di
COLLETTIVO STUDENTI SCUOLA PUBBLICA - VICENZA
COORDINAMENTO STUDENTESCO
RETE DEGLI STUDENTI MEDI
COLLETTIVO STUDENTI SCUOLA PUBBLICA - VICENZA
COORDINAMENTO STUDENTESCO
RETE DEGLI STUDENTI MEDI
Lanciamo un APPELLO A TUTTI I CITTADINI
TUTTI INSIEME PER MOSTRARE LA SOLIDARIETA'
ALLA POPOLAZIONE DELLA LIBIA
vi chiediamo di aderire all'appello e di partecipare
al sit.in che si terrà
venerdì 4 marzo alle ore 16
davanti alla prefettura
davanti alla prefettura
CON LA SOLLEVAZIONE LIBICA, CONTRO UN REGIME SANGUINARIO, FERMIAMO IL MASSACRO DEI CIVILI, PER IL DIRITTO ALL’ACCOGLIENZA PER PROFUGHI E RIFUGIATI.
NO ALL’INTERVENTO MILITARE OCCIDENTALE
La rivolta libica va avanti e va avanti la sanguinosa repressione da parte dei mercenari e delle forze leali al colonnello Gheddafi. Una repressione brutale, che non ha esitato ad usare il bombardamento aereo sulla popolazione che manifestava nelle strade. Le notizie che arrivano parlano di migliaia di morti – ed è vergognoso il razzismo cinico di chi parla di possibili “sbarchi” di migliaia di profughi e “clandestini”.
La violenza con cui Moammar Gheddafi sta bombardando e uccidendo la popolazione civile libica ci lascia inorriditi. Inorriditi e indignati di fronte ad un genocidio che il leader libico sta perpetrando per opporsi alle giuste richieste di libertà, diritti e democrazia che provengono dal popolo. Le stesse richieste delle piazze egiziane e tunisine ma più in generale di tutte le popolazioni arabe che stanno insorgendo contro i loro governi dittatoriali e corrotti. Dobbiamo attivarci per imporre che cessi il massacro dei civili di ogni nazionalità. Non solo del popolo libico ma anche di migliaia di migranti residenti in terra libica, rinchiusi nei centri di identificazione (veri e propri lager) costruiti grazie all’accordo Italia/Libia, respinti dalle motovedette italiane in disprezzo delle convenzioni internazionali e trattati come bestie dalle autorità libiche.
Moammar Gheddafi è un dittatore e un assassino con cui il Governo Italiano ha stretto patti commerciali milionari in cambio di una gestione sanguinaria dei flussi migratori. Il Governo libico è il principale azionista della banca Unicredit; Impregilo, Ansaldo, Eni e Finmeccanica per citare i partner commerciali più noti, gestiscono in Libia commesse per milioni di euro. Tutto questo in cambio del pattugliamento delle coste del mediterraneo col tentativo di limitare i flussi migratori di donne e uomini che esercitano il diritto di fuga dalla guerra, dalla miseria e dalla povertà.
Siamo indignati dalla posizione del Governo Italiano che sembra avere ben chiaro che gli interessi commerciali valgono più del rispetto dei diritti umani. Di fronte a quanto sta accadendo siamo arrivati al paradosso di sentire ministri del calibro di Frattini sostenere che non si potevano esportare in Libia “modelli europei” e il presidente del consiglio che per giorni non ha voluto chiamare l’amico Gheddafi “per non disturbarlo” (mentre utilizzava armi italiane per la sua guerra contro la popolazione).
L’allargamento e l’estensione degli scontri in Libia hanno cominciato a far parlare di intervento militare, di opzioni “tutte sul terreno”, addirittura di “guerra umanitaria”!
Per il momento la Nato non pare però così ansiosa di mettere in piedi un intervento di cui non conosce bene le prospettive e senza la sicurezza di una gestione che non si trasformi in un boomerang – visto che in Afghanistan le cose non vanno proprio benissimo, e già uscire da quel pantano senza troppe conseguenze negative militari e politiche non sarà semplice.
Questo non significa però che il rischio di un intervento militare sia scongiurato, visto anche che gli Stati uniti – che hanno deciso sanzioni “unilaterali” e hanno già inviato sul posto consiglieri militari e personaggi simili - da tempo hanno costituito il nuovo comando militare nel continente africano (Africom – con sede alla caserma Ederle di Vicenza) e che l’occasione di impadronirsi del rubinetto petrolifero libico potrebbe essere così forte da portare a qualche forma di intervento (magari usando un’altra volta la maschera dell’Onu).
Per il momento la Nato non pare però così ansiosa di mettere in piedi un intervento di cui non conosce bene le prospettive e senza la sicurezza di una gestione che non si trasformi in un boomerang – visto che in Afghanistan le cose non vanno proprio benissimo, e già uscire da quel pantano senza troppe conseguenze negative militari e politiche non sarà semplice.
Questo non significa però che il rischio di un intervento militare sia scongiurato, visto anche che gli Stati uniti – che hanno deciso sanzioni “unilaterali” e hanno già inviato sul posto consiglieri militari e personaggi simili - da tempo hanno costituito il nuovo comando militare nel continente africano (Africom – con sede alla caserma Ederle di Vicenza) e che l’occasione di impadronirsi del rubinetto petrolifero libico potrebbe essere così forte da portare a qualche forma di intervento (magari usando un’altra volta la maschera dell’Onu).
Dall’Unione europea e dal governo italiano possiamo solamente pretendere che mettano immediatamente fine ad ogni relazione diplomatica e politica con Gheddafi e gli altri dittatori, di cancellare ogni accordo militare e interrompere il commercio di armi verso quei paesi (e verso ogni paese, per mettere fine una volta per tutte alle spese militari), di fare tutto il possibile per accogliere i migranti e i profughi in arrivo dall’Africa.
Allo stesso tempo diciamo con chiarezza che siamo e saremo sempre contro qualsiasi forma di intervento militare (Onu, Usa, Nato, europeo, “africano”…), nelle varie forme in questi anni inventati: truppe “umanitarie”, forze di rapido intervento – ma anche embarghi contro la popolazione.
Allo stesso tempo diciamo con chiarezza che siamo e saremo sempre contro qualsiasi forma di intervento militare (Onu, Usa, Nato, europeo, “africano”…), nelle varie forme in questi anni inventati: truppe “umanitarie”, forze di rapido intervento – ma anche embarghi contro la popolazione.
Lo diciamo ancora una volta: siamo dalla parte delle rivoluzioni arabe, siamo dalla parte delle donne e degli uomini che hanno riempito le strade di tutti i paesi del nord africa e del medioriente per ottenere finalmente libertà, democrazia e giustizia sociale. Stiamo con le forze popolari di quei paesi, con le loro organizzazioni politiche e sociali, democratiche e rivoluzionarie.
Inoltre pretendiamo che Italia ed Europa debbano farsi carico dell’accoglienza dei migranti che stanno arrivando nel nostro paese e siamo impegnati affinché si affermi un diritto d’asilo europeo che salvaguardi la libertà di scelta delle donne e degli uomini che scappano dalla guerra, dalla tortura, dalla miseria.
Il 4 Marzo scendiamo tutti insieme in piazza per chiedere la fine del massacro dei civili, per affermare il diritto all’accoglienza per rifugiati e profughi, per la fine degli accordi Italia/Libia, perché Gheddafi se ne vada subito. Vogliamo mobilitarci per sostenere i processi rivoluzionari in corso, con loro manifesteremo con forza il nostro NO alla guerra e all’intervento militare occidentale e il nostro sostegno alle reti democratiche e rivoluzionarie arabe.
Manifestiamo la nostra solidarietà alla popolazione della Libia VENERDÌ 4 Marzo alle ore 16 in contrà Gazzolle davanti alla Prefettura di VICENZA.
COORDINAMENTO STUDENTESCO
RETE DEGLI STUDENTI MEDI
Vi chiediamo di diffondere questo appello
inoltrandolo a tutti i vostri contatti.
Per aderire scrivete a collettivostudenti_vi@yahoo.it
inoltrandolo a tutti i vostri contatti.
Per aderire scrivete a collettivostudenti_vi@yahoo.it
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