizione, dalla difesa del diritto allo studio alla microconflittualità quotidiana, che è stata finora il bastione dal quale la scuola pubblica è stata difesa. Ultima la sentenza del Tar contro le “classi pollaio” ottenuta dalle tante scuole che hanno avviato il ricorso. Ma ancora tempo pieno, compresenze, stabilizzazione e addirittura aumento degli organici, bocciatura dei bilanci, indisponibilità al pagamento del contributo volontario dalle famiglie, indisponibilità al lavoro aggiuntivo da parte dei docenti. E ultime, le bocciature delle sperimentazioni sul merito. Da Torino a Napoli le ultime, tante sono le scuole che non hanno mollato, e che per questo hanno tutelato diritti.
Ma tanti sono i fronti aperti dai tagli e dalla legge che ne è seguita. Altrettanti quindi devono essere i gruppi di lavoro tematici a cui è demandato il compito di elaborare confronto e proposta. Primi della lista collegialità e valutazione. Un tema, quello del merito, opposto alla collegialità, struttura e fondamento della scuola pubblica statale, democratica “per Costituzione” e perciò portatrice di diritti e cittadinanza, che anche il disegno di legge Aprea mina, cancellando gli organi collegiali. Che invece vanno potenziati, insieme alla didattica, che “già in alcune scuole – ricorda Roberta, docente di Parma – viene trasformata dai test invalsi, perché così impostata fin dall’inizio dell’anno”. “Far comprendere come la connessione tra valutazione e collegialità – dice Matteo, docente Itis di Viareggio – con la libertà di insegnamento garantita dall’art 33 della Costituzione sia la stessa delle lotte per la libertà nel lavoro”. Cioè quella della rappresentanza, messa in discussione dall’accordo Fiat, e contemporaneamente dalla cancellazione degli organi collegiali, il cui contraltare comune è la precarizzazione e l’individualizzazione del rapporto di lavoro, che marciano di pari passo nel pubblico e nel privato.
Un modello contro il quale questa assemblea farà muro, moltiplicando informazione e diffusione delle tante lotte in corso che “danno forza a tutte le altre”, dice Deborah, genitore di Parma. Intanto prosegue la campagna “Tutti devono sapere”, che nella fascetta adesiva elenca gli innumerevoli attacchi alla scuola pubblica, cominciando dai tagli dei posti di lavoro, e che prevederà “blitz sugli autobus e ai semafori”, annuncia un altro docente suggerendo così le modalità di diffusione dell’informazione. Accanto alle quali è ancora la petizione a Napolitano contro il finanziamento alle scuole private, che verrà consegnata a fine febbraio con iniziative in tante piazze nelle rispettive città, dopo un’ulteriore diffusione nelle Università e davanti ai posti di lavoro. E, sempre a fine febbraio, un nuovo appuntamento nazionale. “Vogliono la competitività? E noi rispondiamo con una nuova agorà”, dicono. Come dire, un altro sistema di relazioni.
(31 gennaio 2011)
Nessun commento:
Posta un commento