mercoledì 5 ottobre 2011

7 ottobre 2011 – mobilitazione nazionale studentesca

da RETE degli STUDENTI Veneto     

 Non SIETE Stato VOI, VOGLIAMO Essere NOI A Contare!

[7 ottobre 2011 – mobilitazione nazionale studentesca]

Il 7 ottobre le studentesse e gli studenti di tutta Italia vogliono riprendersi questo Paese.

Siamo stanchi di dover stare alla finestra, siamo stanchi di essere considerati l’ultima ruota del carro da questo Governo, ora vogliamo contare.

Viviamo in un Paese in cui la disoccupazione giovanile cresce costantemente, fino a raggiungere il picco del 29 %, nonostante questo nella manovra finanziaria approvata dal governo non c’è traccia di investimenti su scuola, università e occupazione giovanile, ma si continuano a mantenere intatti gli interessi della dei soliti privilegiati a discapito del nostro futuro.

Non vogliamo cadere nel demenziale ragionamento per cui in un periodo di crisi bisogna tagliare su tutto, abbiamo visto e denunciamo già da anni come la politica di austerity a%uata dai governi europei non ha portato nessun risultato, se non con?nui tracolli finanziari.

Non accettiamo che il governo Italiano faccia della crisi un pretesto per smantellare diritti e ridurre spazi di democrazia, nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, nella società tutta, poiché crediamo invece che la colpa qualcuno ce l’abbia, ed è di chi questa crisi l’ha generata e mai pagata.

È chiaro che questo governo ha fallito e deve andare a casa, basta vedere come, in questi anni, è riuscito a distruggere le nostre scuole e i diritti sanciti dalla Costituzione.

Da quando la Gelmini ha proposto la legge 133, nel 2008, gridiamo dalle nostre piazze, nei pochi tavoli di confronto col ministro, dalle nostre assemblee e occupazioni che 8 miliardi di euro di tagli avrebbero portato al collasso la scuola pubblica Italiana.

Oggi sono passati tre anni, avremmo voluto avere torto e invece abbiamo tristemente ragione.

Ma ovviamente la ragione non ci basta.

I tagli del ministro Gelmini pesano su chi vive la scuola, studenti famiglie e insegnanti, che non sanno più cosa inventarsi per salvare quel poco che rimane di buono fra le macerie che questo governo ci ha lasciato.

8 miliardi hanno creato una scuola per pochi, che ha perso la sua funzione sociale e le sue basi costituzionali.

Una scuola non aperta perché non tutti possono permettersi di frequentarla: contributi volontari, ripetizioni private, materiale scolastico, costo dei libri, trasporti hanno reso la scuola una spesa enorme, soprattutto per quelle famiglie che sentono il peso della crisi.

Una scuola che non può stare aperta perché non ci sono i soldi, che perde quindi il suo rapporto col territorio, le aIvità extracurriculari, il senso di scuola comunità, per diventare un luogo chiuso in se stesso, senza rapporti col territorio, aperto lo stretto indispensabile.

Ci lasciano vivere in delle strutture fatiscenti, un edificio su tre non è a norma, però ogni anno il ministro inventa un nuovo provvedimento populista con cui penalizzarci e punirci, l’ennesimo ostacolo che aumenta soltanto l’abbandono scolastico e che viene usato come arma punitiva per sedare il dissenso.

Voto di condotta, limite di assenze, sufficienza in tutte le materie per essere ammessi agli esami, sono provvedimenti inutili, che non fanno altro che lasciare sempre più studenti indietro senza dargli i mezzi per andare avanti.

Una scuola che non ci assomiglia, che è lenta e vecchia, con programmi vetusti e tecniche di insegnamento obsolete, in cui diminuiscono le ore ma non i programmi, i cui si ha il continuo assillo di inseguire il voto, la valutazione, la chiusura del quadrimestre e la fine del programma, senza mai avere il tempo per approfondire, dibattere, imparare.

Adesso basta, siamo stufi di un governo che da i numeri, ecco da dove ripartire per la scuola che vogliamo:

DIRITTO ALLO STUDIO

Le spese a carico degli studenti e delle famiglie quest’anno hanno raggiunto cifre esorbitanti, fra il costo dei libri (in media 400 euro a studente), il costo dei trasporti, i corsi di recupero e le aIvità extracurriculari a pagamento, frequentare la scuola è diventato un privilegio di pochi.

In un contesto di crisi economica che ha impoverito le nostre famiglie, tolto il lavoro ai nostri genitori, dare a tutti l’opportunità di avere un’istruzione di qualità ci sembra l’unica alternativa possibile per uscire dalla crisi ed investire sul futuro.

Per questo chiediamo: borse di studio straordinarie per consentire a tutti di studiare e raggiungere i più alti livelli di istruzione, una legge quadro nazionale sul diritto allo studio che limiti la dispersione scolastica e faciliti l’accesso all’istruzione.

EDILIZIA SCOLASTICA

Il 40% degli edifici scolastici è stato costruito fra il 1940 e il 1974 e necessita di misure urgenti d’intervento ma non ci sono neanche i soldi per la manutenzione.

Chiediamo 20 miliardi di euro per modernizzate le strutture, creare laboratori e le palestre (assenti nel 45% degli istituti) e per avere una scuola all’altezza dei nostri sogni; chiediamo che venga pubblicata l’anagrafe nazionale sull’edilizia scolastica, perché nessuno deve mai più morire sotto le macerie di una scuola!

BASTA AL FALSO MERITO

La Gelmini dice di aver creato la scuola del rigore e del merito, ma il nuovo sistema di valutazione produce distorsioni e ingiustizie e spinge molti ad abbandonare precocemente gli studi.

Il voto in condotta, il nuovo sistema di accesso all’esame di stato, il limite di assenze sono solo delle operazioni demagogiche e inutili, che ci riempiono di rabbia se consideriamo quali sono i veri sistemi con cui nel nostro Paese si fa carriera: non il merito ma le raccomandazioni e i favoritismi!

Diciamo basta alle storture della riforma della valutazione, del terno al lotto per accedere alle università a numero chiuso, vogliamo una valutazione non punitiva che valorizzi davvero il merito, che ci aiuti a crescere e che serva a non lasciare indietro nessuno!

VOGLIAMO UNA DIDATTICA NUOVA

Con la finta riforma della secondaria, vengono eliminate le sperimentazioni, ridotte le ore, eliminate molte materie.

Questo riordino ha soltanto lasciato le scuole nel caos, cambiando tutto per non cambiare niente.

Chiediamo che venga riformato il sistema con l’introduzione del biennio unitario, innalzando l’obbligo a 18 anni.

Chiediamo una didattica nuova, che abbandoni il sistema delle lezioni frontali e che investa sulle nuove tecnologie.

Chiediamo che venga abbandonata l’idea che gli istituti tecnici e professionali siano scuola di serie B, vogliamo invece che vengano valorizzati in un’ottica nuova, garantendo prima di tutto gli studenti lavoratori creando uno statuto degli studenti e delle studentesse in stage.

WELFARE STUDENTESCO

I tagli pesantissimi agli enti locali dell’ultima manovra economica peggiorano ancora di più le situazioni che viviamo sui nostri territori, costringendo spesso regioni, comuni e province a tagliare su diritto allo studio e welfare.

Troppo spesso gli studenti vengono considerati invisibili dalle amministrazioni locali, chiediamo trasporti gratuiti e funzionanti, che si abbattano i costi per l’accesso alla cultura (cinema, librerie, biblioteche, mostre), che si creino spazi di aggregazione a disposizione degli studenti.

NO AI LICENZIAMENTI

La Gelmini dice che gli insegnanti sono troppi, per questo lascia senza lavoro oltre 30000 precari, per la maggior parte nuovi insegnanti più formati di quelli attuali che rimangono alla porta.

Peccato che nelle nostre scuole gli insegnanti più che essere troppi sembrano pochi, visto che non si riescono a realizzare corsi di recupero, attività alternative, o a tenere aperte le scuole al pomeriggio.

Servono insegnanti preparati, per rinnovare la didattica che è ferma agli anni 30.

Per questo crediamo sia necessario un serio sistema di valutazione dei docenti e delle scuole che sia indipendente dal ministero e dai presidi e che sia fatto per aumentare la qualità e far in modo che tutti abbiano le stesse opportunità.

Crediamo che questo governo stia distruggendo lo stato, con metodi impensabili in una democrazia reale e moderna, vogliamo essere noi a contare, noi che vogliamo un Paese diverso da cui non siamo costretti a fuggire, che riparta da scuola, università e ricerca, non viste come capitoli di bilancio su cui tagliare per far cassa ma come motore del cambiamento.

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