Comitati Buona Scuola del Veneto: sintesi dell’incontro svolto a Treviso il 13 ottobre
Pubblicato da comitatonogelmini su 22 ottobre 2011
di Carlo Salmaso
22 ottobre 2011
All’incontro erano presenti circa venticinque persone, in rappresentanza della seguenti realtà territoriali:
- Scuolandia Treviso
- Comitato genitori Treviso
- Assemblea Difesa Scuola Pubblica Vicenza
- Salva la Scuola Pubblica Alto Vicentino
- Comitato Genitori ed Insegnanti per la Scuola Pubblica Padova
- Cesp – Cobas Scuola Padova
- Comitato genitori Venezia
- Cesp – Cobas Scuola Venezia
La riunione, indetta su sollecitazione di un gruppo di rappresentanti padovani (vedi qui), ha toccato i vari argomenti di seguito sintetizzati.
1. La necessità del tentativo di riannodare i percorsi, provando a sostenersi reciprocamente tra comitati per la scuola pubblica che lavorano nelle varie province del Veneto; l’iniziativa potrebbe ripartire unificandosi su questi temi:
- la sicurezza nella aule “pollaio” (dopo alcune sentenze dei TAR [qui]ed un esempio importante di successo in una scuola di Venezia[qui]), con il coinvolgimento, laddove possibile, degli studenti delle scuole superiori;
- il contrasto alle prove Invalsi: ai problemi già sollevati negli scorsi anni. quest’anno si aggiunge quello che il ministro Gelmini li vuole collegare alla retribuzione degli insegnanti in modo proporzionale ai risultati ottenuti (vedi qui);
- la questione degli organici, legata anche alle ore alternative all’IRC;
- una serie di incontri a tema, “coperti” dal CESP che è ente accreditato per la formazione, nella forma di iniziative mattutine con i docenti e di iniziative serali con i genitori;
- il potenziamento dell’uso della mailing list dei Comitati Buona Scuola del Veneto: sarebbe opportuno che in essa confluissero tutti i materiali prodotti dalle singole realtà, lasciando a ciascuno la possibilità di poterli riadattare e riusare contestualizzandoli al proprio territorio di riferimento;
- la riproposizione del lavoro di discussione, di presentazione e di diffusione della Legge di Iniziativa Popolare “per la buona scuola della Repubblica” (vedi qui), come occasione di convergenza su alcuni temi contenuti nel documento che ancora sono attuali nel dibattito.
2. Gli orientamenti dei partiti di centrosinistra (PD in primis) sulla politica scolastica, espressi nel corso di manifestazioni pubbliche, non prevedono grandi trasformazioni rispetto al triennio Gelmini (ad occuparsi di scuola nel PD sono ex democristiani) e quindi, indipendentemente da chi governerà nella prossima legislatura, sarà in ogni caso necessario riorganizzare l’iniziativa dal basso.
3. In che modo gli insegnanti possono contribuire alla battaglia sui “beni comuni”, spiegando prima di tutto che la scuola è bene comune. Ma che cosa vuol dire che la scuola è per noi bene comune? Cioè: che scuola vogliamo? Occorre spiegarlo, occorre chiarirlo, dobbiamo fare una nostra proposta che dia un significato alla considerazione della scuola come “bene comune”. Dobbiamo proporre il modello precedente la scuola della Gelmini, pensando che andasse bene così com’era e che solo la Gelmini abbia devastato una struttura che funzionava, oppure siamo in grado di fare altre proposte? I docenti delle primarie dichiarano di preferire il ritorno ai primi anni 2000, e lo si può capire: ma i docenti delle superiori? La scuola superiore si è trasformata ben prima della Gelmini (legge sull’autonomia, scuola – azienda ecc.). Occorre allora pensare ad un’altra scuola in rapporto ad un altro modello di sviluppo: dobbiamo fare proposte concrete sulla scuola che vogliamo, ma allargando la prospettiva a tutti gli aspetti di sistema connessi alla scuola.
Alcuni esempi:
- che tipo di reclutamento degli insegnanti abbiamo in mente?
- le attività alternative all’IRC non devono essere un semplice riempitivo, ma una reale alternativa culturale e formativa, ed in rapporto a questa finalità vanno organizzate.
- l’inserimento nel curricolo di “Cittadinanza e Costituzione” è stato vissuto male dagli insegnanti: poteva essere pensato diversamente, come opportunità?
- in che modo il federalismo impatterà sulla scuola? Questo implica un impegno particolare, anche maggiore per l’elaborazione teorico – pratica che richiede, nel lavoro sul territorio.
4. Criticità delle esperienze sindacali, che hanno segnato il passo anche per questioni di “bottega”: in un certo senso si è arrivati al punto di saturazione, perché la conflittualità, i particolarismi, le rivalità tra le sigle hanno finito per dirottare e disperdere le energie in direzioni sbagliate, invece di coagularle su obbiettivi precisi ed unificanti. Bisogna lavorare per ottenere risultati, cioè per “vincere” qualche volta: in questa logica, il sindacato serve, ma come sindacato “di servizio”, non come fine.
5. Bisogna rilanciare la legge di iniziativa popolare, presentata nel 2007, ma su cui è stato fatto poco lavoro di discussione e divulgazione: una proposta di legge di tal genere rimane attiva per tre legislature, quindi la si può ancora pensare come un fattore di mobilitazione e di promozione delle iniziative, tenendo comunque in considerazione che essa è in contraddizione con la legge sulla parità scolastica e con la legge sull’autonomia (e quindi, dal punto di vista dei partiti, centrosinistra compreso, largamente osteggiata).
Il prossimo incontro è fissato per giovedì 1 dicembre, a Padova, in sede da definire.
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