giovedì 3 marzo 2011

una bella lezione!

Pubblichiamo il documento proposto dalle RSU dell'Istituto Comprensivo 11 di Vicenza e approvato dai docenti.
una bella lezione!
“educare i figli liberamente il che vuol dire di non essere costretti a mandarli a scuola in una scuola di stato dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli”                      
 Silvio Berlusconi, Congresso dei Cristiani  Riformisti, 26 febbraio 2011

Costretti  a mandare a scuola?
 L’istruzione è come il pane: è un dovere dei genitori darla, è un diritto dei figli riceverla! “E` dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli” (art. 30 della Costituzione)
L’insegnamento è libero, come libera è l’arte, la salute, l’aria e come libera dovrebbe essere anche l’acqua! “L'arte e la scienza sono libere e libero ne è l'insegnamento.” (art. 33 della Costituzione)
La scuola non è una prigione, non è un castigo: è uno spazio dove tutti possono entrare e uscire!  “La scuola è aperta a tutti” (art. 34 della Costituzione)
E’ vero, la scuola è un obbligo, ma lo è per lo stato perché “E` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.” (art. 3 della Costituzione) e ancora lo Stato “Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo”(art. 31 della Costituzione)
In questo senso sì che l’istruzione è obbligatoria, ma non andare a scuola: istruire ed educare è un dovere dei genitori,  dare istruzione è un obbligo per lo stato, andare a scuola è un DIRITTO!
O forse qualcuno vuol toglierci un diritto raccontandoci che ci vuol liberare da un dovere?
O forse qualcuno vuol convincerci - per il nostro bene - che lo stato non è obbligato a darci istruzione?
Non basta a lor signori averci ridotto il “tempo scuola”? Cosa vogliono toglierci ancora?

Inculcare: che brutta parola!
Per assonanza, richiama alla memoria (alla nostra memoria inculcata) il famoso MinCulPop: acronimo che si presta a sottintesi volgari, con il quale era indicato il Ministero Fascista della propaganda messo in piedi per controllare  le informazioni, gli organi di stampa e … distribuire “veline”!
Inculcare deriva dal latino, vuol dire ficcar dentro, introdurre con forza, e nelle migliori delle traduzioni possibili, imprimere bene nella memoria: che cosa ficchiamo dentro nella memoria dei nostri figli? I principi? I valori?
Nella scuola di oggi si ritiene che “inculcare a memoria” non sia un buon metodo nemmeno per insegnare le tabelline: figuriamoci i valori!
I valori non si inculcano, né a scuola né in famiglia: i valori si mettono in pratica, se davvero ispirano le nostre giornate!

Quali principi per le nostre scuole?
E' proprio vero! Spesso gli insegnanti della scuola di Stato, con i loro dirigenti, non difendono quei principi poco nobili che pure sono praticati in questa Italia di galantuomini: non incitano alla violenza; non incoraggiano ad evadere le tasse; non si alleano con mafie e camorre; non predicano il primato del profitto anche a costo dell’inganno, della frode o della truffa; non insegnano a disprezzare e offendere gli altri solo perché hanno un pensiero “straniero” diverso dal nostro; non inducono alla prostituzione  e non insegnano a fare del corpo, che come la vita ci è stato donato, una merce di scambio …
La scuola statale sui principi fa strada e fa fatica, perché le nostre scuole sono aperte a tutti, accolgono con fiducia e riconoscono dignità anche ai figli di ladri, assassini, magnaccia e imbroglioni; trattano tutti con la (com) passione della solidarietà attiva di cittadini che abitano la stessa terra, lo stesso tempo e cercano un futuro più a misura d’uomo per tutti, anche per i deboli e gli emarginati… perché è proprio la res-publica che ci chiede “l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.” (art. 2 della Costituzione).
Se poi invece di principi si voleva dire ideologia, come qualcuno ha cercato goffamente di interpretare e correggere, sia chiaro a tutti che, se la famiglia può scegliere ed esprimere la sua ideologia, la scuola statale non ha UNA IDEOLOGIA perché è scuola pluralista che accoglie e rispetta TUTTE le ideologie, come si conviene in una repubblica democratica. E quando la scuola statale immette in ruolo i suoi insegnanti, non chiede  e non indaga su quale credo professino e a quale partito politico aderiscano, per rispetto della privacy, certamente, ma soprattutto perché per la scuola statale “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali” (art. 3 della Costituzione).
Ma non basta: la scuola di stato non è ideologica anche perché ogni insegnante per scelta professionale e deontologica è impegnato a far conoscere agli allievi i diversi punti di vista sulle questioni trattate in classe, nel rispetto del pluralismo delle idee, con spirito di tolleranza che si sforza di comunicare anche  ai suoi allievi per contrastare qualsiasi forma di fanatismo!
Qualcuno ha detto, e noi lo ripetiamo:
“educare non è riempire un secchio,  ma accendere un fuoco!”  
                                                                           William B. Yeats
NOI LAVORATORI DELLA SCUOLA
PUR CON LE NOSTRE FRAGILITA’ E LE NOSTRE INCERTEZZE
SU QUESTI PRINCIPI SIAMO IMPEGNATI
E SU QUESTI PRINCIPI CHIEDIAMO L’IMPEGNO DELLO STATO
E DI TUTTE LE FIGURE ISTITUZIONALI.

E VOI, CARI GENITORI?
Documento proposto dalle RSU e approvato dal personale dell’Istituto Comprensivo 11 di Vicenza – cip.  1.03.2011


Cartellone all'ingresso della scuola primaria dei Laghi

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