giovedì 8 luglio 2010

Esami di recupero? No, grazie.

dal Giornale di Vicenza di oggi, 8 luglio, un articolo sull'iniziativa dei docenti precari di Assemblea difesa Scuola Pubblica che insieme ad altri docenti, come forma di protesta, stanno attuando il motivato rifiuto ad accettare la nomina per "gli esami di settembre".

SCUOLA. Dai docenti scuse ai colleghi, a studenti e famiglie

Esami di recupero
Il “gran rifiuto”
dei prof. precari

In una lettera gli insegnanti berici hanno revocato la disponibilità alle sessioni autunnali in protesta contro tagli e assunzioni bloccate

Esami di recupero? No, grazie. Lo dicono gli insegnanti precari vicentini che per dire “no” ai tagli selvaggi e al blocco delle assunzioni hanno ideato una singolare iniziativa di protesta: una lettera con la quale revocare la propria disponibilità a svolgere gli esami di riparazione di settembre «a causa della mera e semplice non convenienza economica».
Inviata ai presidi, ai genitori, al dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale Franco Venturella e al ministro dell'Istruzione Mariastella Gelmini, la lettera è stata approvata e sottoscritta da diversi professori che l'hanno consegnata a scuola, chiedendo che sia protocollata in segreteria ed eventualmente letta in collegio docenti «per cercare di rendere più evidente possibile la situazione di disagio crescente in cui vivono i docenti precari e non solo», spiega Stefano Salvetti, referente del movimento Assemblea difesa scuola pubblica insieme a Teresa Fabris, che ha promosso e diffuso l'appello.
Il dito viene puntato contro «l'incertezza sul numero dei posti disponibili a settembre, causata dai tagli in nome di una riforma priva di contenuti didattici e pedagogici; il possibile posticipo del periodo in cui avverranno le nomine e quindi la stipula dei contratti, con conseguente perdita dello stipendio per i precari e ore di lezione per gli studenti; il probabile congelamento delle previste immissioni in ruolo che colleghi aspettano da quasi trent'anni».
E ancora si sottolineano «le contraddittorie dichiarazioni del ministro Mariastella Gelmini, che da un lato sottolinea la necessità di dare incentivi economici agli insegnanti meritevoli, e dall'altro definisce una misura equa il blocco triennale degli stipendi - peraltro quelli dei professori italiani sono già tra i più bassi d'Europa - e degli scatti di anzianità».
Nel documento si precisa anche che l'esperienza professionale di insegnante precario è frutto di una gavetta svolta in ogni tipologia di scuola della provincia, a volte in corsi sia serali che diurni contemporaneamente e che dunque «non resta che difendere la dignità di lavoratore, oltre che di individuo, che ha sempre creduto che un comportamento onesto, sincero e coerente sia lo specchio del valore di una persona e l'elemento per raggiungere quella credibilità che conquista la fiducia dei ragazzi».
Detto questo, per i precari che nei giorni scorsi hanno consegnato al capo d'istituto la lettera firmata, niente esami di recupero, con tanto di scuse dei professori espresse in calce alla lettera.
Scuse nei confronti delle scuole «che lavorano con serietà pur nelle evidenti difficoltà economiche», ma anche degli studenti e delle loro famiglie «che sicuramente capiranno la decisione anche prima di vivere direttamente gli effetti della riforma, a partire dal prossimo anno scolastico».
Anna Madron

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