giovedì 23 giugno 2011

InValSi

dal blog del Comitato genitori e insegnanti di Padova e provincia

InValSi




di Roberta Roberti
Coordinamento scuola Bene Comune di Parma
22 giugno 2011
Da più parti nelle ultime ore si stanno moltiplicando gli appelli contro i test Invalsi, la cui valenza non solo pedagogica e didattica, ma persino statistica è per l’ennesima volta messa in discussione dalla prova che di sè ha saputo darci il tanto decantato InValSi in occasione degli esami conclusivi di terza media (ora Scuola Secondaria di I grado).
A livello nazionale la rete dei movimenti in difesa della scuola pubblica ha annunciato una class action per l’estromissione delle prove InValSi dall’esame stesso ed in particolare perchè non rientri nella valutazione conclusiva.
Verranno attivati tutti i ricorsi possibili (specie dopo la sentenza della Sardegna favorevole alle due docenti delle elementari che si erano rifiutate di somministrare e correggere le prove Invalsi, alle quali è stato annullato il provvedimento disciplinare emesso dalla dirigente scolastica).
La FLC sta preparando un appello per chiedere che le prove InValSi non facciano più parte degli esami di terza media e se ne riveda il sistema di attribuzione del voto conclusivo.
Il MIUR ha offeso e ridicolizzato i docenti che si erano lamentati degli errori nei testi e nei correttori delle prove, dopo che migliaia di loro erano dovuti restare a scuola anche fino alle 22 per rifare tutta la tabulazione, e noi vogliamo ancora domandarci se è giusto o meno dire di NO a questo scempio?
L’intrusione pesantissima nella nostra pratica quotidiana della didattica finalizzata al superamento dei test è già evidente nelle scuole elementari e medie e cerca di insinuarsi anche nelle scuole superiori.
La ministra Gelmini ha annunciato che dall’anno prossimo la terza prova degli esami di maturità sarà fornita dall’InValSi.
Nulla più del processo di valutazione richiede coerenza rispetto alla relazione didattica che si è instaurata in classe nel quotidiano.
Gli strumenti della valutazione impongono metodi e contenuti, condizionano per forza la didattica in classe, specie se finiscono per influire sullo stipendio, e magari anche sulla carriera.
Ciò che dovrebbe preoccuparci maggiormente sono gli effetti culturali di un processo di questo genere: la scuola italiana si è sempre ispirata ai principi dell’inclusione e del sostegno, dell’integrazione e dell’intercultura.
La scuola era ritenuta una comunità educante in cui ogni componente contribuiva a suo modo al processo educativo. Se in un meccanismo nato per educare alla collaborazione e alla cooperazione introduciamo le dinamiche della competizione, è la fine. E’ la fine della scuola della condivisione, dei progetti, ognuno per sè e contro tutti, per arrivare fra i primi della classe.
Comunque, per comprendere come tutto ciò ricadrà sulla formazione dei nostri giovani, e quale forma mentis si voglia sponsorizzare, credo valga la pena leggere la prova InValSi di italiano delle terze medie.
Non dico nulla sulla scelta dei testi, lascio giudicare a voi. Ma vi prego di provare a rispondere alle domande e di cronometrare il vostro tempo di esecuzione, e solo in seguito confrontare le risposte giuste secondo i Signori InValSi.
Ognuno di noi è libero di pensarla come vuole.
Io so soltanto che mi rifiuterò sempre di insegnare la lingua e la letteratura italiana così ai miei studenti. Non intendo produrre polli che sanno solo scegliere tra l’opzione A, B C, D… e finchè resteranno in vigore gli artt.33 e 34 della Costituzione, nessuno potrà impormelo.
I contenuti dei testi scelti per le prove d’esame sono un capolavoro di retorica e plagio, oltre che assolutamente fuori dalla portata di un ragazzino in uscita dalla terza media, in 90 minuti di tempo. Le uniche domande fattibili erano quelle di grammatica, erano però le ultime, ed erano tante, e le opzioni andavano spesso lette con attenzione per evitare errori di distrazione.
Ci sono anni di studi e centinaia di volumi di pedagogia e di didattica letteralmente ignorati da queste prove, che sono quanto di più retrivo dal punto di vista pedagogico, cognitivo e metacognitivo ci si potesse attendere.
Ringrazio dunque chi si è assunto l’onore e l’onere di metterci la faccia oltre che le idee, istruendo ricorsi contro ordini di servizio e utilizzo illegittimo del FIS per pagare la correzione e la somministrazione, e mi dispiace per i dirigenti, che hanno scelto di accettare il ruolo alquanto scomodo di rappresentare un ministero che di fatto li lascerà soli a difendere le loro posizioni.
Mi dispiace molto per quanto sta avvenendo: a Parma ci sono molti dirigenti che avrebbero le competenze e la sensibilità per capire che se non dicono e fanno nulla, saranno corresponsabili dello sfacelo culturale oltre che amministrativo delle loro scuole.
Ma evidentemente non hanno il coraggio di mettere insieme le forze e lasciarsi sostenere da noi genitori e docenti, che non vediamo l’ora di poterlo fare, se li vedessimo mettersi in gioco per una buona scuola e non per le circolari del MIUR.

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